Tra ieri e oggi marcia in tre tappe, passando per i Prati di Caprara e la risaia di Altedo minacciata dal polo logistico, sulle orme delle Mujeres Indigenas por el Buen Vivir. Raffa-Bsd: “Ci opponiamo a opere che causano distruzione di ecosistemi, innalzamento di polveri e Co2, inquinamento delle falde, dissesti idrogeologici, perdita di biodiversità”.
“Basta terricidio! Camminiamo insieme per proteggere la vita sulla Terra”. L’appello risuona dall’Argentina a Bologna, con due giorni di marcia promossi per ieri e oggi da Raffa – Rete Appenninica Femminista e Bsd – Brigata Solidarietà Donne, con un comunicato rilanciato anche da altre realtà come Non Una Di Meno e Mujeres Libres. Tre le tappe, per un totale di 31 chilometri: da Sasso Marconi al parco Talon di Casalecchio; da Casalecchio ai Prati di Caprara; da San Giorgio di Piano alla risaia di Altedo. “Questa camminata- spiegano le sigle promotrici- nasce in Argentina dal Movimento de Mujeres Indigenas por el Buen Vivir, donne indigene che si sono riunite in un cammino che si concluderà il 24 maggio a Buenos Aires, per esigere che il terricidio sia considerato un crimine contro la natura e di lesa umanità. Il termine terricidio racchiude in sé tutte le forme di sterminio attuate dal sistema”: genocidio delle popolazioni indigene che vivono in connessione profonda con la natura; ecocidio, cioè distruzione della natura e di tutte le forme di vita animali e vegetali; femminicidio inteso come l’oppressione, la violenza, lo stupro e l’uccisione delle donne da parte del sistema misogino e patriarcale; epistemicidio, cioè eliminazione di tutti i saperi altri dalla scienza, dalla medicina e dalla cultura occidentale, bianca, dominante. “In Italia, noi, donne e soggetti non binari di età, provenienza, cultura diverse vogliamo far sentire alta la voce delle delle donne indigene, condividere le loro lotte e i loro valori, seguendo il loro esempio”, scivono Raffa e Bsd: “Troppo spesso infatti abbiamo subito passivamente e senza ribellarci le scelte devastanti di chi ci governa che hanno saccheggiato, contaminato, reso sterile, il territorio nel quale viviamo e messo a rischio la salute nostra e delle generazioni future. Ora vogliamo dire basta! E’ ora di far sentire la nostra voce e con questa marcia vogliamo dire al mondo che noi siamo e saremo custodi della terra nella quale abitiamo!”.
Continua il comunicato: “Siamo consapevoli che noi tutti esseri umani dipendiamo interamente dalla salute della nostra terra, dalla salubrità dell’aria, dell’acqua e del suolo che produce il cibo che mangiamo, proprio come tutti gli altri esseri viventi su questo pianeta. Siamo anche consapevoli che è necessario rivedere drasticamente i nostri stili di vita che al momento hanno un effetto devastante soprattutto sull’esistenza di chi non vive in occidente. Dalla salute della Terra dipende la nostra salute! Dall’Appennino alla pianura bolognese, noi denunciamo e ci opponiamo a progetti di costruzione di opere che causerebbero o stanno già causando la distruzione di ecosistemi, l’innalzamento delle polveri sottili e di Co2, l’inquinamento delle falde acquifere, dissesti idrogeologici, perdita di biodiversità animale e vegetale in ambienti finora protetti. Ci riferiamo innanzitutto al progetto di costruzione di un nuovo enorme polo logistico ad Altedo nella pianura bolognese (complessivamente 100 ettari!!) in un’area umida protetta che causerà danni irreversibili a flora e fauna autoctona, nonché la distruzione dell’ultima risaia rimasta in territorio bolognese. Ci riferiamo al progetto di costruzione di un nuovo impianto di risalita al Corno alle Scale, in una vasta area protetta che ospita la maggior biodiversità della regione Emilia- Romagna. Ci riferiamo al disastro ambientale nel fiume Reno del 28 luglio 2020 quando lo svaso della diga di Pavana effettuato da Enel Green Power, ha riversato nel torrente Limentra e quindi nel fiume Reno, una gran quantità di detriti e di fanghi causando una riduzione dell’ossigeno nell’acqua con conseguente moria di pesci e danni irreversibili a tutto l’ecosistema fluviale. Ad oggi Enel Green Power continua ad essere l’ente gestore dell’impianto. Ci riferiamo al progetto del comune di Bologna di realizzare oltre mille alloggi e migliaia di metri quadrati di terziario e commercio, tali scelte porterebbero alla eliminazione di tutta la copertura forestale attualmente presente nei 45 ettari dei prati di Caprara. Ci riferiamo alla cementificazione massiccia e alla continua costruzione di supermercati e ipermercati, parcheggi, stazioni di servizio per il rifornimento di carburanti, nuovi centri residenziali, che stanno cambiando il volto dei paesi in cui viviamo”.