Realtà transfemministe a San Giovanni in Monte: “I No 194 si autodefiniscono pro-life ma sono di fatto portatori di messaggi di morte e violenza. Noi resistiamo, resistiamo, combattiamo e ci autodeterminiamo. Oggi glielo abbiamo ricordato, e lo faremo sempre!”. Appuntamento al Rivolta Pride del prossimo 25 giugno.
“Oggi siamo statə nella piazza di San Giovanni in Monte, dove i No194 si sono riuniti in preghiera contro l’aborto, con i loro lugubri simbolismi e i loro messaggi colmi di odio verso le donne e le soggettività dissidenti, con messaggi misogini e omolesbobitransfobici”. Ne dà notizia un comunicato a firma Realtà transfemministe di Bologna rilanciato in rete da Mujeres Libres, Non Una Di Meno, Collettiva Matsutake, Laboratorio Cybilla, Laboratorio Smaschieramenti, Rivolta Pride e Mala educacion.
Prosegue il post: “La battaglia che conduciamo ogni giorno contro gli obiettori di coscienza, che ostacolano il nostro diritto ad abortire, contro gli antiscelta, infiltrati negli ospedali pubblici, nelle scuole, nelle amministrazioni, che vorrebbero imporci gravidanze indesiderate e, di fatto, decidere sui nostri corpi e sulle nostre vite, è costante e senza tregua. I No 194 sono apertamente contrari alla legge che, seppur in modo insufficiente, ci consente di abortire. Ricordiamo che di aborto non sicuro si muore! Rendere illegale l’aborto significherebbe un ritorno agli aborti clandestini, che fra l’altro accadono già nelle regioni in cui l’accesso all’Ivg è più difficoltoso”.
“I modi per abortire in sicurezza ci sono!” – si legge poi – stiamo assistendo a livello transnazionale al preoccupante ritorno di leggi che rendono l’aborto illegale; se in Argentina abbiamo visto finalmente diventare l’aborto legale, ora lo vediamo minacciato in tutti gli Stati Uniti, dove già in alcuni stati è difficilissimo se non impossibile abortire, e dove la corte suprema si trova ora a decidere della vita e del corpo di tutte le donne e delle persone con possibilità di gestazione. O come la Polonia, tanto ammirata per l’accoglienza che sta fornendo a chi scappa dalla guerra in Ucraina, preferibilmente se con la pelle bianca, ma obbliga a portare a termine la gravidanza anche quando il feto è morto o esiste un rischio per la vita della persona gestante. Una legge non ci basta, vogliamo piena libertà di scelta, vogliamo eliminare la presenza di obiettori dagli ospedali e lo stigma dell’aborto dalla società tutta, che vede ancora l’aborto come esperienza necessariamente traumatica e dolorosa, quando sappiamo bene che è invece molto spesso un’esperienza di forte autodeterminazione. Sappiamo molto bene che gli anti scelta che vogliono impedirci di abortire e schiacciare totalmente la nostra volontà sono gli stessi che saturano di violenza omolesbobitransfobica il dibattito pubblico, sono gli stessi che lasciano le persone morire sulle rotte dell’immigrazione clandestina, che si autodefiniscono pro-life ma che sono di fatto portatori di messaggi di morte e violenza. Sono gli stessi che vogliono impedire ai nostri corpi di donne, fr0ce, persone trans e non binarie di esistere, di mostrarsi, di vivere scegliendo per noi stessə senza avere paura che ci ammazzino per questo, come troppo spesso accade”.
“Per questo – concludono le transfemministe – invitiamo tuttə a prendere parola, a lottare contro gli antiscelta, contro la loro violenza sessista e omolesbobitransfobica, e invitiamo tuttə a essere presenti al Rivolta Pride il 25 giugno, insieme, arrabbiatə e gioiosə di invadere le strade con i nostri corpi, le nostre parole, la nostra rabbia. Noi a Bologna esistiamo, resistiamo, combattiamo e ci autodeterminiamo. Oggi glielo abbiamo ricordato, e lo faremo sempre. Siete circondati. Vi teniamo lontano dagli ospedali pubblici e, dove vi rinchiudono, vi teniamo sott’occhio. Dio vi guarda dall’alto, noi siamo molto più vicino.Ma quale stato, ma quale dio, sul mio corpo decido io!”