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Co-progettazione nei servizi grave emarginazione adulta: testimonianza di alcune criticitá

Un articolo sulla riorganizzazione del servizio che è entrata in vigore dalla scorsa estata, incentrato sull’intervista realizzata a un’operatrice sociale che lavora per una delle cooperative che gestiscono le attività per conto di Asp: riceviamo e pubblichiamo.

20 Febbraio 2025 - 10:02

di Anna Cesari

Come si legge sul sito di Asp Bologna – Azienda pubblica di servizi alla persona, “a partire dall’1 luglio 2024, è entrato in vigore il nuovo assetto dei servizi dedicati alla lotta contro la grave emarginazione adulta e il disagio abitativo a Bologna. […]. L’iniziativa, che coinvolge attivamente istituzioni ed esperti del settore, mira a fornire risposte concrete alle disuguaglianze e alle marginalità sociali attraverso nuovi modelli operativi ottimizzati […] Questa riorganizzazione si pone l’obiettivo di garantire un supporto efficace ed integrato alle persone senza dimora e in situazione di disagio abitativo”. Sullo stesso sito è possibile rilevare le modifiche apportate alle modalità d’accesso ai servizi offerti da Asp nel contrasto alla grave emarginazione adulta, in particolare quelle che hanno toccato lo sportello Help Center, che è diventato un servizio di “centralino telefonico”.

Nei mesi precedenti all’introduzione di questo nuovo assetto sindacati e lavoratori si sono mobilitati per chiedere chiarezza rispetto alla tutela degli operatori sociali, una categoria in strutturale lotta contro tagli agli stipendi e continui turnover. In occasione di un doppio presidio, alla Prefettura di Bologna e a Palazzo d’Accursio, il 21 giugno 2024, organizzati da Usb Bologna e Cgil Bologna, sul sito di quest’ultima si leggeva “fino ad oggi questi servizi (grave emarginazione adulta e disagio abitativo, ndr) sono stati gestiti dalla cooperazione sociale ma quest’anno è stato scelto da Asp di superare la gara di appalto a favore di un meccanismo che progetta i servizi con le cooperative, escludendo così il sindacato e privando i lavoratori delle tutele garantite dall’appalto. A seguito degli incontri che abbiamo richiesto emerge che la nuova organizzazione delle attività rende incerta la prosecuzione del rapporto di lavoro o ne taglia l’orario. Quindi la riorganizzazione dall’1luglio dei servizi può determinare un taglio cospicuo di ore di servizio, di fatto un taglio alla garanzia dell’erogazione di servizi”.

Questi aspetti problematici emergono dalla testimonianza di un’operatrice dipendente di una delle cooperative che gestiscono per conto di Asp i servizi di contrasto alla grave emarginazione adulta; a causa dei rischi lavorativi che correrebbe se si esponesse non riportiamo alcun particolare che la riguarda o che riguarda la struttura dove lavora.

L’arrivo della co-progettazione

Rispetto all’introduzione della co-progettazione “la nostra cooperativa ha avuto un approccio molto selettivo nel condividere le informazioni, quindi noi operatori non sapevamo assolutamente nulla; sapevamo che ci sarebbero stati grossi cambiamenti, però non sapevamo esattamente come quando cosa”.

“Sembra ci sia la volontà di non diffondere le informazioni, cioè arrivano le informazioni a dei soggetti ma non alla rete nel suo complesso, quindi noi che siamo l’ultima ruota di questo sistema non sappiamo assolutamente nulla e allo stesso tempo siamo le persone che si interfacciano con chi i bisogni li ha; quindi se si ragionasse in termini di rete e di garanzia dei servizi sarebbe utile renderci parte delle informazioni”.

“Anzi, non ci è permesso parlare fra di noi; dobbiamo stare zitti e lavorare senza dire a quando ti sbattono in strada il minore, quando ti sbattono in strada l’anziano, quando ti dicono che non ci sono i fondi per la manutenzione della struttura”.

Senza lo sportello Help Center

“Uno dei punti che ci ha toccato di più è l’assenza dello sportello Help Center. È un disagio enorme, perché non sappiamo più cosa fare. Abbiamo perso il servizio cardine che ci permetteva di avere una maggiore fluidità nel lavoro quotidiano, cioè con Help Center venivamo contattati più facilmente, era il nostro servizio inviante principale. E per risolvere tanti problemi ci interfacciavamo con loro. Ora c’è un centralino disponibile tre ore al giorno e la gente spesso non ha il telefono. Probabilmente sarà anche occupato perché ci sono più di 400 persone in strada a Bologna, per tre ore al giorno, gli operatori che lavorano in questo centralino faranno quello che possono. E quindi dove mando chi si presenta da noi? Cosa gli dico di fare? Ti faccio l’esempio dei domicili, una questione fondamentale su cui noi adesso non abbiamo alcun tipo di risposta. Anni fa, prima ancora che io entrassi in questa cooperativa, la gestione dei domicili era facilissima: la persona richiedeva il domicilio e la struttura stampava un foglio con scritto che era domiciliato lì. Grazie a questo attestato di ospitalità si iniziano le pratiche con la Questura per il permesso di soggiorno. Quando sono arrivata in cooperativa fu introdotto un irrigidimento nella procedura, ovvero il servizio inviante – spesso Help Center – doveva mandarci una mail con cui richiedeva l’ospitalità, rallentando quindi i tempi. Tuttavia, grazie alla collaborazione con Help Center ci si riusciva a muovere velocemente, e ad ottenerla. Adesso un tale supporto non c’è più e i domicili non li possiamo più rilasciare, se non in casi particolari. Senza alcuna spiegazione. E quando le persone ce lo richiedono non possiamo più dire vai allo sportello Help Center; possiamo dire prova a chiamare il centralino telefonico. Uno disinteressato dice non posso aiutarla, che un po’ è l’ottica a cui ci stanno spingendo: arrangiati per i cazzi tuoi”. 

