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Ecco il “Piano per la rivoluzione ambientale”, con nuove mobilitazioni in arrivo

Presentato pubblicamente un “documento programmatico di cose da fare nel prossimo mandato per salvare la città dal cambiamento climatico e traghettarla oltre la crisi pandemica”, segnala la Rete delle lotte ambientali bolognesi lanciando un calendario di iniziative che culminerà in una manifestazione cittadina a settembre. Ieri, intanto, tour anti-cemento in Bolognina: “Fermiamo i mostri urbani”.

30 Maggio 2021 - 14:35

Si è svolta venerdì sera “la seconda assemblea cittadina che riunisce tutte le mobilitazioni ambientali di Bologna e della città metropolitana a vicolo Bolognetti con la partecipazione di 16 associazioni e comitati cittadini impegnati nel contrasto al cambiamento climatico e a opere dannose per la città”, segnala la Rete delle lotte ambientali bolognesi. “L’assemblea, partecipata da circa 150 persone, ha toccato i tanti temi che sono al centro del dibattito sul futuro della città: la rigenerazione urbana delle aree militari dismesse, dai Prati di Caprara alla caserma Mazzoni, la realizzazione del Biciplan, del Tram e del Servizio Ferroviario Metropolitano, il no all’allargamento del Passante Autostradale e la necessità di una indagine epidemiologica sull’area della tangenziale, la ripubblicizzazione del servizio idrico, la tutela degli alberi, la salute pubblica”, viene raccontato nel comunicato. “È stato presentato e discusso il Piano per la Rivoluzione Ambientale: un documento programmatico di cose da fare nel prossimo mandato amministrativo per salvare la nostra città dal cambiamento climatico e traghettarla oltre la crisi pandemica: abbiamo bisogno di democrazia dello spazio pubblico, di sovranità alimentare, di rigenerazione urbana, di preservare il suolo agricolo, di avere aria respirabile e uno sviluppo sostenibile del turismo. Nel documento sono dettagliati obiettivi e strumenti di 14 strategie di transizione per la città, non solo azioni di tutela del territorio e di infrastrutture sostenibili, ma anche metodi di partecipazione cittadina come le assemblee cittadine e strumenti come il gemello digitale della città”, scrive la Rete: qui il documento.

“Il Piano per una Rivoluzione Ambientale è il risultato di un lavoro collettivo fatto da associazioni, comitati e movimenti sociali: un documento che nasce quindi innanzitutto dall’esperienza viva delle nostre lotte e dei percorsi che portiamo avanti ogni giorno, fatto per essere condiviso e aprire un nuovo spazio di dibattito sulla giustizia sociale e climatica”, continuano le realtà ambientaliste, aggiungendo che nell’assemblea è stata lanciata anche una nuova stagione di mobilitazioni: ieri si è già svolto il flash mob di Aria Pesa per lanciare la petizione che richiede un monitoraggio dell’aria e un’indagine epidemiologica sulla salute dei cittadini che abitano a ridosso dell’autostrada, poi le prossime tappe sono “l’8 giugno la consegna del Patto per il Clima in Regione insieme a Reca, l’11 giugno la manifestazione per i 10 anni dal referendum sull’acqua pubblica e una grande manifestazione cittadina che richiami l’attenzione dell’opinione pubblica che si terrà il 25 settembre”.

All’assemblea delle lotte ambientali ha aderito anche Fermiamo i mostri urbani – Comitato via Calzolari e Di Paolo, che ieri ha promosso un “Mostri urbani tour” nelle strade della Bolognina con partenza da piazza dell’Unità: “Una passeggiata in quattro tappe contro la cementificazione per la salute dei territori: andremo a vedere dei veri e propri monumenti al dio denaro, mostri urbani già costruiti e posti in cui ne vorrebbero costruire altri fino ad arrivare nel luogo più inquinato della città. Dopo qualche mese dalla nascita del nostro Comitato e di lotta contro la cementificazione tra via Calzolari e via J. di Paolo, sempre più evidente è il fatto che la nostra idea di città come bene comune non coincide affatto con quella della pubblica amministrazione. Come è successo e sta succedendo in altre parti della città, dai Prati di Caprara alle ex caserme abbandonate, è chiaro che la logica del profitto e gli interessi dei costruttori vorrebbero prevalere sui bisogni di chi questi luoghi li vive e li abita. Bene Comune si diceva: occorrerebbe un vero progetto di riqualificazione e rigenerazione che partendo dalle nostre istanze tuteli realmente gli interessi di quanti questo territorio lo vivono e che porti anche alla restituzione di taluni luoghi alla collettività”. A Bologna “si vive in media sei mesi in meno che nel resto d’Italia a causa dell’inquinamento atmosferico” e quindi è necessario “urlare ancora più forte il bisogno di ridurre le emissioni, di bloccare le nuove colate di cemento e i profitti delle lobby di settore a discapito delle nostre vite”. E quindi: “Fermiamo i mostri urbani! Per una Bolognina bella e vicina ai suoi abitanti!”.