I fatti lo scorso 3 maggio. Tra i destinatari la donna che fu portata in ospedale gravemente ferita alla testa. Venti denunciati, invece, per resistenza e lancio di oggetti, tra gli anti-Salvini dell’8 novembre.
Otto mesi fa la contestazione di Renzi alla Festa dell’Unità in montagnola. Oggi la Procura, nei confronti di 14 in piazza quel giorno, ha scelto il decreto penale di condanna, dispositivo particolarmente insidioso perché stabilisce una pena pecuniaria a cui ci si può sottrarre solo presentando opposizione in tutta fretta, entro due settimane dalla notifica.
Ne dà notizia Hobo in un comunicato: “Lo scorso 3 maggio il ducetto Renzi veniva a Bologna per concludere una Festa dell’Unità che passerà alla storia per essere stata popolata da un numero di celerini maggiore di quello degli iscritti al Partito Democratico. Dieci giorni prima la ministra dell’istruzione Giannini era stata costretta ad abbandonare il palco prima dell’inizio del dibattito per la contestazione degli insegnanti contro la “buona scuola”. Pochi giorni prima avevamo contestato il ministro del lavoro gratuito Poletti: in quell’occasione la polizia diede vita a una caccia all’uomo per il parco della Montagnola, manganellando e rompendo teste”.
“A dimostrazione della completa assenza di legittimità sociale dell’iniziativa – prosegue il collettivo – il 3 maggio il capo del partito di plexiglass è riuscito a parlare solo grazie alla militarizzazione del parco, teoricamente pubblico, bloccato a ogni ingresso dagli scudi di celerini e carabinieri che impedivano l’accesso a chiunque non certificasse la volontà di acclamare il ducetto. Ad ascoltarlo vi era dunque solo la claque democratica (pagata o era anche quello lavoro di merda gratuito?). Noi invece eravamo in centinaia a rivendicare la legittimità di entrare in quello spazio pubblico, riappropriandoci di ciò che è nostro e gridando #RenziStaiSereno. Le forze dell’ordine, dopo aver distribuito le prime manganellate sulla scalinata del Pincio, hanno violentemente caricato in Piazza VIII Agosto, causando diversi feriti”.
Continua la nota: “Oggi, a qualche mese di distanza, arrivano dei decreti penali di condanna per 14 compagn@, di cui 8 di Hobo. Tra chi è colpito dal decreto c’è anche Stefania, che quel giorno fu vigliaccamente aggredita e bastonata da un celerino che le aprì la testa, fu soccorsa d’urgenza e portata all’ospedale. Il decreto penale, strumento sempre più utilizzato negli ultimi tempi (è l’ennesimo che riceviamo nel giro di pochi mesi), è uno di quei dispositivi che mirano a monetizzare la pena: saltando il procedimento processuale e la presunzione d’innocenza, viene immediatamente espressa una condanna pecuniaria che l’imputato deve pagare. Nella crisi, poi, serve – o almeno così si illudono – a rimpinguare le esauste casse statali. In questo caso le pene variano dai 22.500 ai 45.000 euro a testa! Lo annotiamo in modo sarcastico, perché da noi non vedranno mai nemmeno un soldo. Da noi vedranno solo odio e conflitto”.
“Per noi il 3 maggio – conclude Hobo – è infatti stato un importante momento di opposizione al governo Renzi e al Partito Democratico, il tassello di un percorso che con determinazione portiamo avanti tutti i giorni. L’unico decreto vero uscito dal 3 maggio è la morte sociale del PD. Perché quello è stato il giorno in cui la Festa dell’Unità è definitivamente morta: evviva, avanti così!”.
Ieri è arrivata notizia anche di altre denunce, relative ai cortei ‘No Salvini‘ dello scorso 8 novembre. Si legge sulla pagina facebook di ‘Difendere Bologna’, la sigla che diede appuntamento sul ponte Stalingrado e a cui facevano riferimento Crash, Cua, Cas e Social Log: “Con orgoglio annunciamo che 20 uomini e donne che l’8 novembre hanno difeso la nostra città dall’invasione leghista resistendo per ore alle cariche della celere su Ponte Stalingrado sono state denunciate per resistenza e lancio di oggetti pericolosi, e altri capi di imputazione vari. A loro va la nostra solidarietà e la promessa: siamo pronti alla resistenza per difendere Bologna ogni volta che sarà necessario! Viva i Regaz di Ponte Stalingrado!”.