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Brescia / Strage di piazza della Loggia: condannati due fascisti

Ieri sentenza in Corte d’Assise d’Appello per il dodicesimo processo sull’ordigno esploso durante una manifestazione sindacale il 28 maggio 1974. Ancora buio sui mandanti.

23 Luglio 2015 - 12:44

(dal sito di Radio Onda d’Urto)

Strage di Piazza della Loggia, BresciaLa seconda corte d’assise di appello di Milano, mercoledì 22 luglio 2015, ha comminato due ergastoli per la strage fascista, di Stato e della Nato di Piazza della Loggia a Brescia, il 28 maggio 1974. Condannati l’ex ispettore per il Triveneto del movimento stragista e fascista Ordine Nuovo, Carlo Maria Maggi, e il neofascista – e fonte dei servizi segreti, l’allora Sid, Maurizio Tramonte, alias “Fonte Tritone”.

Questo l’esito del dodicesimo processo per l’eccidio che causò otto morti (la nona vittima, Giacomo Corvini, morì nel 1976 a seguito dei danni riportati) e oltre cento feriti, alle 10.12 del 28 maggio 1974, durante una manifestazione antifascista indetto dall’allora Comitato Unitario Permanente Antifascista e dai sindacati confederali in risposta alle continue provocazioni, intimidazioni, pestaggi ed attentati di matrice fascista che nei mesi precedenti avevano colpito la città, violenze figlie della liaison tra neofascisti, industriali e pezzi delle “istituzioni”, diventate nel corso degli anni per la narrazione mainstream…”deviate”.

41 anni dopo la strage, la seconda corte d’assise d’appello di Milano mette quindi il primo, parziale, punto fermo giudiziario: quella strage fu di matrice neofascista (e ordinovista) e fu orchestrata da Carlo Maria Maggi, medico veneziano, allora ispettore di Ordine Nuovo per il Triveneto, condannato oggi all’ergastolo, così come il neofascista ed ex Fonte Tritone dei servizi segreti, Maurizio Tramonte.

In attesa delle motivazioni, e del probabile ricorso in Cassazione dei legali dei due condannati, i giudici milanesi paiono aver fatto proprie le dure critiche della Cassazione che, bocciando le precedenti assoluzioni disposte a Brescia, avevano descritto Tramonte come soggetto troppo “intraneo” alla destra eversiva per essere un semplice informatore, che peraltro “non raccontava ciò che sapeva o aveva fatto”. Maggi invece fu “propugnatore” della strage, come già confermato dal racconto di Carlo Digilio, l’armiere di Ordine Nuovo, poi deceduto.

Fascisti, industriali e servizi: lo stesso milieu in cui maturarono le numerose stragi, omicidi e violenze di quegli anni, prima tra tutte quella di piazza Fontana del 12 dicembre 1969 a Milano, per cui però gli imputati – gli ordinovisti, stavolta padovani, Franco Ventura e Franco Freda – sono andati assolti, nonostante le sentenze abbiano accertato in modo indiscutibile la responsabilità delle stesse cellule di Ordine Nuovo al centro del processo per Piazza della Loggia.

Anche a Brescia, mancano ancora all’appello della verità – giudiziaria, non certo di quella storica e delle migliaia di compagne e compagni che vissero sulla propria pelle quegli anni – i nomi precisi dei mandanti politici e delle coperture istituzionali, nazionali (Carabinieri, come il generale Francesco Delfino, e servizi stessi) e internazionali (Gladio e Nato) per decenni a tutela della manovalanza fascista.