Nei giorni scorsi assemblea pubblica, promossa da Resistenze in Cirenaica, sul progetto che interessa via Libia. Tra le idee una petizione contro il cambio di destinazione d’uso. E intanto nel cantiere spunta un… cimitero fantasma [video].
“Probabilmente è stato il luogo scelto a portar bene all’assemblea di quartiere, promossa da Resistenze in Cirenaica (Ric) lo scorso 13 luglio, per discutere di una faccenda spinosa: la realizzazione di un supermercato sotto il ponte di via Libia, nell’area che prima aveva visto la presenza delle attività di Piazza Grande e prima ancora il deposito dell’officina riparazioni dei mezzi dell’Atc”. Comincia così un comunicato diffuso da Resistenze in Cirenaica per dar conto di quanto emerso dalla discussione fatta grazie all’assemblea. Dunque è stato il luogo “a portar bene”, dunque visto che “stiamo parlando del Giardino Lorenzo Giusti di via Barontini- prosegue il comunicato- un fazzoletto di verde incastonato tra palazzi vecchi palazzi ristrutturati e alcune orribili costruzioni moderne, rimaste pressoché vuote. Quel piccolo rettangolo di terra fu salvato alcuni anni fa dalle ruspe della speculazione edilizia per via della determinazione degli abitanti della zona e di un gruppo di ragazzi e di giovani artisti. Si erano dati da fare, in precedenza, per rendere vivibile quel pezzetto di prato, ombreggiato da alcuni grandi alberi, l’avevano ripulito da cartacce e siringhe, ci avevano organizzato alcuni eventi culturali. Erano riusciti (dal basso) a farlo intitolare a Lorenzo Giusti, un ferroviere anarchico che aveva fatto la Resistenza e che, dopo la Liberazione, era diventato assessore comunale nella prima giunta del sindaco Dozza. Quello sforzo non poteva essere buttato al vento sotto l’avanzare di una ristrutturazione urbanistica che prometteva poche migliorie per la vita dei cittadini. Così venne avviato un progetto di ‘recupero partecipato’ e, oggi, l’associazione Spazi Aperti ha il compito di gestire il giardino”.
Scrive Ancora Ric: “Partire da un luogo salvato dalla ‘resistenza popolare’ è stato di buon auspicio per altre battaglie di ‘resistenza ambientale’ che sarà necessario mettere in campo per cercare di fermare un’opera di speculazione urbanistica inutile, che creerà grossi problemi di mobilità e di inquinamento, cancellando una serie di progetti di verde attrezzato e di mobilità ciclabile che erano stati annunciati dalle amministrazioni pubbliche. Alcuni attivisti di Ric hanno aperto l’incontro, parlando del primo presidio informativo fatto il 25 giugno all’entrata dell’area in cui vorrebbero costruire il centro commerciale. Presentando la ricerca, pubblicata anche in uno stampato distribuito in quartiere, è stata raccontata la storia dello spazio. Si è parlato delle tante aste andate deserte che hanno abbassato notevolmente il prezzo di vendita che era stato ipotizzato dalla ex Provincia; dello strano incendio del 2004 che bloccò tutte le attività di Piazza Grande; delle opere a favore dei residenti del territorio, previste negli oneri di urbanizzazione, che si sono prosciugate nel corso del tempo: il parco che diventa una fascia boscata parallela alla ferrovia e la pista ciclabile che viene di molto ridimensionata. Non poteva essere sottolineata anche la stranezza che, alla fine, ad aggiudicarsi il bando fosse stata l’unica azienda presentatasi all’ultima gara d’asta. Si tratta dell’impresa edile Tassone, di Lumezzane in provincia di Brescia, che, al momento del rogito, oltre a strappare un prezzo molto basso (1 milione e 400 mila euro per più di 8 mila metri quadrati) ha annunciato la sua intenzione di richiedere al Comune di Bologna un cambio di destinazione d’uso. L’azienda intenderebbe accantonare il progetto iniziale che prevedeva la realizzazione di palazzine, con una quota di alloggi destinata all’affitto concordato, e negozi di vicinato, per costruire un supermercato. L’assemblea ha visto la partecipazione di diverse persone che nel rione ci abitano o svolgono le loro attività che si sono dimostrate molto attente all’intera faccenda, chiedendo chiarimenti, dettagli e delucidazioni. C’erano gli abitanti delle strade prospicienti al ponte di via Libia, preoccupati per i flussi di traffico che andranno a ingolfare il nugolo di stradine e sensi unici che, in quella fetta di territorio, creano un vero e proprio labirinto. C’erano i piccoli negozianti, consapevoli che un altro supermercato nella zona darebbe la mazzata finale alle loro attività. C’erano tanti cittadini preoccupati per il destino del mercatino rionale che già funziona a scartamento ridotto. Molti gli studenti e le studentesse fuori sede che in Cirenaica ci vivono e che frequentano i bar e gli spazi di socialità di questa parte del quartiere San Vitale a ridosso dell’Università. Poi, e non potevano mancare, i volontari delle associazioni come Spazi Aperti, Fucine Vulcaniche, il gruppo di acquisto solidale Giaz. Lo spazio autogestito Vag61 era presente con diverse attiviste e attivisti, ha dichiarato con alcuni interventi la propria disponibilità a fare da supporto a tutte le iniziative che verranno intraprese contro questo obbrobrio urbanistico. La signora Eta, dell’associazione ‘Il Cerchio dalla Libia a via Libia‘, ha tenuto banco con diversi interventi. La ragione è più che comprensibile, nell’ipotesi che si faccia il supermercato, l’uscita delle auto è prevista tra le arcate del sottoponte di via Libia, proprio dove ora l’associazione ha realizzato un punto di ritrovo dove chiunque può trovare supporto, ascolto e accoglienza. Le arcate del sottoponte sono diventate un luogo dove, in questi anni, sono confluiti diversi progetti, molti dei quali hanno coinvolto cittadini migranti”.
