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Bosnia / Privatizzazioni e licenziamenti, è rivolta sociale [foto]

A fuoco le sedi governative delle città di Tuzla e di Zenica, operai e disoccupati in piazza in tutte le grandi città del paese. Decine di fermi e feriti. Report e foto in esclusiva per Zeroincondotta.

08 Febbraio 2014 - 10:41

di Babba Urra e Ena Bavčić

fotografie: Ena Bavčić, Vanja Jovisic

http://www.flickr.com/photos/zicphoto/sets/72157640648961395/show/

È scoppiata la protesta nelle strade delle Bosnia Erzegovina. Da oltre tre giorni diverse migliaia di manifestanti si sono riversati nelle strade delle più grandi città della repubblica ex-jugoslava per ribellarsi contro l’insostenibile situazione economica nel paese. Alla base delle proteste bosniache c’è il forte tasso di disoccupazione giovanile che si aggiunge ai numerosi licenziamenti avvenuti recentemente nei distretti industriali.

A far saltare la tensione tre giorni fa nella città industriale di Tuzla, sono stati gli operai licenziati dalle quattro fabbriche locali che hanno recentemente chiuso i battenti. Nelle ultime settimane infatti, diverse centinaia di persone sono state cacciate dal loro posto di lavoro dopo che lo Stato ha venduto a dei privati la proprietà delle diverse aziende. In particolare, a dare il primo appuntamento in piazza nella giornata di mercoledì, sono stati gli operai della Dita produttrice di detersivi e della fabbrica di mobili Konjuh.

“Lavoratori noi non falliremo” è uno dei cartelli tenuto dai lavoratori licenziati che sfilano nei cortei.

Alla base delle proteste, oltre ai massicci licenziamenti, il diffuso piano di privatizzazioni che è in corso in tutta la Bosnia. Il paese slavo, a venti anni dalla fine della guerra, deve ancora fare i conti con un altissimo livello di corruzione nella politica e con una classe dirigente sempre più incapace a rispondere ai problemi della popolazione.

Nella giornata di oggi numerosi palazzi governativi sono stati presi di mira dai giovani scesi in piazza. Durante gli scontri con la polizia sono andate a fuoco le sedi governative delle città di Tuzla e di Zenica. Secondo quanto riportato dalla stampa locale i rappresentanti dei rispettivi Cantoni si sarebbero dimessi.

La rabbia dei manifestanti, oltre alle ragioni scatenanti, rappresenta la frustrazione sociale ed economica che investe tutto il paese.

“Non ha nessuno stupido nome questa protesta, è pura disobbedienza. Non c’è nessuna organizzazione dietro, sono le persone che hanno iniziato la rivolta” racconta una studentessa di Sarajevo.

La protesta che è partita mercoledì dalle strade di Tuzla, nel nord della regione balcanica, si è poi estesa nelle più grosse città di tutto il paese: Prijedor, Banja Luka, Zenica, Gračanica, Bihać, Mostar, Kakanj, Brčko e Sanski Most. Numerosi gli scontri di piazza avvenuti nel corso della giornata di oggi anche nella capitale Sarajevo.

Sebbene non si abbiano ancora delle cifre certe, diverse decine di manifestanti sarebbero stati fermati. Decine anche le persone che risultano al momento ferite a causa dei contatti con le forze di polizia.