A circa un anno dalle manganellate sugli studenti, l’Assemblea: “Quest’ultima settimana Palazzo Hercolani è rimasto aperto oltre l’orario di chiusura, animandosi con assemblee e socialità autogestita. Rompere con l’università-azienda si può”.
“Rompere con l’università-azienda si può”. E’ il messaggio lanciato dall’Assemblea di Scienze politiche, che da un lato interviene su quanto successo in queste settimane in Ateneo e dall’altro aggiorna sulle ultime iniziative effettuate a Palazzo Hercolani. “In questi giorni di mobilitazione di tanti studenti e studentesse, si sono messe in movimento forze e intelligenze fresche. In questo contesto la voglia di partecipare ed esprimere un rifiuto si sta sviluppando e accumulando forza, riuscendo a mettere a critica alcuni nodi del modello universitario che ci è imposto. Anche a Scienze politiche questa energia sta allargando gli spazi di espressione. Scienze politiche è stata una delle prime scuole in cui è stato imposto il modello di normalizzazione repressiva e chiusura degli spazi che ora cercano di imporre al 36. E a Scienze Politiche la polizia un anno fa entrò per manganellare gli studenti e le studentesse che avevano intitolato un’aula a Giulio Regeni. A impedire la chiusura degli spazi di agibilità critica sono state la determinazione e la continuità dei percorsi collettivi, con iniziative di discussione, autoformazione, aggregazione, conflitto. Grazie a ciò e in sintonia con l’esigenza di generalizzazione emersa dalla mobilitazione partita dal 36, in quest’ultima settimana Scienze politiche è rimasta aperta oltre l’orario di chiusura, animandosi con assemblee e socialità autogestita. Ieri, giovedì, dopo una partecipata assemblea, il cortile di Scienze politiche è stato riappropriato e occupato da centinaia di studenti e studentesse, come non succedeva da anni, con una festa che ha incrinato e cominciato a far saltare quel processo di normalizzazione che si è sviluppato freneticamente”.
Conclude l’Assemblea: “Dal 36 a Scienze politiche qualcosa si muove, qualcosa di grosso, qualcosa che esprime una tendenza in atto: la necessità di prendersi gli spazi e i tempi che ci sono stati negati si sta manifestando in tutti i luoghi dell’Unibo. Il rettore Ubertini, rivendicando la scelta di mandare la polizia nella biblioteca del 36, ha detto che lo rifarebbe: ieri non l’ha fatto non perché ha cambiato idea, ma semplicemente perché non l’ha potuto fare. Perché il vento sta cambiando direzione. Non abbiamo iniziato ieri, e al contempo ieri non è che l’inizio. Ripartiamo da qui per riprenderci la nostra felicità! Che dieci, cento, mille assemblee nascano in ogni facoltà!”.