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Blitz delle femministe alla Feltrinelli: “Emis Killa contro le donne”

Il collettivo Mujeres Libres ha protestato contro la decisione della Feltrinelli di ospitare oggi il rapper: “Emis Killa parla ai giovani coi luoghi comuni che il sistema patriarcale usa da secoli”

27 Ottobre 2016 - 18:24

foto ZicAzione comunicativa questo pomeriggio contro la sede della Feltrinelli di piazza di Porta Ravegnana da parte delle Mujeres Libres, in concomitanza con la presentazione dell’ultimo disco del rapper Emis Killa. Le attiviste hanno esposto uno striscione con scritto:”Emis Killa contro le donne. Feltrinelli complice” e distribuito un volantino davanti all’ingresso della libreria, per esprimere il proprio sdegno contro le frasi sessiste contenute in un brano del disco e contro l’inaccettabile complicità della libreria più nota d’Italia nel diffondere e promuovere a fini commerciali quei contenuti.

Il collettivo femminista aveva invitato nei giorni scorsi a una mobilitazione di call e mail-bombing contro la direzione della libreria cittadina, con l’intento di fare pressione affinchè non si svolgesse la presentazione di oggi pomeriggio: le attiviste riferiscono tuttavia che i tentativi di parlare con chi aveva il potere di decidere in merito alla questione sono stati respinti attraverso continui rimbalzi telefonici, senza perciò che fosse possibile interagire con il direttore della sede bolognese.

Così il collettivo femminista nel volantino distribuito ai passanti e alle persone che si trovavano alla Feltrinelli: “Emis Killa nelle sue canzoni narra di un femminicidio, in molte descrive le donne e le relazioni con l’altro sesso come relazioni basate su forti rapporti di potere, dove giudizi negativi e moralisti sulla condotta delle donne si sprecano con odio e disprezzo. Lui si difende quasi convinto di fare una denuncia sociale raccontando un episodio di femminicidio dal punto di vista del carnefice e rivendicando la libertà di espressione del linguaggio forte e provocatorio del rap. Ebbene, ci sembra importante spiegare perchè non è così, e perchè quello che fa è pericoloso.” Continuano quindi le femministe: “Non è così perchè nel raccontare una violenza sulle donne, femminicidio compreso, la narrazione e il modo di raccontare fanno la differenza, e in questa canzone c’è solo la condanna della donna e la voglia di ucciderla, manca una frase, una parola che condanni questo comportamento. Non sono un raptus o una follia che fanno commettere un femminicidio, non è il ‘troppo amore di un ragazzo innamorato’ come narra quella canzone di merda! Il femminicidio c’è perchè esiste un sistema di idee millenario che si regge su idee stereotipate di possesso e non riconoscimento della specificità di ogni donna di essere com’è e della sua libertà di autodeterminarsi come vuole.” E concludono con un netto giudizio sui testi del rapper, che “parla a tante e tanti giovanissimi, usando dei luoghi comuni in modo molto ambiguo e forte, proprio come il sistema patriarcale fa da secoli.”