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Culture / Tra fumetto e documentario, il racconto dei nuovi muri balcanici

“Do you remember Balkan route?” è il webdoc di Graphic News e Smk Videofactory che ripercorre la rotta blindata un anno fa dai governi est-europei: che fine hanno fatto i rifugiati che la percorrevano a piedi?

25 Novembre 2016 - 14:40

Brochendors Brothers Do you remember balkan route? Un viaggio lungo duemila chilometri, attraverso la rotta balcanica, per raccontare il cammino dei rifugiati lungo i confini dell’est europa. E’ questo “Do you remember Balkan route?” il web documentario che mettendo insieme il linguaggio del fumetto a quello delle immagini video per narrare il paradosso delle frontiere per gli esseri umani in movimento e la strategia dei governi di chiudere le porte a chi scappa da una guerra.

Era l’estate del 2015 quando l’Europa si accorse del fatto che c’erano migliaia di profughi che stavano camminando a piedi dalla Siria, superando Turchia, Grecia, Bulgaria, Serbia, sognando di poter superare la frontiera più importante, quella imposta da Schengen. La prima risposta arrivò dall’Ungheria che nel settembre dello scorso anno costruì un muro alto oltre tre metri sul confine con la Serbia ridisegnando la geografia della rotta. Per i rifugiati infatti, la chiusura definitiva del varco ungherese significava una deviazione lunga 500 km a piedi per entrare in Unione europea attraverso la Slovenia e sperare nell’asilo politico.

Nel giro di poco tempo Serbia e Ungheria hanno organizzato un sistema di smistamento efficientissimo fatto di campi di transito dove venivano forniti i beni di prima necessità ai migranti in transito. Come dei pacchi in una catena di montaggio, migliaia di persone venivano spostate da una stazione all’altra, da una nazione all’altra, in una gara nella quale l’unica cosa che contava era l’urgenza di disfarsi di questi migranti dalla propria nazione.

Ema Giacopetti Do you remember balkan route? “Per il futuro. Ricordarsi di sconfinare” è uno dei titoli dei tre capitoli che dividono il reportage. Grazie a una timeline che si muove su una mappa dei Balcani è possibile seguire la traiettoria del flusso migrante nell’inverno del 2015. Tutto parte da Asotthalom, un piccolo villaggio alle porte dell’Ungheria regno del suo sindaco ultra nazionalista. Già vice presidente dello Jobbik, László Toroczkai si è auto proclamato guardiano della patria e scortato dai cani trascorre le giornate a dare la caccia all’immigrato clandestino che prova a mettere piede a casa sua.
“Ti ricordi della rotta balcanica?” vuole mostrare l’assurdità dei confini costruiti dall’uomo, tanto più in una regione oggi frammentata in diversi stati nazione ma che fino a qualche anno fa era tutta riunita sotto l’unica bandiera Jugoslava.Andrea Bruno Do you remember balkan route? Tra gli altri, il paradosso più grande è forse quello raccontato nell’ultima tappa del viaggio in Slovenia dove il governo ha addirittura mandato l’esercito nei boschi e fatto costruire una recinzione di filo spinato ad alta quota per scongiurare ogni ingresso dalla Croazia. Ma come raccontano gli stessi abitanti del villaggio sul fiume Kolpa, che durante l’anno vivono di turismo sportivo: “qui ci sono solo cervi, mai nessun immigrato arriverebbe quassù”. Il progetto crossmediale, realizzato dagli illustratori di Graphic News insieme alla casa di produzione indipendente Smk Videofacotory, è completamente disponibile in Creative commons e pertanto è possibile condividerlo liberamente.

 

 

> Guarda il web documentario completo  al sito: “Do you remember Balkan route?”

 

Ema Giacopetti Do you remember balkan route?

“Molto prima di noi questo era abisso” di Ema Giacopetti 

Andrea Bruno Do you remember balkan route?

– “Per il futuro. Ricordarsi di sconfinare” di Andrea Bruno 

Brochendors Brothers Do you remember balkan route?

– “Pazzesco, non ci serve tutto questo” di Brochendors Brothers