Nell’ultimo giorni di iscrizioni per il prossimo anno scolastico, presidio di Priorità alla scuola e Cobas davanti all’Usr: con i soldi del Next Generation Eu “non chiediamo più digitalizzazione, e sembra questo il piano del Governo, ma più stabilizzazioni e fondi per le strutture fisiche delle scuole che in questo momento non sono adeguate”.
“Dopo le mobilitazioni e la piccola grande vittoria della scorsa settimana, anche a scuole aperte prosegue la nostra lotta per una scuola pubblica migliore: pubblica, inclusiva e finanziata in modo adeguato al suo ruolo centrale nella costruzione del futuro”. Così Priorità alla scuola che oggi (nell’ultimo giorno di iscrizioni alle scuole per il 2021/2022) ha dato vita ad una nuova manifestazione, promossa insieme ai Cobas scuola, davanti alla sede dell’Ufficio scolastico regionale in via de’ Castagnoli. “Si apre un momento decisivo per un anno di scuola che vogliamo diverso da quello che è appena trascorso: a partire dalla chiusura delle iscrizioni, infatti, vengono stabiliti i parametri per organizzare l’organico, che condizionano in modo decisivo la composizione delle classi nel prossimo anno scolastico. Come gli ultimi mesi hanno dimostrato in modo inequivocabile, le cosiddette ‘classi pollaio’ sono un problema enorme della scuola pubblica italiana. Non solo in un contesto di pandemia – il cui superamento non può purtroppo essere dato per scontato, nel prossimo settembre – ma anche perché numeri così alti di studenti e studentesse nelle singole aule rendono difficoltoso l’insegnamento e l’apprendimento, dal momento che indeboliscono significativamente la possibilità di instaurare relazioni positive.
Ciononostante, il corpo docente non è stato aumentato e, anzi, il personale aggiuntivo di quest’anno (quello che è stato chiamato ‘personale Covid‘) probabilmente l’anno prossimo non ci sarà. Sinora nemmeno un euro è stato stanziato – né nel Recovery Plan (nel resto d’Europa ‘Next Generation Eu’), né in Finanziaria – per la riduzione del numero di alunne/i per classi. Il rischio è quello di ritrovarci nuovamente con classi di 30 persone, che dovranno recuperare gli spaventosi vuoti accumulati dallo scorso febbraio”.
Il presidio di oggi, quindi, è stato pensato come “occasione per ribadire la nostra richiesta di potenziare – nell’immediato – le misure necessarie per proseguire in presenza l’anno scolastico in corso (ulteriore potenziamento dei trasporti e del personale preposto a evitare gli assembramenti, screening periodico della popolazione scolastica e inserimento dei docenti fragili e over 55 tra le categorie con accesso prioritario al vaccino): ma sarà anche la prima occasione per affermare con urgenza un rilancio complessivo e di lungo periodo della scuola pubblica e per trasformare in conquiste le nostre proposte di investimento del Next Generation Eu”.
“Sappiamo che in questo momento di soldi ce ne sono, per la prima volta da molto tempo- spiegano i manifestanti durante il presidio- con quei soldi non chiediamo più digitalizzazione, e sembra questo il piano del Governo, chiediamo stabilizzazioni, chiediamo fondi per le strutture fisiche delle scuole che in questo momento non sono adeguate, chiediamo un piano di miglioramento generale strutturale per la scuola. Vuol dire 20 studenti per classe, 15 dove ci sono studenti con disabilità, così noi riusciamo ad avere una scuola decisamente migliore. Non chiediamo la luna”.