Opinioni

Culture / Desaparecidos#43: volevano seppellirci, ma non sapevano che siamo semi

Uno spettacolo teatrale della compagnia Instabili Vaganti a Bologna per raccontare l’orrore vissuto dai 43 studenti messicani scomparsi ad Ayotzinapa, con la forza di chi non si arrende e grida giustizia.

15 Febbraio 2016 - 18:52

di Simona De Nicola

(foto Simona De Nicola)

Erano partiti come ogni mattina dalle loro case.

Forse avevano sorriso ai loro genitori o magari no, quella mattina se ne erano andati imbronciati per qualche ragione.

Forse avevano dimenticato di mettere nello zaino qualcosa di importante prima di uscire, erano distratti, stavano pensando a quel film meraviglioso che avevano visto la sera prima.

Avevano addosso i loro jeans preferiti e chissà, si sentivano estremamente felici, o immensamente tristi quella mattina.

Era una giornata di lotta, una di quelle in cui la vita pulsa forte e il coraggio sembra essere l’unico sentimento possibile.

Era il 26 settembre del 2014: quella notte 3 ragazzi vengono uccisi e 43 studenti di Ayotzinapa scompaiono ad Iguala, in Messico. Un intero autobus scomparso nel nulla e affossato dalle bugie dello stato, della polizia e dei politici messicani.

Ogni due ore in Messico scompare una persona.

Instabili Vaganti porta in scena la drammatica vicenda  dei 43 ragazzi messicani con Desaparecios#43.

Frutto di una ricerca iniziata in Messico e poi giunta in Uruguay e Argentina, è un lungo e intenso lavoro di raccolta delle testimonianze e dei racconti degli studenti messicani coinvolti nel progetto internazionale Megalopolis, ideato e diretto dalla compagnia.

(foto Simona De Nicola)

Quella andata in scena al Teatro delle Moline dall’11 al 14 febbraio è una drammaturgia originale, bilingue, che vede tra gli attori anche alcuni studenti messicani: parole, corpi, suoni, canti, immagini che mettono insieme più voci, quelle voci che ancora adesso si uniscono al grido “Todos somos Ayotzinapa!”. DESAPARECIDOS#43 non è solo una performance ma anche un atto sincero di ribellione, un’opera che inneggia alla libertà.

Un grido che continua ad animare le piazze di città del Messico e di molte altre città nel mondo, e che si è diffuso attraverso il web come hashtag, invadendo la rete. Un atto di protesta che si unisce alle azioni dal basso e si fa globale, oltrepassando censure e barriere.

Una re-azione artistica e performativa che mira a mettere in luce una tragica realtà, quella delle sparizioni forzate che ancora oggi affliggono il Messico ed altri paesi dell’America Latina.

La compagnia ha creato l’hashtag #Megalopolisproject43 per tutti quelli che volessero unirsi in maniera attiva al progetto e diffondere in Italia ciò che sta accadendo in Messico.

Questo accade quando si seppelliscono semi: fioriscono ovunque.

(foto Simona De Nicola)

(foto Simona De Nicola)

(foto Simona De Nicola)