Acabnews Bologna

Blitz all’Acer, Social Log: “Spieghi il ritardo della graduatoria”

Tante famiglie in attesa di casa popolare sono sotto sfratto: se fosse eseguito, oltre a finire per strada, perderebbero i punti acquisiti. Il Viminale intanto guarda il dito e non la catastrofe: “Collettivi strumentalizzano”.

03 Febbraio 2016 - 15:43

Occupazione Acer (foto Social Log)“Questa mattina il comitato inquilini resistenti con Social Log si è dato appuntamento davanti la sede centrale di Acer, in piazza della Resistenza, per chiedere conto del grave ritardo nella pubblicazione della graduatoria per l’assegnazione delle case popolari, che sta causando grossi problemi, soprattutto agli inquilini sotto sfratto”. Ne dà notizia il collettivo con un comunicato stampa diffuso poco fa.

“Il ritardo – si legge poi – ha infatti dato vita a varie problematiche, da una parte, ci sono le tante famiglie sotto sfratto che, nonostante l’elevato punteggio ottenuto nella scorsa graduatoria e pur avendo un’elevata possibilità di diventare assegnatari con la nuova, rischiano di finire per strada. Dall’altra, un ulteriore problema è rappresentato, dal rischio di perdere punteggio in graduatoria a causa dell’esecuzione delle sfratto, in poche parole l’inquilino è costretto a resistere allo sfratto fino alla pubblicazione delle graduatoria se vuole evitare di perdere i punti legati al contratto di affitto ed allo sfratto. Convinti che questa situazione sia da addebitare all’inefficienza ed alla lentezza burocratica, abbiamo sentito la necessità di sollecitare la pubblicazione ma anche di chiedere una mini moratoria per tutti coloro che sono sotto sfratto ma hanno un punteggio tale da fare ipotizzare una sicura assegnazione nella prossima graduatoria, così da poter evitare le conseguenze drammatiche sia dello sfratto che delle perdita del punteggio. Siamo convinti che in una città in cui ci sono 1500 sfratti l’anno il ritardo della pubblicazione possa causare un peggioramento della già disastrosa questione abitativa, contribuendo a far rimanere senza casa anche chi ha tutte le carte in regola per ottenere un alloggio Erp. I timori di una ‘catastrofe umanitaria’ tanto per parafrasare l’assessore alla casa sono soprattutto legati alla possibilità che le famiglie che vivono in immobili Acer a causa delle morosità incolpevole accumulata in questi durissimi anni di crisi arrivino a perdere la casa popolare. Questa mattina abbiamo infatti colto l’occasione di ribadire che è necessario un piano di estinzione delle morosità incolpevoli accumulate durante gli anni di crisi e una celere commisurazione dell’affitto al reddito percepito. L’inziativa di oggi ha consentito al Comitato Inquilini Resistenti di strappare un tavolo con la dirigenza Acer per domani alle 16 nel quale iniziare a concretizzare le istanze nate nei quartieri resistenti agli sfratti”.

Social Log e Comitato Inquilini Resistenti danno dunque appuntamento “domani alle 16 alla sede Acer di piazza della Resistenza con un nuovo presidio e al termine del tavolo conferenza stampa”.

Intanto il nodo delle occupazioni abitative bolognesi è arrivato in Parlamento, in termini a dir poco surreali. Il viceministro dell’Interno Filippo Bubbico, rispondendo all’interrogazione di un deputato, ha infatti  sostenuto che i “movimenti antagonisti” utilizzerebbero gli immobili occupati “per svolgere le proprie attività politiche, ovvero li destinano a ospitare persone sfrattate, strumentalizzando in tal modo lo stato di precarietà abitativa che si registra nel capoluogo”. Riguardo il caso specifico di via Solferino 42, Bubbico parla di una “sostanziale correttezza dell’operato delle pubbliche autorità”, dato che “solo all’atto dello sgombero la Questura di Bologna ha potuto verificare la presenza di quattro minori”, mentre in sede di comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica sarebbe emerso che non si trattasse di un’occupazione abitativa. Riguardo l’acquisizione, infine, delle registrazioni con le dichiarazioni rilasciate dall’assessore Frascaroli nell’occasione, il viceministro ha liquidato tautologicamente la faccenda affermando che “si è trattato di attività svolte nell’ambito della delega conferita dall’autorità giudiziaria”.