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Como / Per i migranti bloccati al confine la risposta è un campo profughi

Nei giorni scorsi In centinaia in corteo hanno manifestato per dire “No alla frontiera” e chiedere libertà di movimento. Continuano le provocazioni da parte di fascisti e leghisti in città.

19 Settembre 2016 - 19:34

Como - foto Fb No borders MilanoDa quando nello scorso mese di luglio la Svizzera ha deciso di chiudere anche i suoi confini, nella città di Como per migranti in attesa la situazione non è ancora cambiata. Come raccontano i solidali dell’info point Abbattere le frontiere Como – Chiasso: “Il parco della stazione per centinaia di persone è divenuto luogo di scomoda permanenza per tutti i mesi estivi mentre decine di associazioni portavano il proprio supporto e contemporaneamente gli organi istituzionali temporeggiavano e ignoravano il problema. Nessuna pressione a livello comunale o statale è stata fatta sul blocco delle frontiere: reale ostacolo per cui si creano da mesi e anni disagi e mancanza di risorse nella già pessima gestione organizzativa governativa italiana. Il campo dei container è stata la risposta anche a Como come in molte altre città d’ Italia e all’alba di fine settembre è pronto in via Regina vecchia: via industriale e secondaria dove l’intento è di incasellare questi esseri umani in attesa che vengano prese decisioni sulla loro stessa carne, il tutto nel luogo più lontano e nascosto dagli occhi e dalle orecchie della cittadinanza Comasca”.

La sera di giovedì 15 settembre diverse centinaia di migranti hanno sfilato in corteo per le vie della città di Como per chiedere libertà di transito. “Il corteo è nato dal confronto continuo tra migranti e solidali, dalla  condivisione di un percorso e dalle assemblee affrontate ogni giorno in  più lingue. Abbiamo costruito momenti di orizzontalità e partecipazione  partendo dalla percezione di un problema comune” è la testimonianza dal confine. “Migranti e solidali hanno condiviso  insieme questo momento, non solo di solidarietà, ma anche di lotta  contro quei confini che bloccano, imprigionano e deportano. È stata una  presa di parola pubblica da parte di coloro che sono costantemente  ridotti al silenzio, o che al massimo sono oggetto di gestione da parte  di altri, e che finalmente hanno potuto far sentire la propria voce nel  centro della città riservando un momento spontaneo di slogan a tutta  quella parte di città che ha voluto essere con loro intonando il coro  ‘Grazie Como’.”

Preoccupante la denuncia fatta dagli attivisti che erano presenti al corteo che sono stati testimoni delle provocazioni da parte di un gruppo di fascisti e leghisti del luogo: “Anche la presenza fascista non si è fatta attendere palesandosi in più punti del corteo e provocando i manifestanti. A queste provocazioni e strumentalizzazioni autorizzate si aggiunge quella del pomeriggio del 16, il giorno successivo al corteo, quando una sfilata di leghisti e razzisti ha attraversato il parco aggredendo verbalmente i presenti, mentre le forze dell’ordine si schieravano in assetto antisommossa verso migranti e solidali”.