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E intanto il Comune rinnova i fondi per i nidi privati

Merola cede gli spazi elettorale ai comitati contrari al referendum sulle materne private e dice che, indipendemente dal voto, non cambierà sistema. Le repliche di Articolo 33 e il comunicato di Vag61 a sostegno della consultazione.

13 Aprile 2013 - 14:16

A poco più di un mese dal referendum contro il finanziamento municipale alle scuole materne private, il Comune di Bologna approva i criteri per stipulare “convenzioni con societa’, associazioni, cooperative per l’offerta di posti in nidi privati, autorizzati al funzionamento, riservati alle graduatorie comunali per l’anno educativo 2013-2014”. Per ogni posto convenzionato nel periodo settembre-giugno, il Comune versera’ al gestore un corrispettivo mensile (iva esclusa) che puo’ variare tra 800, 850 e 900 euro in relazione alle percentuali di posti convenzionti.

Nel frattempo, prosegue lo scontro tra il comitato Articolo 33 (promotore del referendum del 26 maggio) e l’amministrazione. Ieri il sindaco Virginio Merola ha affermato, in sostanza, che anche se dovesse vincere il quesito A (che chiede di destinare i fondi oggetto della consultazione alle scuole comunali o statali e non a quelle private) il Comune manterrà l’attuale sistema di convenzioni. “E’ evidente- replica il comitato- che i governanti non sono vincolati al parere espresso dai cittadini: dipende da quale valore attribuiscono alla consultazione popolare. Possono decidere di tenerne conto in misura maggiore o minore, ma certo annunciarne preventivamente l’inutilità equivale ad affermare che il parere popolare conta zero”.

Nel frattempo, il Comune ha fatto sapere che gli spazi per l’affissione elettorale spettanti al sindaco verranno ceduti ai comitati che sostengono il quesito B. “L’arbitro ha insomma ufficialmente messo in panchina il suo fischietto, anzi ha ceduto la sua maglietta a una squadra”, commenta il comitato.

Proprio sui “tentativi messi in campo dall’amministrazione per delegittimare e depotenziare il referendum” interviene il centro sociale Vag61, che si schiera a favore del referendum (anche ospitando, questa sera, una serata di dibattito e autofinanziamento) e attacca il Pd. “E’ la ‘partecipazione a corrente alternata’ che piace tanto al Pd. Va bene, anzi benissimo- recita un comunicato- quando si tratta di votare alle primarie del partito, va meno bene quando si dà ai cittadini la possibilità di esprimersi su dove finiscono le risorse del Comune”.

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> I comunicati di Vag61 e del comitato Articolo 33:

Scuola pubblica, ovviAmente

Il 26 maggio, a Bologna, si svolgerà un referendum che chiede ai cittadini di esprimersi sul finanziamento da circa un milione di euro all’anno che il Comune eroga in favore delle scuole dell’infanzia paritarie a gestione private. Il quesito è semplice. Si chiede quale destinazione di questi fondi si ritiene “più idonea per assicurare il diritto all’istruzione delle bambine e dei bambini che domandano di accedere alla scuola dell’infanzia”: votando A si sceglie l’opzione “utilizzarle per le scuole comunali e statali”, votando B l’opzione “utilizzarle per le scuole paritarie private”.

Sosteniamo il referendum e ovviamente, ci viene spontaneo dire così, invitiamo a votare A. Nel tempo le lotte per la difesa della scuola pubblica hanno ripetutamente attraversato il nostro spazio e crediamo che questo referendum, anche se consultivo, possa rappresentare un passaggio concreto e importante su questo fronte.

Difesa della scuola pubblica certamente, ovviamente, sebbene tante siano le contraddizioni che andrebbero analizzate. Difesa della scuola pubblica dunque non per conservare, legittimare o salvaguardare le macerie di un’istituzione svuotata di senso e capacità formativa dalle riforme dell’ultimo decennio, ma per riaffermare la centralità di concetti come laicità, pluralità, inclusività e non da ultimo accessibilità per tutti e per tutte. Farlo oggi, qui a Bologna in particolar modo, significa ancora una volta mettere in luce le contraddizioni che vivono dentro una giunta comunale che si riempie la bocca di termini come “bene comune”, ma sembra avere un concetto alquanto distorto. Lo dimostra, tanto per fare un altro esempio sempre nel campo del rapporto tra pubblico e privato, l’ipocrisia con cui si continua a portare avanti un noioso dibattito sulla sussidiarietà mentre il welfare va in pezzi, i servizi chiudono e la marginalità finisce come polvere sotto il tappeto. Meglio darlo, un segnale forte e chiaro, prima che quella della “accoglienza disincentivante” diventi la filosofia dominante anche quando si parla di scuola dell’infanzia.

