Sei attivisti accusati di danneggiamento per Batti il tuo tempo. Il collettivo: “Pronti a far urlare ancora e ancora di gioia e di rabbia i muri della zona universitaria e della città”.
Il vero vandalo è chi criminalizza l’arte in zona universitaria
Da un po’ di tempo a questa parte in città è emerso il dibattito sulla street art e sull’arte pubblica. I protagonisti di questo dibattito sono molteplici, così come sono molteplici i ruoli che giocano all’interno di esso: c’è una parte istituzionale, elitaria, che sta chiusa nei suoi palazzi e nelle sue gallerie private mentre si culla su un letto di opinionisti e tuttologi. Questa componente vive ostinandosi nella difesa di un bello che risponde alle esigenze del mercato dell’arte. Nulla è importante se non quello che dice questa giuria, nulla è arte se non passa per le fauci di questa catena di montaggio dell’arte composta da artisti sotto contratto, curatori e critici malleabili secondo il piacere del direttore o dell’amministratore di turno. Secondo loro il ruolo di questa bellezza estetica può giocarsi solamente all’interno di alcuni spazi, da essi stessi delimitati, e sempre da essi vengono valutate le eccezioni. Come si può entrare all’interno di questo circuito? La ricetta è composta dal 50% di pubbliche relazioni e da un’altro 50% di fortuna e abilità nel sapersi vendere.
Queste sono le caratteristiche principali dell’emisfero che si arroga il diritto di decretare cosa può essere arte e cosa invece non è degno recare interesse estetico o intellettuale, scarto di fabbrica, talvolta vandalismo. L’unico scopo di questa componente è quello di tenere l’arte dentro i loro confini, dove i comuni mortali possono entrare solo pagando il biglietto e stando alle loro regole.
Per fortuna (non la loro di sicuro) all’interno del mondo dell’arte risiede anche una componente che negli ultimi 20 anni si sta facendo strada senza passare per forza sotto l’approvazione di quella sorta di iperuranio citato prima. In questa parte, ci sono anche gli studenti che negli ultimi mesi hanno attivato un percorso artistico nuovo in città, fuori dalle logiche di profitto e sotto il segno dell’autogestione e dell’autorganizzazione. Secondo noi l’arte ha uno scopo politico, etico e pedagogico. Non deve essere elitaria ma tutti e tutte devono poterne fruire e partecipare. E’ anche per questo che i nostri interventi vengono spesso fatti in strada, a riqualificare i muri muti di questo mare di cemento nel quale viviamo, alla luce del sole, perchè non abbiamo paura di esprimere la nostra creatività in una zona che viviamo 24h/24h e che vogliamo migliorare. L’arte non si deve privatizzare e non si può rinchiudere dentro ai musei puzzolenti di retorica ammuffita, così come l’arte pubblica non deve stare solo alla mercè di amministrazioni comunali e palazzinari per coprire l’obrobrio dei quartieri dormitorio nelle periferie.
In una zona universitaria soffocata tra le mille contraddizioni e chi ne vuole imporre logiche desertificanti, il nostro compito come studenti e giovani che vivono questa zona è quello di riaffermare la possibilità di prendersi cura della propria zona con le proprie possibilità, costruendo meccanismi partecipativi di aggregazione ed espressione, nella direzione di superare i tanti problemi che riguardano la zona universitaria.
In quest’ottica rispediamo al mittente tutte le accuse di vandalismo e danneggiamento aggravato per le quali siamo stati denunciati in sei dopo il Batti il Tuo Tempo festival, il festival della zona universitaria. L’ennesimo tentativo di criminalizzare la cultura in zona universitaria e l’arte libera e ribelle in questa città. Le aggressioni della Procura non ci fanno paura, anzi dimostrano tutta l’ipocrisia di quel mondo, il loro, che ammira la street art solo quando puo diventare profitto per il loro portafogli.
In una zona che tutti i giorni attraversiamo, viviamo e difendiamo da chi vuole speculare sulle teste di noi studenti, una zona che vogliamo libera meticcia e solidale, gli unici che portano degrado, danneggiamento e vandalismo sono coloro che alzano gli affitti alle stelle, coloro che reprimono il dissenso e stringono le mani ai fascisti d’oggi, coloro che offrono cibo scadente a prezzi improponibili, coloro che vogliono fare di questa zona una vetrina per ricchi.
Non ci fermeremo davanti a queste denunce e siamo pronti a far urlare ancora e ancora di gioia e di rabbia i muri della zona universitaria e della città.
Cua