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Contesti Renzi sulle banche? E il Pd ti querela

Iniziativa (pare poi ritirata) a carico della risparmiatrice che a settembre disturbò la passerella del segretario Pd alla Festa dell’Unità di Bologna. No Salvabanche: “Oltre all’arroganza c’è la paura di chi è in grave difficoltà”.

23 Dicembre 2017 - 15:05

Dopo quasi quattro mesi, spunta una querela (pare poi ritirata) a carico della risparmiatrice dei No Salvabanche che alla Festa dell’Unità di Bologna contestò Matteo Renzi. Scrivono i No Salvabanche: “Lo scorso 2 settembre Matteo Renzi era ospite della Festa dell’Unità di Bologna per propagandare le sue false promesse e rivendicare le politiche che ci hanno condotto al disastro. Ai cancelli del parco, a decine di risparmiatori azzerati dal decreto salvabanche (furtivamente promulgato dal governo Renzi&Boschi in una notte del novembre 2015) era stato vietato l’ingresso da agenti della polizia e della digos. Evidentemente la nostra libertà finisce dove inizia la libertà del sovrano di sequestrare le nostre vite. È infatti un vero e proprio ‘daspo’ non formalizzato quello che da mesi impedisce ai risparmiatori di circolare liberamente dove c’è odore di Partito Democratico. Nonostante queste misure speciali non dichiarate, alcuni risparmiatori sono riusciti lo stesso a entrare nel teatrino militarizzato. Durante il comizio una risparmiatrice si è alzata in piedi sventolando la bandiera ‘No Salvabanche’, il vessillo che da due anni accompagna e rappresenta le mobilitazioni di chi rivuole indietro non solo i propri soldi, ma innanzitutto le proprie vite. La risparmiatrice ha infatti semplicemente detto a voce alta questa verità: dalla sera alla mattina vi siete intrufolati nelle nostre case e avete rubato i nostri soldi e le nostre vite. Una verità lampante, oggettiva, incontrovertibile. La risposta di Renzi sintetizza tutta l’arroganza della casta al potere: ‘Avete rubato lo dice a sua sorella’. Gli agenti della digos sono intervenuti e hanno allontanato la risparmiatrice. Ne è seguita un’ampia eco e campagna per sostenere quella verità e chi ha il coraggio di dirla. Oggi, a distanza di alcuni mesi, viene fuori la notizia di una denuncia penale per quella giornata. No, non a Renzi e alla sua offesa (‘lo dice a sua sorella’): è la risparmiatrice che sarebbe stata querelata dal Partito Democratico! Poi, in modo imbarazzato, a distanza di poche ore viene fuori l’imbarazzato dietrofront secondo cui il Pd avrebbe ritirato la denuncia ‘per essere comprensivi con chi soffre seppur in modo sbagliato’: come si suol dire, quando la pezza è quasi peggio del buco!”.

Continua il comunicato: “Potremmo limitarci a segnalare l’aspetto grottesco di questa vicenda, ulteriore dimostrazione dell’arroganza della casta. Pensiamo però ci sia dell’altro: c’è la paura di chi è in grave difficoltà, di chi capisce che il rapporto malato tra banche e politica è un sistema che non può più essere nascosto, di chi vede la propria fine avvicinarsi. È la paura di quella verità che da due anni discutiamo nelle nostre assemblee, urliamo nelle piazze, diciamo attraverso i mezzi di comunicazione, sventoliamo con la nostra bandiera. Di questo hanno paura, hanno tanta paura. E quando la paura non fa più ragionare, ecco che arrivano i ‘daspo’, i fogli di via, le denunce. Non è poi un caso, ovviamente, che queste denunce arrivino in campagna elettorale: per prevenire possibili contestazioni di chi è stato colpito dalle politiche dei governi Pd, per distogliere l’attenzione dalla Boschi e dai suoi amici, per ricostruirsi una verginità sulla pelle dei risparmiatori. Da mesi ormai Renzi va in giro per le tv a fare lo scaricabarile a raccontare fandonie sulle banche, mentre il presidente della commissione Casini è tornato a descrivere i  risparmiatori come speculatori! Due anni dopo è chiara la forza che abbiamo: la forza della verità, della determinazione, di lottare per la giustizia sociale. Se non ci fossimo mobilitati oggi non avrebbero questa paura, il sistema corrotto banche-politica non sarebbe venuto fuori, le nostre vite sarebbero ulteriormente peggiorate e chissà anche il loro referendum magari sarebbe andato in modo diverso. Alla vista del re, è stato un bambino a dire la verità, che quel re è nudo. Noi siamo quel bambino, e lo ripetiamo: il re è nudo”.