Se poi servissero altre motivazioni, basta pensare i tentativi messi in campo dall’amministrazione per delegittimare e depotenziare il referendum. E’ la “partecipazione a corrente alternata” che piace tanto al Pd. Va bene, anzi benissimo, quando si tratta di votare alle primarie del partito, va meno bene quando si dà ai cittadini la possibilità di esprimersi su dove finiscono le risorse del Comune. Va bene, anzi benissimo, quando si tratta di cavalcare una mobilitazione popolare come quella che ha fatto vincere i referendum sull’acqua, la si riduce a poco più di folklore quando si tratta di prendere le decisioni conseguenti in sede amministrativa. Il flirt con il berlusconismo, evidentemente, è un po’ più profondo di quanto narrano le cronache parlamentari degli ultimi giorni.

Vag61 – Spazio libero autogestito

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A cena con il referendum

Sabato 13 aprile’013 dalle 18 @ via Paolo Fabbri 110

Il Coordinamento dei precari della scuola di Bologna e Vag61 organizzano una cena di autofinanziamento per la campagna referendaria contro i finanziamenti comunali alle scuole private.

Ore 18 – Dibattito sulle mobilitazioni nella scuola pubblica oggi: precariato, Invalsi, referendum del 26 maggio. Interventi di: Francesca De Benedetti (Nuovo Comitato Articolo 33), Lucia Argentati (Coordinamento precari scuola), Matteo Lupoli (Vag61), Gianluca Gabrielli (Cobas scuola).

A seguire – Aperitivo

Ore 20 – Cena con menu a 10 euro

Primi piatti: cous cous alle verdure o lasagne vegetariane; Secondi piatti: frittata in trippa o salsiccia e patate (con cipolle al forno, pomodori e melanzane gratè); Dolci a fette

Ore 21,30 – Musica e lotteria precaria

> Per prenotazioni: precariscuola.bologna@gmail.com

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B come notizia Bomba

B come notizia Bomba. L’assessore Matteo Lepore, a nome del Sindaco, ci ha informati che il primo cittadino utilizzerà gli spazi di comunicazione istituzionale che il regolamento gli assegna per sostenere l’opzione B. Di più: cederà i propri spazi ai sostenitori dell’opzione B. Quindi il panorama sarà questo: 1/3 degli spazi al Comitato promotore, 1/3 degli spazi ai gruppi politici (di cui una schiacchiante maggioranza sostiene la B), e 1/3 degli spazi, che il regolamento assegna al sindaco garante, subappaltati dal sindaco di tutti alle ragioni di una parte. L’arbitro ha insomma ufficialmente messo in panchina il suo fischietto, anzi ha ceduto la sua maglietta a una squadra, e per quello che riguarda le affissioni ha pure decretato che una squadra potrà scendere in campo con molti più giocatori. Sappiamo che i cittadini e il loro amore per la scuolA pubblicA faranno vincere, nonostante tutto e nonostante Golia, la partita alla scuolA pubblicA.

Nuovo Comitato Articolo 33

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A cosa serve l’istituto del referendum consultivo?

Il sindaco di Bologna Virginio Merola manda a dire ai propri concittadini che se vogliono andare a votare al referendum del 26 maggio facciano pure, ma non servirà a niente. Tanto lui ha ricevuto un mandato dalle urne e intende portarlo avanti a prescindere da come la pensano i bolognesi.

Dunque chiediamo al primo cittadino: a cosa serve l’istituto del referendum consultivo? Se le parole hanno ancora un senso, ci sembra che dovrebbe servire a consultare la cittadinanza su una data questione. E’ evidente che i governanti non sono vincolati al parere espresso dai cittadini: dipende da quale valore attribuiscono alla consultazione popolare. Possono decidere di tenerne conto in misura maggiore o minore, ma certo annunciarne preventivamente l’inutilità equivale ad affermare che il parere popolare conta zero.

Detto questo, consigliamo al sindaco di informarsi prima di affermare che questo referendum non riguarderebbe la scuola dell’infanzia. Se leggesse il quesito referendario scoprirebbe infatti che parla proprio di “scuola dell’infanzia” e non “genericamente di scuola pubblica” e la scuola dell’infanzia è “pubblica” dal 1968 (legge 444), cioè un diritto garantito dalla Costituzione che va assicurato a chiunque ne faccia richiesta.

L’interesse nazionale nato intorno a questo referendum dovrebbe essere motivo di orgoglio per la città che si appresta a una consultazione democratica. Il fatto che tanti intellettuali e personalità di grande calibro guardino a Bologna e si interessino del dibattito cittadino, è un fattore indubbiamente positivo. Non esiste un caso nazionale che “si gioca sulla pelle dei bolognesi”, ma al contrario, un momento di protagonismo dei bolognesi, davanti a tutto il Paese. La cittadinanza potrà comunicare ai propri governanti dove ritiene meglio stanziare le risorse pubbliche (cioè i soldi delle nostre tasse): nella scuola di tutti o in quella di pochi.

Nuovo Comitato Articolo 33