Master interrotto per leggere il documento del Laboratorio di Autoriforma: “Sciopero generale e generalizzato subito”.
Oggi venerdì 28 gennaio, come studenti e precari del Laboratorio di Autoriforma abbiamo fatto irruzione alla lezione inaugurale del master in Diritto del Lavoro dal titolo “Le relazioni industriali in Italia: nuove regole e vecchie sfide”. All’incontro, valevole per acquisire 3 cfu, erano presenti l’onorevole Giuliano Cazzola (Pdl) e Pier Paolo Baretta (Pd). Il primo sostenitore della legge Gelmini; il secondo ha sostenuto pubblicamente che gli operai di mirafiori avrebbero dovuto piegarsi al ricatto di Marchionne e votare sì al referendum.
Ritenendo inaccettabile che nelle aule della nostra università si dia spazio a figure di questo genere siamo intervenuti leggendo un nostro documento e ribadendo che per i sostenitori della Gelmini e di Marchionne non c’è spazio nelle nostre facoltà.
> Documento del Laboratorio di Autoriforma:
In migliaia ieri tra lavoratori garantiti e non, studenti, ricercatori precari della formazione e del mondo della cultura, abbiamo attraversato le strade di questa città, chiedendo a gran voce lo sciopero generale, unica prospettiva concreta per rispondere a Marchionne e alle politiche di austerità della crisi.
Da mesi il movimento studentesco ha posto, fra le proprie rivendicazioni, quella di voler costruire un’altra Università. Nel rifiuto del ddl Gemini non c´è nessuna nostalgia del passato, nessuna voglia di difesa della miseria del presente, un presente fatto di ricatti del potere baronale, lavoro nero e precarietà.
Seppur espressione di una complessità, queste esperienze hanno trovato pratiche comuni di lotta.
Riteniamo inaccettabile che quest´oggi le aule della nostra Facoltà, diventino una vetrina mediatica per baroni e onorevoli, che appoggiano le politiche di Marchionne, che attaccano i diritti dei lavoratori, frutto di anni di lotte, che “riformano” a forza di tagli, e ci vogliono di fatto relegare ad un presente e un futuro di precarietà e povertà. Per questo siamo convinti che oggi non ci sia nulla da inaugurare.
Come abbiamo più volte cantato in questi mesi “Que se vayan todos”. Via chi attacca il no degli operai di Mirafiori, via chi ci vuole precari e sfruttati dentro e fuori le università, con tirocini e stage non pagati, chi ci vuole imporre lavori umilianti, precari e sottopagati, Via chi vuol fare delle università un “diplomificio”, declassando la qualità dei saperi, e ingabbiandola dentro a sterili modelli quantitativi. Consideriamo inaccettabile che sia riconosciuto status educativo a queste vetrine mediatiche, con l´assegnazione di crediti formativi.
Non crediamo che sia casuale la scelta di un´aula universitaria per promuovere un dibattito sul tema Le relazioni industriali in Italia, nuove regole e vecchie sfide a pochi giorni dal risultato di Mirafiori. Le retoriche in questo caso ci sembrano più che evidenti. Le aule universitarie vengono, ancora troppo spesso, disegnate come luoghi dediti ad un sapere indiscutibile ed incontrovertibile. Esattamente la stessa retorica con cui in questi giorni il progetto Marchionne ci viene propinato.
Le evidenti connessioni che ci sono fra il declassamento dei saperi, i metodi della trasmissione, e le forme del mercato del lavoro, ci parlano di nuovi tipi di precarietà e sfruttamento imposti alle nuove figure produttive. Precari, lavoratori a contratto, stagiste e tirocinanti, oltre a non avere continuità di reddito, sono privati del fondamentale diritto di sciopero, la stesso ricatto che si vuole introdurre a Mirafiori. L´obbiettivo di Marchionne è chiaro: colpire una delle poche figure ancora garantite, ancora non soggetta al ricatto della precarietà.
Siamo convinti che il sapere non sia un elemento neutrale e universale, ma sempre l´espressione di un punto di vista parziale, uno strumento per prendere posizione. Per queste ragioni, vediamo l´università come un campo fondamentale nella generazione di nuova forza lavoro ricattabile e precaria, e vogliamo poter intervenire sui contenuti e sulle modalità di trasmissione dei saperi.
Per questo chiediamo fondi per la creazione di spazi di autonomia e indipendenza dentro e fuori le Facoltà. Spazi e tempi per liberare la potenza della ricerca autonoma dal ricatto baronale, per liberare la cooperazione sociale del lavoro vivo, per rovesciare l´elemento della precarietà attraverso la richiesta di reddito minimo garantito, forme di nuovo welfare e di servizi, che sappiano garantire le nuove figure produttive.
L´abbiamo detto ieri o lo ripeteremo a gran voce anche oggi: sciopero generale e generalizzato subito.
Laboratorio Autoriforma