Acabnews Bologna

Blocco delle produzioni non essenziali? Già 1.500 deroghe

Sono le risposte positive finora emesse dalla Prefettura alle 3.300 richieste presentate per evitare la sospensione stabilita per l’emergenza coronavirus. Dall’Xm24: “Che bisogno c’è di riprendere i lavori della trilogia Navile?”. Cua sull’Alma Mater: “L’unica briciola concessa agli studenti è il rinvio di un mese della rata universitaria”.

01 Aprile 2020 - 16:18

Ben 3.300: ecco quante aziende del territorio di Bologna si sono rivolte alla Prefettura per chiedere una deroga e poter proseguire l’attività nonostante la sospensione delle produzioni “non essenziali” decretata per il contenimento dell’epidemia Covid-19. Finora quasi la metà, cioè 1.445, hanno avuto l’ok dalla Prefettura. Ma il numero è destinato a crescere ulteriormente e non di poco, perchè ci sono ancora moltissime (circa 1.800) istruttorie in corso o da avviare. Il dato complessivo in tutta l’Emilia-Romagna è di 16.000 domande di deroga.

E in fondo “la produzione non necessaria non esiste, perché la produzione è necessaria al Capitale”, si legge tra i “pensieri dalla quarantena” pubblicati sul sito di Xm24: “Per Confidustria e a ruota il governo Conte, come lo sarebbe per qualunque altro governo al suo posto (scusa Salvini, ma non ti crediamo neanche stavolta) il profitto è più importante della salute. Respingiamo con forza la retorica del governo, amplificata a dovere dai media mainstream, che sta prendendo sempre più piede fra le persone già predisposte alla delazione in nome della sicurezza. Si continua a scaricare la responsabilità della diffusione del contagio sui comportamenti individuali (le corsette, le passeggiatine, come vengono chiamate sui giornali, con odiosi vezzeggiativi sprezzanti), mentre ci sono già relazioni certe sul fatto che, se è vero che uno degli strumenti per superare la crisi è la diminuzione delle ‘occasioni di contagio’, allora è nei luoghi dello sfruttamento di massa che va cercata un’origine del problema: necessario è mettere in discussione il paradigma della produzione ad ogni costo. Che in Lombardia si continui ad andare in fabbrica è inaccettabile, che lo si faccia anche nel resto d’Italia lo è altrettanto. Ne arrivano tanti di racconti di cantieri che non si fermano o riaprono proprio ora. Prendendo come esempio qualcosa che osserviamo da vicino: che bisogno c’è di riprendere i lavori della trilogia Navile in Bolognina? Non è necessario scadere in nessuna teoria del complotto per osservare la dura realtà che ci si pone, ancora una volta, davanti. Possiamo invece affermare che a prevalere è ancora la stessa logica che viene imposta a scapito delle nostre vite, e che anche in questa emergenza ci ha accompagnato: la produzione ed il profitto sono gli unici valori da perseguire, più importanti della salute pubblica e della giustizia sociale”.

Su “Università e crisi pandemica” ragiona invece il Cua: “Chiunque frequenti l’Unibo avrà sicuramente ricevuto più mail firmate da Ubertini in cui con toni gaudenti il rettore non fa che vantarsi dei risultai ottenuti. Stiamo affrontando dall’inizio della quarantena da Covid tutti i disagi derivanti dalla rimodulazione della didattica e dall’impostazione a distanza: lezioni ed esami online su piattaforme come microsoft teams, lauree discusse con le medesime modalità o addirittura per telefono, slittamenti delle sessioni di laurea perchè impossibilitati a concludere il percorso formativo, tirocini saltati. E tutto ciò non viene citato nemmeno una volta nelle tante mail che la governance universitaria manda al corpo studentesco. Mai un accenno a ciò che una studentessa o studente sta vivendo sulla propria pelle. E non ci meravigliamo che questo non succeda, all’amministrazione universitaria la reale condizione di precarietà di chi frequenta l’università non è mai interessata e mai è stata una loro priorità. L’unica briciola che hanno pensato di concederci è stato di ritardare il pagamento della rata universitaria di un mese, anziché pagarlo nel mese corrente”. La verità è che “la pandemia non è altro che il vaso di pandora che ha scoperchiato e messo ancora più in luce le disuguaglianze sociali esistenti nel nostro paese”, è un altro passaggio del comunicato: “Come studentesse e studenti denunciamo le svendimento dell’università pubblica tramite riforme della istruzione volte alla privatizzazione degli spazi universitari e della ricerca accademica, dove la governance anziché impegnarsi a sostenere chi sta pagando gli effetti della crisi mantiene accordi e lauree magistrali in collaborazione con l’Eni, fra i principali investitori in Egitto il cui governo è reo di aver arrestato e torturato Patrick Zaky, uno studente della nostra città dal 7 febbraio detenuto ingiustamente in un carcere egiziano, accusato di aver espresso delle posizioni politicamente scomode al regime”.