“E ci sono stati screzi su questo: la persona ospite non capisce perché non può avere il domicilio visto che sta ospite lì. E visto che ne va del suo permesso di soggiorno”.

“Non avendo ricevuto né spiegazioni né istruzioni su come muoverci attualmente non possiamo prenderci alcun tipo di autonomia; e se richiediamo informazioni non ci vengono date. Non so perché. Non so dove la comunicazione si blocca: se è già il coordinamento della cooperativa, se è il quadro del coordinamento, se è Asp quale livello di Asp. Fatto sta che noi adesso siamo in difficoltà e non sappiamo manco dire alla gente perché non possiamo darle un domicilio, che poi ti fa saltare il permesso di soggiorno. Paradossalmente, su Garcia, il database comunale, risulta dove è ospitata ogni persona. Quindi facendo richiesta di accesso agli atti si potrebbe ottenere il domicilio”.

Il depotenziamento degli altri servizi di prossimità a contrasto della grave emarginazione adulta

Trasformato lo sportello fisico di Help Center in un centralino e ridotto il suo orario di servizio da quattro a tre ore, delle Unità di Strada si sa poco se non il fatto che sono state unificate. Orari di uscita e riferimenti aggiornati sul sito di Asp non ci sono. “Non so come si gestiscono, quante persone ci sono, che aree facciano; l’Unità di Strada era già stata ridotta prima di luglio, avevano tolto un giro su San Donato che è una delle aree più povere della città”.

“Ci hanno detto che il Piano Freddo non esiste più; si sta parlando di Allerte Meteo. Noi ad oggi non sappiamo cosa significhi concretamente. Ci sono state Allerte Meteo nel periodo estivo, ovvero chi viene inviato in una struttura per ragioni di allerta caldo ha maggiore flessibilità rispetto alle tempistiche di permanenza dettate dalla struttura. Elemento molto divertente: l’allerta caldo, e quindi la conseguente assegnazione di un posto in struttura, è di notte mentre il caldo si soffre durante il giorno quando, spoiler, c’è il sole. Quindi è chiaro che non è pensato per i bisogni delle persone”. 

Altro esempio è il servizio docce. “Per un periodo interminabile sono state rotte”. Si legge sul sito di Asp che sono ad accesso libero e diretto, dal lunedì al venerdì, dalle 13 alle 15. “È possibile avere un servizio docce comunale, oltre che dislocato, con orari di questo genere? Perché tante persone che vivono in strada lavorano. Tantissime. Io non so come sia possibile, ma la gente riesce comunque a lavorare pur vivendo nella condizione di disagio più totale dello stare in strada”. 

Molti hanno contratti di lavoro, “ne ho visti anche a tempo indeterminato, che prendevano più di me. Però sono neri. A Bologna c’è un macroscopico problema di razzismo strutturale”. 

“Chi fa il mio lavoro oggi si interfaccia con una platea di persone molto più ampia e variegata di una volta. C’è stato proprio un aumento delle forme di povertà: a tantissime persone che lavorano basterebbe una casa”. 

Inoltre: “Ci sono pochissimi posti donna e non mi sembra che in questo nuovo clima di co progettazione ci si stia ponendo la questione che i servizi sono costruiti da uomini per uomini. Per cui una serie di situazioni che si dovrebbero intercettare in quanto grave emarginazione adulta non sono intercettabili. Perché le donne spesso non stanno tanto in strada, si tratta soprattutto di situazioni indoor problematiche, più nascoste, tanto che lo stesso abuso di sostanze è meno palese. C’è un’enorme difficoltà di presa in carico delle donne che subiscono violenza, per esempio”.

“Queste problematiche non vengono sollevate. Ci sarebbe quindi molto margine di miglioramento nei servizi a contrasto della grave emarginazione adulta, in particolare degli anziani e delle donne. Per non parlare delle lacune formative fotoniche che abbiamo, a cominciare dalla riduzione del danno. Non abbiamo conoscenze che vadano al di là del vedo uno che sta male, chiamo l’ambulanza. Poi magari io chiamo un’ambulanza ma l’ambulanza viene a vuoto perché la persona non vuole andarci: in ospedale lo trattano male, non lo fanno stare in pronto soccorso perché puzza. Insomma tutta una serie di questioni formative e operative che meriterebbero di essere affrontate ma non lo sono. Hanno fatto dei tagli su dei servizi che stavano già con l’acqua alla gola, i presidi fondamentali li hanno tolti e le informazioni per coinvolgerci propositivamente e trovare delle soluzioni a questa situazione non le abbiamo”.