Ancora dal comunicato: “La maggior parte degli interventi sono stati fatti da donne, di età diverse. Sicuramente, da parte chi ha preso la parola, è emersa la volontà di mettersi in gioco e di trovare varie modalità per muoversi e mobilitarsi su questa vicenda, sottolineando la cronica mancanza di spazi verdi e di socialità che vive il territorio. enendo conto dei tempi stretti, è uscita una prima idea di lanciare una petizione per bloccare il cambio di destinazione d’uso dell’area e per chiedere la convocazione urgente di un’udienza conoscitiva con la Commissione Ambiente e Assetto del Territorio del Comune di Bologna. Contemporaneamente a questa proposta, un consigliere di quartiere presente all’assemblea ha proposto di raccogliere le firme per ottenere un consiglio di quartiere aperto sul tema. Le due indicazioni non sono affatto alternative, anzi diversi momenti di discussione, alla presenza dei cittadini interessati, possono alimentare maggiore attenzione attorno al problema. Altro argomento su cui hanno insistito alcuni interventi è quello della necessità di informare il maggior numero di abitanti del rione, auspicando una partecipazione ancora più grossa. Infine, c’è stato l’impegno di raccogliere informazioni sulla ditta Tassone che si è aggiudicata la gara d’appalto. Questa storia dell’area sotto il ponte di via Libia, da qualsiasi parte la si voglia girare, non fa proprio odore di lavanda”.
E sullo stesso tema, intanto, riceviamo da Il Teatro Inaspettato un comunicato dal titolo “L’asta fantasma”, corredato da un video, che riferisce: “Nella notte del 14 luglio, data storicamente ricordata per la Presa della Bastiglia, un gruppo di artisti cittadini, si sono introdotti nel cantiere che sorge nelle vicinanze del ponte di via Libia a Bologna, dando vita ad uno spettacolo veramente insolito. Nell’area nella quale dal 1952 erano situati i capannoni dell’Atc, divenuti negli anni sede di numerose associazioni, attività e realtà artistiche (Piazza Grande e Fucine Vulcaniche, solo per citarne alcune), sono state rinvenute nella mattina un centinaio di croci piantate nel terreno che riportano il nome di tutte quei soggetti, attività culturali e di utilità sociale che hanno animato il Quartiere prima della demolizione dello stabile; intervento realizzato in vista della costruzione di un nuovo supermercato”. Il commento di uno degli attivisti: “Negli ultimi tempi si è molto discusso di questo cantiere e lo dimostra anche la partecipata assemblea di quartiere di giovedì scorso, indetta da Resistenze in Cirenaica, per confrontarsi sul nuovo progetto per un ennesimo supermercato. Progetto di dubbia utilità destinato ad aumentare consumo di suolo, di traffico e di inquinamento nella zona, capace solo di mettere in crisi la rete di piccoli commercianti, togliere spazio verde, spazio di cultura e socialità. Che sia chiaro che quest’asta pubblica per l’assegnazione del lotto tramutatasi in una nuova impresa di speculazione, cemento e controllo è stata fondata sul suolo di un cimitero fantasma, dove le anime di creativi, lavoratori e soggetti socialmente impegnati, continueranno a risorgere per manifestare il loro dissenso e propositività con inventiva e sorgiva Bellezza”.
> Il video diffuso da Il Teatro Inaspettato: