Editoriale

Dai, sindaco, per una volta lo puoi dire: “Abbiamo fatto una cazzata”

Ieri manganelli in azione al parco Don Bosco per difendere dalle proteste il taglio di un filare di alberi. L’obiettivo? Realizzare una pista ciclabile nell’ambito del progetto tram. Un cortocircuito incredibile ma vero, per un’amministrazione che fa del green e della sostenibilità una propria bandiera.

21 Giugno 2024 - 12:07

“Abbiamo fatto una cazzata”. Succede, a tutti, pure ai migliori e sicuramente ai miglioristi. Ed è inutile girarci attorno: è di questo che stiamo parlando nel caso dell’ormai famigerata (che peccato doverla definire così) pista ciclabile di viale Aldo Moro, inserita nel progetto del tram, per realizzare la quale ieri e mercoledì la polizia si è presentata in forza al parco Don Bosco insieme alla ditta incaricata di eliminare numerosi alberi. Le scene di ieri, in particolare, parlano da sole. Le/gli attivisti che presidiano il parco, lo stesso interessato dal progetto Besta, hanno cercato di ostacolare i lavori e la polizia ha picchiato duro, arrivando perfino a tirare giù con la forza le persone che si erano arrampicate sui rami. Ha picchiato duro, bene ripeterlo, perchè in più occasioni nel corso della giornata l’operato degli agenti non è sembrato così dissimile da quello che non tanto tempo fa, non tanto lontano da Bologna (vedi Pisa), ha destato così tanta indignazione tra i sinceri democratici che a livello nazionale sono all’opposizione ma qui governano e quindi non si scandalizzano. Una quindicina di manifestanti medicati sul posto dal 118, una ragazza colpita alla testa e finita in codice di media gravità al Sant’Orsola, numerose/i attiviste/i identificate/i e quattro fermate/i per diverse ore.

Tutto questo per una ciclabile da far scorrere proprio sul confine di un parco? Proprio dove svett(av)ano degli alberi, com’è normale che sia in un’area verde che stringe i denti in mezzo ai palazzoni di cemento? Proprio nell’ambito di un progetto, quello del tram, che il Comune presenta come esempio di sostenibilità?

Certo, il tram è una grande opera e in quanto tale non può che far drizzare le antenne, ma è pur vero – qualunque opinione si possa legittimamente avere sulla tranvia in sè – che questa Bologna sempre più ingolfata e inquinata ha la necessità di promuovere il trasporto pubblico, ridurre l’uso dell’auto privata, decarbonizzare gli spostamenti. Bene. Per gli stessi motivi ogni ciclabile in più è una ciclabile utile, perchè la bicicletta è un mezzo accessibile e che sa di libertà e perchè puntare sulla cosiddetta mobilità dolce è l’unica chance di futuro che hanno i tessuti altamente urbanizzati. Bene, di nuovo.

Ma davvero: è possibile che per realizzare una ciclabile sia necessario abbattere degli alberi, quando uno o più percorsi per le bici potrebbero attraversare lo stesso parco senza conseguenze così impattanti? Spiace allora che la Consulta della bicicletta, spesso meritoriamente impegnata ad arginare le pulsioni ultra-automobilistiche che pervadono la città, difenda questo progetto: le argomentazioni che possono entrare in gioco nel realizzare una ciclabile sono senz’altro molteplici, ma a volte le soluzioni più semplici possono anche essere le migliori e quelle più giuste.

Un cortocircuito così forse solo Bologna, con la sua fama di città creativa, poteva inventarselo. E così il sindaco Lepore si barcamena tra un “l’appalto ormai è assegnato” e un “chi decide di bloccare un’opera pubblica si debba assumere le responsabilità di quello che fa”, approvando l’operato della polizia. Forse il sindaco e la sua maggioranza non si aspettavano un dissenso così determinato attorno ai lavori di viale Aldo Moro e, ancora prima, a quelli per le Besta all’interno del Don Bosco. Ma sono Lepore e la sua maggioranza ad aver deciso di focalizzare gran parte della propria comunicazione politica sul green, la sostenibilità, lo stop al consumo di suolo e via così. Se poi però tagli degli alberi, certe promesse e certi proclami sono destinati a tornarti indietro come un boomerang.

Perché veder abbattere degli alberi per un progetto di merda fa male. Ma vederli abbattere per una pista ciclabile, con tanto di manganellate, è pure peggio. E allora sarebbe il minimo se da Palazzo D’Accursio, per una volta, si levasse una voce schietta e puntuale: “Abbiamo fatto una cazzata”.