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Corteo antifa a Piacenza, condannati Dibi e Brescia: “Vendetta di stato”

Cua: “Becere iniziative mediatiche che rispondono agli appelli bipartisan del sistema dei partiti per reprimere l’antifascismo di classe”. Domani a Xm24 confronto Bologna-Roma su teorie e pratiche contro i fascisti.

02 Ottobre 2018 - 16:50

“Oggi Lorenzo, detto Dibi, è stato condannato a 3 anni e 6 mesi, insieme a Brescia condannato, invece, a 4 anni e due mesi, per la manifestazione che il 10 febbraio scorso ha tentato di raggiungere il covo fascista di Casapound Piacenza per chiuderlo”. Ne dà notizia il Cua.

“Non è invece stato riconosciuto – spiega il collettivo – il risarcimento di danni al comune di Piacenza che aveva richiesto 50.000 euro. Comune che ricordiamo essere a guida Lega. La manifestazione era in contemporanea al corteo antifascista che a Macerata aveva visto decine di migliaia di compagni e compagne scendere in piazza una settimana dopo la tentata strage razzista di Luca Traini, un militante marchigiano della Lega di Matteo Salvini. La manifestazione di Piacenza vide la straordinaria partecipazione di numerosi operai della logistica e di giovani della provincia e della regione accorsi, con ancora negli occhi i corpi di uomini e donne africani feriti dalle pallottole del militante della lega marchigiana, per contrastare la presenza di un covo fascista nella città. La manifestazione fu dal principio fatta oggetto di provocazione e sabotaggi da parte della celere che tentò di impedire che il corteo sfilasse per il centro città o si avvicinasse alla sede di Casa Pound. E’ in questo contesto che si susseguirono scontri tra manifestanti antifascisti e polizia. Scontri per i quali oggi Lorenzo e Giorgio (detto Brescia) vengono condannati, insieme a Mustafà, giovane compagno operaio del Si Cobas già condannato a 4 anni e 8 mesi e attualmente agli arresti domiciliari”.

Si legge poi: “Da quella giornata di lotta piacentina e marchigiana prese il via un febbraio antifascista in tutta Italia che vide numerose manifestazioni scontrarsi con la celere schierata a difesa di Forza Nuova, Casa Pound e la Lega di Matteo Salvini. Per quanto ci riguarda fin dalla nostra esistenza siamo impegnati nell’antifascismo militante ma non possiamo che constatare le ragioni attualissime della mobilitazione nazionale che spontaneamente attraversò tutta l’Italia durante il “febbraio antifa”. Se Salvini con la sua retorica assassina ha reso dicibili parole cariche di odio razzista, l’azione di Luca Traini ha liberato la mano, spesso armata di pistole o tira pugni, che negli ultimi mesi ha colpito infanti rom, massacrato di botte migranti fino a lasciarli a terra in fin di vita e aggredito attivisti di sinistra, come recentemente accaduto a Bari. La rabbia espressa dalla piazza piacentina era, ed è ancora di più oggi, assolutamente legittima. Espressione di un sano riflesso sociale che, senza retoriche vittimistiche emerge in Italia quando la peste nera fascista tenta di tornare ad ammorbare i territori con i suoi bacilli di intolleranza, razzismo, misoginia e suprematismo. Contro i compagni oggi condannati si è scatenata la vendetta dello stato per il febbraio antifascista. Le condanne di oggi sono infatti delle becere iniziative mediatiche che rispondono agli appelli bipartisan del sistema dei partiti per reprimere l’antifascismo di classe. Ricordiamo infatti che a chiedere condanne esemplari furono per primi Renzi e Minniti a cui successivamente fece eco l’attuale ministro degli interni Matteo Salvini, che con la sua ‘bestia’ (la piattaforma digitale con cui comanda sui media italiani da mesi) scatenò i suoi troll per calunniare e disinformare sui fatti accaduti a Piacenza. Contro il nostro compagno Lorenzo oltre ai mesi di carcere e domiciliari, anche la menzogna e la calunnia mediatica fece la sua parte dipingendolo come il ricco figlio di un notabile modenese, quando il nostro compagno, di famiglia operaia, per campare faceva il porta pizze per Just Eat. Denunciamo a gran voce questi sistemi di aggressione contro il movimento antifascista ma non ci facciamo intimidire, sappiamo infatti che il manganello, il carcere e la calunnia pubblica sono gli strumenti che da sempre vengono rivolti contro gli antagonisti, i ribelli e gli antifascisti di ogni generazione e in ogni momento storico. D’altronde crediamo che sia proprio la condizione sociale dei compagni condannati a Piacenza la più forte minaccia al governo e alle organizzazioni fasciste: un facchino, un cuoco e un porta pizze, alcune figure dello sfruttamento che fanno funzionare con la propria fatica questo disgraziato paese, ma che sono allo stesso tempo insieme a tanti altri studenti, precari, operai e disoccupati la promessa di lotta e rivolta per il futuro”.

Restando in tema di antifascismo, Xm24 si chiede: “Come rispondere all’avanzate del neofascismo nella città e nelle sue periferie? L’antifascismo militante nelle sue pratiche consolidate è la risposta migliore? L’unica che possiamo dare? Creare nuovi linguaggi può servire ad allargare il più possibile il discorso? E immaginare nuovi spazi, nuovi momenti di confronto e discussione?”.

E’ la traccia di un incontro in programma per domani con attiviste e attivisti “dell’Azione Antifascista Roma Est, per presentare il festival ‘Antifa Roma Fest – Combatti la paura, distruggi il fascismo’, che si terrà a Roma al c.s.o.a. Forte Prenestino il 13 e 14 Ottobre. Discuteremo di che valore può avere un festival antifa di questo genere, in un territorio complesso come quello di Roma Est; territorio che ha visto svilupparsi negli ultimi anni una forte penetrazione fascista, come nel resto della capitale. Tenteremo un confronto tra pratiche, teorie e linguaggi in due città così differenti come Roma e Bologna, non dimenticando che il fascismo non è solo quello dei “camerati del III millennio”, ma anche quello dello Stato e dei suoi servi. E’ fresca la notizia dei compagni condannati per i fatti di Cremona del 2015; a loro va tutta la nostra solidarietà. A guardia alta contro ogni fascismo, da quello di strada a quello dei palazzi del potere!”