Acabnews Bologna

“Dad al Tpo, giorno 1”

La situazione di due fratelli, Yaman e Rakiin, dimostra che “abbiamo un anno alle spalle di impoverimento educativo che ora mostra un divario ancora più grande di prima”, scrive il centro sociale. E allora: “Abitano vicino, sanno che questo è un posto accogliente, è sorto naturale chiedersi ogni tanto potessero connettersi da qui”.

19 Marzo 2021 - 15:10

“I giga erano quasi finiti e a casa era impossibile connettersi in due contemporaneamente, in più facevamo fatica a seguire le lezioni, molte cose non le capivamo”. Oltre a questo, racconta il Tpo con un comunicato diffuso ieri, “è da più di un anno che il percorso scolastico di Yaman e Rakiin, fratelli, è intermittente, interrotto per cause a volte volontarie ma soprattutto involontarie, altalenante per quanto riguarda il ‘minimo indispensabile’, assente per quanto riguarda un di più rispetto all’ordinario in cui è relegato chi proviene da una certa estrazione sociale: 6 ‘politico’ anche nel 2021, indirizzati senza credibili alternative ad una scuola professionalizzante della durata di tre anni per trovare lavoro subito anche se di lavoro non ce n’é (ma questo a scuola non sempre lo dicono), rassegnati ad un futuro incerto. Yaman e Rakiin abitano vicino al Tpo, sanno che questo è un posto accogliente, è sorto naturale chiedersi se la mattina, ogni tanto, potessero connettersi da qui. Intanto qui c’è un buon wi-fi, in secondo luogo qui si può chiedere una mano quando si incontrano difficoltà. Qui si viene ascoltati e ci ascoltiamo”.

Yaman e Rakiin “sanno bene che la possibilità di connettersi dal Tpo, per ora un giorno a settimana, è una cosa rara che non può riguardare tutti gli studenti di Bologna, anche se dovrebbe. Sanno- continua il centro sociale- che qui ci si educa alla prevenzione del contagio e che forse è uno dei pochi luoghi dove questo avviene. Gli educatori però non sono tantissimi e gli spazi, pur essendo grandi (pensate che fino ad un anno fa ci si faceva i concerti), non lo sono abbastanza per contenere tutti i ragazzi che ne avrebbero bisogno. Yaman e Rakiin sanno anche che quando un’occasione ci si presenta davanti è importante saperla cogliere. Al nostro doposcuola insegniamo anche questo, che quando insieme si riesce a pensare a delle soluzioni ai problemi, a volte guidate dalla fortuna, bisogna organizzarsi e agirle con virtù, cioè facendole non per noi ma per tutti. Prendendo parola e urlandola al mondo. Di quei problemi ne vediamo tanti. Ci sembra di essere tornati ad un anno fa, la situazione sanitaria è drammatica, come se nulla fosse cambiato, in casa si fatica a sopravvivere, abbiamo un anno alle spalle di impoverimento educativo che ora mostra un divario ancora più grande di prima. Se pensiamo soltanto al divario digitale, vediamo come esso non sia stato per nulla abbattuto ma torni più forte di prima: i tablet in comodato d’uso, la tecnologia obsoleta, i pc che si rompono, la regione che ha smesso di distribuirli e promuove bonus che la popolazione non conosce o da cui è esclusa. Ma se si pensa anche che in un anno Yaman e Rakiin non solo hanno cambiato tre computer e due compagnie telefoniche ma gli è capitato di trovarsi senza luce elettrica in casa, senza acqua calda, senza cibo, capiamo che il divario digitale è la punta visibile di un divario molto più grande. Lo stesso divario che riguarda sempre più persone, povere, precarie, invisibili. Lo stesso divario che ci fa ammalare maggiormente, che ci fa vivere peggio, che ci educa di meno alla prevenzione del contagio, che ci costringe nella nostra condizione di povertà e svantaggio ‘eternamente’, che ci costringe a lasciare il lavoro per accudire in casa i nostri figli o che ci fa lavorare mettendo a rischio le nostre vite e quelle di chi ci sta intorno. Al Tpo rompiamo questo divario educando all’autonomia e al riscatto. Facciamolo in ogni luogo proclamando lo stato di educazione diffusa subito! P.s. Sapete dove trovarci per donare pc o tablet funzionanti. Ne abbiamo bisogno. Scriveteci alla pagina Facebook del doposcuola. Ci vediamo presto per una nuova mattinata di Dad al Tpo!”.

Questo l’aggiornamento diffuso stamattina: “Oggi Safiya, mamma di Abed, è tornata a fare le Brigate di Mutuo Soccorso dopo due settimane in cui non poteva lasciare suo figlio da solo a casa. Abed è connesso dai tavoli del Tpo, non siamo ancora riusciti a recuperare le credenziali per connetterci da pc quindi abbiamo usato il telefono, lo stesso che Abed ha usato in queste settimane a casa. La prossima volta ci prenderemo un po’ più di tempo per far sì che Abed possa connettersi da pc e che quel pc se lo possa portare anche a casa. In ogni caso, non è facile concentrarsi, stare seduti, intervenire dallo schermo così piccolo. Prima che Bologna diventasse zona rossa Abed insieme a 10 bambini e bambine delle Brigate di Mutuo Soccorso aveva iniziato a frequentare ogni sabato il Tpo. I genitori di questi bambini ci avevano detto che con l’italiano e con la matematica non riuscivano proprio ad aiutarli, che la situazione per loro era molto pesante. Così con le Brigate ci siamo organizzati per rispondere a questa esigenza: un laboratorio matematico e linguistico che non lasci indietro nessuno, perché anche Abed, Miriam e Basma possano essere matematici e scrittori. Safiya ci racconta che in queste settimane ha fatto di tutto, che la glicemia, che normalmente con il digiuno pre-Ramadan diminuisce, è rimasta alta. Lei ha fatto richiesta alla scuola per far tornare Abed in classe, ma nel frattempo ha chiesto una mano anche alle persone con cui da mesi si confronta ogni venerdì mattina nell’assemblea delle Brigate. Oggi un piccolo obbiettivo è stato raggiunto, ma da qui stiamo discutendo su come andare avanti. Il divario digitale mostra un divario più grande. È tempo di abbatterlo”.