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Blitz a Giurisprudenza: “Lo sai che ti hanno svenduto la facoltà?”

Hobo tappezza di cartelli Palazzo Malvezzi, destinato a essere alienato per finanziare il progetto Staveco: “Vendesi, rivolgersi al rettore”. Dal Cua solidarietà alla nuova occupazione del collettivo.

15 Settembre 2014 - 17:06

Iniziativa comunicativa del campeggio #StopBombingUniversity:

Vendesi Giurisprudenza (foto fb Hobo)Questa mattina siamo stati alla facoltà di Giurisprudenza, una delle numerose sedi che sarà svenduta per finanziare il Progetto Staveco. Nonostante si sostenga l’utilità della svendita di Palazzo Malvezzi, questa altro non è se non un’evidente forma di speculazione edilizia, l’ennesimo modo della casta universitaria di riempirsi le tasche con i nostri soldi. Quello che viene chiamato “investimento sui giovani” deve essere ricollocato all’interno di una cornice più ampia di gentrification e marginalizzazione degli studenti non convenienti; gli stessi studenti a cui non è stato consentito di partecipare al Senato Accademico n cui si discuteva della vendita degli immobilii, vigilato dalla Digos, nuovo braccio destro di Dionigi.

Non delegheremo a rappresentanze fittizie (quelle votate dal 7% ) la nostra opinione, ma ci troverete lì nelle sedi vecchie e nuove per dire che tutto questo non lo accettiamo!

Hobo

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Salutiamo e diamo la nostra solidarietà alla nuova occupazione del collettivo Hobo, che questa mattina ha ripreso spazio all’interno del complesso universitario di Filippo Re dopo lo sgombero e la demolizione del precedente spazio durante l’estate.

Alle politiche distruttrici che l’università mette in campo con repressione e sgomberi, noi contrapponiamo tutta la nostra forza creatrice, costruendo sopra le loro macerie . Macerie che non sono soltanto fisiche – come quando le ruspe della repressione hanno demolito l’aula del collettivo Hobo quest’estate – ma che sono anche quello che rimane del concetto di sapere critico di un ateneo sempre più improntato alla ricerca del profitto.

Salutiamo la nascita di un nuovo spazio, quindi, in cui sperimentare forme di autorganizzazione, sottratto ai principi di governance dell’università, ribadendo il concetto, che dove loro distruggono noi costruiamo… ed occupiamo!

Collettivo Universitario Autonomo