La rete Abitare nella crisi dà appuntamento per sabato 16 ottobre, mobilitazioni diffuse per tutta la settimana precedente.
Prima i poveri! 10-16 ottobre mobilitiamoci per il diritto all’abitare #nopianocasa #noart5
L’assemblea di Abitare nella Crisi, che si è tenuta a Roma il 6 settembre con la partecipazione di numerose città, ha messo al centro del ricco dibattito che si è sviluppato la necessità di rilanciare la battaglia per il diritto alla casa e al reddito.
Una necessità sostenuta da una rinnovata determinazione che arriva non solo dall’urgenza di rispondere ai ripetuti attacchi verso chi si autorganizza, con sgomberi e misure giudiziarie che si susseguono in tutta Italia, ma da una quotidianità vissuta dentro i territori dove i processi di impoverimento ed espropriazione si rinnovano di continuo producendo spesso spinte fasciste e xenofobe, alimentate ad hoc da chi dietro lo slogan “Prima gli italiani” prova a costruire consenso elettorale. Un consenso pericoloso, che rischia di tradursi in una guerra fra poveri, utile a chi governa per continuare a portare avanti una guerra di classe che punta a punire e cancellare in maniera definitiva il vasto mondo del disagio e degli insolventi.
Per questo, assumendo lo slogan “Prima i poveri” si è deciso di lanciare una settimana di mobilitazione dal 10 al 16 ottobre contro il Piano casa e l’infame articolo 5, mettendo al centro il tema delle nuove povertà.
Agire dentro i territori la battaglia per il diritto all’abitare vuol dire misurarsi direttamente con il terreno della morosità e del debito e con la necessità di una ricomposizione sociale che passi per la capacità del rifiuto del ricatto di un assistenzialismo becero e interessato -che ha caratterizzato anche l’associazionismo di sinistra, oltre a quello legato al mondo cattolico- che risponde e alimenta politiche dell’emergenza che mirano allo svuotamento delle capacità di autorganizzazione, all’annientamento del conflitto e alla pacificazione.
In questo senso gli sportelli devono diventare vere e proprie agenzie del conflitto dentro i territori per far emergere una composizione sociale solidale, indisponibile al ricatto e che sia in grado di trasformare l’illegalità diffusa in una pratica legittima di riappropriazione di reddito, di tempi e di spazi di vita che sia solida, riconoscibile e riproducibile dentro lo sviluppo di nuovi territori. Proprio per sottrarci al ricatto e per non accontentarci delle briciole, consapevoli della sparizione delle mediazioni istituzionali possibili mentre si spartiscono le risorse pubbliche attraverso commissariamenti diffusi, e dentro un processo di maturazione politica che sappia tenere conto delle esigenze di consolidamento e riproducibilità e che sia in grado di produrre un nuovo spazio politico di attivazione, come accaduto in altri paesi, la Spagna per prima, a partire dalle lotte contro sfratti e pignoramenti.
Se è vero che la controparte ha provato a prenderci le misure, è arrivato il momento di uscire dall’empasse e sollecitare i territori e le periferie, dentro una ricomposizione sociale possibile, a darsi una possibilità. Dobbiamo produrre un nuovo discorso pubblico e strumenti capaci di farci fare decisi passi avanti, tenendo d’occhio dinamiche istituzionali che tendono a sottrarre ai movimenti parole e immaginario come rischia di accadere sia sul fronte delle migrazioni che su quello delle povertà.
In questo senso la rete Abitare nella crisi agirà da protagonista nelle giornate di “Sfidiamo il presente” dal 24 al 27 settembre a Roma, consapevole che il determinante apporto dei movimenti che hanno assunto il terreno della lotta per la casa come centrale non possa e non debba mancare dentro un momento di confronto così rilevante.
Nel rilanciare quindi la lotta per la cancellazione dell’articolo 5 e del piano casa, verso la manifestazione nazionale del 16 ottobre a palazzo Chigi, assumiamo fino in fondo la sfida dentro un presente dove sono le nostre vite a rischiare di essere cancellate.
L’assemblea di Abitare nella crisi ha espresso solidarietà ai/alle numeros@ attivist@ arrestat@ a Torino per opporsi al comizio di Salvini e al cantiere del Tav in Val di Susa, chiedendone la liberazione immediata.
Abitare nella crisi