Aeroporto, qualità del lavoro, impatto dei grandi eventi e fruibilità degli spazi pubblici urbani: nella capitale catalana l’Assemblea dei quartieri per la decrescita turistica ha elaborato un manifesto che mette in fila una serie di misure concrete dalle quali, forse, Bologna potrebbe imparare qualcosa.
Come porre un freno al dilagare del turismo di massa, che anche a Bologna ha cominciato ormai da tempo a dispiegare i suoi effetti negativi sul mercato della casa e del lavoro, sull’andamento dei prezzi, sulla vivibilità di ampie zone della città e sull’uso dello spazio pubblico? Come rendere l’arrivo e la permanenza delle/i turiste/i più compatibili con le esigenze e la qualità della vita di chi in città ci abita? Come favorire una redistribuzione socialmente più giusta della ricchezza generata dal viavai di visitatrici/ori? Alcune prime proposte le ha formulate Plat nell’ambito del percorso di Laboratorio Bologna e, proprio oggi, si segnala l’iniziativa del collettivo LUnA che in piazza Maggiore ha bloccato simbolicamente il City Red Bus “per dire che bisogna fermare il processo di turistificazione di Bologna. Probabilmente non siamo ancora in una situazione di overtourism, ma ci sono già 5.000 annunci su AirBnb nella nostra città. Noi pensiamo siano troppi. Lo pensiamo soprattutto perché chi fa profitti con le locazioni turistiche, i soldi li tiene per sé producendo lavoro povero, come gli addetti alle pulizie negli appartamenti, i gestori dell’accoglienza e via dicendo”.
Ma se a queste latitudini il dibattito sull’overtourism e sulla turistificazione è ancora agli albori, ci sono altre realtà che con questo tema si confrontano da tempo e nelle quali, di conseguenza, la discussione è per forza di cose ad uno stato più avanzato. E’ il caso di Barcellona, città che tra l’altro rappresenta una dichiarata fonte di ispirazione per l’attuale amministrazione bolognese, dove la temperatura del sovraffollamento turistico è arrivata a livelli tali da generare anche momenti di conflittualità sociale. Basti pensare al giro del mondo che hanno fatto le notizie sulle partecipate manifestazioni che hanno attraversato la città nel corso dell’ultima estate, con tanto di turiste/i bersagliate/i con pistole ad acqua. In prima fila nella mobilitazione c’è l’Assemblea de barris pel decreixement turístic (Abdt), ovvero Assemblea dei quartieri per la decrescita turistica, che di recente ha elaborato e diffuso un vero e proprio manifesto dal titolo “Basta! Mettiamo limiti al turismo”, che si presenta come un articolato pacchetto di misure concrete pensate per allentare la morsa di quest’ultimo sulla città. Alcuni punti sono ovviamente molto legati alle specifità di Barcellona, come ad esempio quello dedicato ai terminal delle navi da crociera, ma altri possono fornire spunti interessanti per la situazione bolognese. Ci sembra utile, allora darci un’occhiata.
La prima proposta, in effetti, tocca un nervo più che scoperto anche a Bologna, visto che si parla di “riduzione delle attività e delle infrastrutture aeroportuali”, da attuare con i seguenti provvedimenti: “Ritiro incondizionato di tutti i piani di espansione delle attività e delle infrastrutture aeroportuali, definizione immediata di piani di riduzione delle linee di volo, nazionali e internazionali, e divieto dei jet privati”. Si passa poi alla voce “niente più strutture ricettive turistiche in città”, ovvero: “Divieto di concessione di qualsiasi licenza per l’accoglienza turistica sul territorio cittadino, compresi alberghi, residenze studentesche e spazi di co-living” e al contempo “elaborazione di un piano restrittivo di accoglienza turistica metropolitana”. Un altra misura consiste nella “eliminazione degli affitti brevi turistici e regolamentazione degli appartamenti stagionali e delle camere in affitto”, così articolata: “Recupero immediato degli appartamenti dirottati sul mercato turistico e a breve termine per l’uso residenziale a lungo termine, attraverso la revoca di tutte le licenze delle licenze brevi turistiche. Regolamentazione dei contratti stagionali e dell’affitto camere nel rispetto delle condizioni della Lau”, cioè la legge spagnola sugli affitti urbani, in termini di “durata minima del contratto e prezzo regolamentato”. Sempre in tema casa, il punto successivo chiede la “eradicazione degli affitti brevi turistici illegali” tramite il “rafforzamento delle squadre di ispezione e sanzione per perseguire e chiudere gli appartamenti turistici illegali” e la “implementazione di un protocollo d’azione più agile per queste squadre, che consenta di superare l’attuale bassa efficienza”.
Con il manifesto, poi, si chiede un “limite ai macro-eventi”, con l’introduzione di due condizioni per il loro svolgimento: “Predisposizione di rapporti di impatto, sia sociale (lavoro, abitazione, spazio pubblico, mobilità, salute…) che ambientale” e una “consultazione pubblica vincolante”. Un altro punto riguarda la “demercificazione dello spazio pubblico”, con l’obiettivo di “fermare e invertire i processi di musealizzazione e commercializzazione degli spazi pubblici”. Nel caso di un sito barcellonese particolarmente attrattivo come Park Güell, in particolare, “come misura transitoria urgente” si propone di “ridurre il numero dei biglietti in vendita al 50% fino a quando la pressione turistica non diminuirà e sarà possibile realizzare l’apertura desiderata”. Altro paragrafo del manifesto è quello che sottolinea l’importanza di “condizioni di lavoro dignitose ed eque nel settore terziario turistico”, con quattro misure specifiche: “Revisione verso l’alto e quadro normativo minimo dei contratti collettivi dei settori dell’ospitalità, della ristorazione e del commercio. Divieto di esternalizzazione e subappalto, programma speciale e forzato di ispezione del lavoro per combattere gli abusi e le irregolarità. Piano generale di formazione e specializzazione del settore per la professionalizzazione dei lavoratori. Eliminazione dell’apertura domenicale e festiva”. Proseguendo, c’è il tema del “recupero del commercio per le persone”, così articolato: “Tutela del commercio locale con attività di uso quotidiano e necessarie alla vita dei residenti, regolamentazione del prezzo degli affitti commerciali. Regolamentazione o divieto, a seconda dei casi, delle licenze degli stabilimenti e dei servizi destinati al turismo, nonché delle terrazze dei bar e dei ristoranti. Divieto di banchi di degustazione nei mercati comunali”.
L’Abdt invoca poi l’abbandono della promozione pubblica del turismo: “Fine della promozione turistica della città con soldi pubblici, e dei sussidi e delle esenzioni fiscali nel settore. Smantellamento del consorzio Turisme de Barcelona e trasformazione in ente pubblico per la riduzione e riconversione del settore, la promozione di alternative economiche e lo sviluppo di piani di formazione e reinserimento degli ex dipendenti”. Con un’altra misura si propone invece di “fatturare al settore turistico la spesa pubblica da esso generata”, tramite l’elaborazione di “uno studio approfondito sui servizi pubblici quotidianamente sfruttati dall’industria del turismo, al fine di imputare la spesa corrispondente in termini di trasporti, pulizia e manutenzione, gestione dei rifiuti, sicurezza, sanità, etc”. Infine, il manifesto propone l’elaborazione di politiche pubbliche del tempo libero locale: “Trasformazione del settore turistico ed elaborazione di politiche pubbliche volte a soddisfare i bisogni di riposo, svago e ricreazione della popolazione locale, in un quadro di prossimità geografica e in relazione all’associazionismo e all’economia sociale e solidale”.