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“Così si licenzia, nonostante il blocco”

La denuncia della Federazione del sociale Emilia-Romagna dell’Usb: “Con la risoluzione ‘consensuale’ del rapporto di lavoro o l’esodo ‘volontario’ ci si disfa dei propri dipendenti, spesso oltretutto con indennità ridicole”.

10 Aprile 2021 - 14:44

Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha confermato che il blocco dei licenziamenti sancito durante la pandemia non sarà ulteriormente prorogato e quindi scadrà a fine giugno, con conseguenze sociali che rischiano di essere devastanti. Ma intanto anche oggi, con il blocco in vigore, ci sono aziende che riescono a “disfarsi dei propri dipendenti, spesso oltretutto con indennità ridicole”: per farlo viene sfruttata la risoluzione “consensuale” del rapporto di lavoro o l’esodo “volontario”. A segnalare un caso di questo genere è la Federazione del sociale Emilia-Romagna dell’Usb. “Succede che Fico chiude, e con esso i locali che operavano all’interno- scrive il sindacato- nella prospettiva di riaprire ad aprile/maggio circa. Succede che tra le aziende che fanno le valigie, tante puntano a rientrare ma con lavoratori più precari e flessibili: se Fico dovesse poi richiudere non si rinnovano i rapporti di lavoro ed il gioco è fatto. Succede però che, oltre ai tanti già precari assunti come interinali o direttamente in nero (tra l’altro tutt’ora in causa), i lavoratori assunti con forme più stabili vengono licenziati, nonostante il blocco dei licenziamenti, con la formula della ‘risoluzione consensuale del rapporto’ che di consensuale ha ben poco. E’ il caso di una grande azienda del ferrarese che, in concerto con la Cgil (sigh!), chiama a rapporto i propri dipendenti dopo aver stilato a porte chiuse un accordo collettivo di risoluzione consensuale. L’ennesima riprova del servilismo alle aziende di un sindacato che non ha motivo di chiamarsi tale, che tutela le aziende e mai i lavoratori”.

Continua Usb: “Ed è così che a lavoratori con due anni di anzianità venga imposto di firmare l’accordo accettando un indennità ridicola e per poterlo fare iscriversi alla CGIL pagando una tessera dal costo di 1/5 dell’indennità. ‘Cornuti e mazziati’ direbbe qualcuno. L’assurdo di una dinamica sicuramente consolidata, ma che in questo caso siamo riusciti a stroncare intestandoci la trattativa per un’indennità ben più consistente. Oggi, con il blocco dei licenziamenti ancora attivo, in tantissimi casi l’azienda ricorre alla risoluzione ‘consensuale’ o all’esodo ‘volontario’ per disfarsi dei propri dipendenti, spesso oltretutto con indennità ridicole. Questa volta siamo riusciti a rompere questo meccanismo di liquidazione a suon di briciole e qual’ora dovesse capitare ad altri chiediamo di contattarci per far si che non succeda più. Organizziamoci per non essere liquidati, i costi della crisi non devono essere scaricati sui lavoratori”.