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E l’Ateneo quadruplica lo stipendio a Ubertini

Cua: “Il benessere economico del Rettore vale di più delle necessità fondamentali degli studenti”. Lubo: “Schiaffo in faccia alla popolazione universitaria”. Noi Restiamo: “Il declino civile di una società passa anche per queste decisioni”.

30 Luglio 2018 - 12:52

“Il Consiglio di Amministrazione dell’università di Bologna decide di aumentare l’indennità del Rettore Ubertini da € 16.200 a 60.000”. Lo scrive il Collettivo Universitario Autonomo, postando su Facebook articoli di stampa. “Lo stesso consiglio – prosegue il post – che ha deciso di aumentare l’anno prossimo le tasse per una grossa fascia di studenti e studentesse, a fronte di un buco di 15 milioni. Il benessere economico del Rettore vale di più delle necessità fondamentali degli universitari. Un Rettore che in questi anni se li è proprio meritati, con il magnifico lavoro di chiamate continue all’intervento della polizia invece di confrontarsi con i problemi dei suoi iscritti, di riverniciatura ossessiva dei muri invece di considerare i reali problemi, di messa a profitto della zona universitaria via via perdendo la vivacità culturale e artistica di questi luoghi. Una decisione che attacca direttamente le istanze che centinaia di studenti in questi anni hanno portato avanti per cercare di migliorare le difficili situazioni di molti. È decisamente un affronto aumentare lo stipendio dei vertici mentre agli studenti e alle studentesse frequentanti mancano servizi fondamentali come una mensa a prezzi decenti, la possibilità di trovare un affitto sotto i 400 euro per una singola, avere sufficienti spazi per studiare, incontrarsi, confrontarsi”.

Continua il collettivo: “Non possiamo stare zitti di fronte a questa situazione, se i soldi ci sono devono essere spesi per migliorare la vita e gli studi delle migliaia di studenti e studentesse che frequentano questa università! Da Settembre saremo dunque pronti a pretendere nuovi e migliori servizi che l’università pare si possa proprio permettere! Soprattutto saremo pronti a dare filo da torcere a questa sciagurata amministrazione che oramai, a metà del suo mandato, palesa un disastroso fallimento su tutta la linea. Quella che doveva essere la governance della discontinuità, dei servizi e del diritto allo studio, si è rivelata essere semplicemente la governance che ha ulteriormente radicalizzato le politiche di aziendalizzazione, privatizzazione e centralizzazione dei poteri, a discapito degli studenti e delle studentesse. A quasi 3 anni dal suo insediamento, così come apparso fin dai primi mesi, questa amministrazione si conferma per noi studenti e studentesse la peggiore di sempre. La corda si è spezzata già più volte. Ci attende un inizio anno molto movimentato”.

Interviene anche Lubo: “Il Cda dell’Unibo, nell’ultima seduta prima della pausa estiva approva l’aumento dell’indennità del Rettore Ubertini che passerà da 16.000 a 60.0000 € circa. “Spiccioli’ dicono alcuni, ‘segno necessario di prestigio’ dicono altri, cosiddetti rappresentati degli studenti. Per noi questo non è altro che l’ennesimo schiaffo dato in faccia alla maggioranza della popolazione universitaria.  Alla faccia della conoscenza, della ricerca e della ricchezza dei saperi da noi prodotti, questa università ci insegna a restare avidi di denaro e ricercare la ‘ricchezza’ nel senso peggiore del termine…”.

Infine, Noi Restiamo: “Recita un antico proverbio cinese: ‘ogni volta che un esponente del PD parla, un operaio vota Salvini’. Oggi possiamo aggiungere alla lista degli aforismi segnanti che ‘ogni volta che il Cda dell’Unibo vota, un diciannovenne sceglie di non iniziare il percorso universitario’. In anni in cui anche in Emilia Romagna i fondi per il diritto allo studio sono arrivati alla canna del gas come nel resto del paese, nell’ateneo con la mensa più cara d’Italia e con gli affitti alle stelle, l’Alma Mater non poteva assumere scelta più azzeccata di quella di aumentare i compensi dei propri dirigenti, a partire proprio da quello del Rettore…”.

Si legge poi: “Il declino civile di una società passa anche per queste decisioni, che se non fanno certamente la differenza sul grosso bilancio di quell’enorme azienda che è la nostra Università, ci dicono però certamente molto sulle scelte che ha intrapreso in questi anni, sui settori sociali a cui si chiude, sulle prospettive che si vuole dare per il futuro, sulla cultura gerarchica che al suo interno viene impartita ai lavoratori precari di domani”.