L’associazione dei senza tetto: “Servono nuove strategie di intervento”. L’operatore della struttura: “Facciamo sempre piu’ fatica, soprattutto a lavorare sui percorsi di reinserimento”.
“Non facciamo valutazioni sul gesto, difficile dire se alla base c’è un problema psichico o economico. Il dato importante e’ che Giuseppe non ha trovato le risposte necessarie nonostante si sia rivolto ai servizi sociali”. Piazza Grande, l’associazione dei senza fissa dimora di Bologna, commenta così il suicidio di Giuseppe Macaluso, il 55enne che due sere fa si è tolto la vita nel centro di accoglienza Beltrame di via Sabatucci. “L’obiettivo non e’ additare responsabilita’, ma individuare nuove strategie di intervento, diversificare l’offerta di servizi, ascoltare con attenzione i bisogni- scrive sempre Piazza Grande- perche’ una persona in difficolta’, oltre a un tetto sulla testa, abbia gli strumenti per superare il proprio disagio”.
Giuseppe era a Bologna da qualche anno, “da un paio era entrato in contatto con le strutture di accoglienza, prima a Capo di Lucca e da ottobre 2011 al Beltrame”, spiega uno degli operatori responsabili del Beltrame. “Con lui l’impatto era stato positivo, cosa che non e’ sempre scontata, ora stava vivendo un momento di fragilita’ psichica importante, ma il suo gesto ci ha sorpreso: e’ difficile avere un’idea precisa del perchè”. Quel che e’ certo, però, e’ che non si tratta di un caso isolato. “Di storie come questa, di persone che non ce la fanno piu’, negli anni ne abbiamo incontrate tante”, prosegue l’operatore, “persone che hanno alle spalle percorsi vissuti come fallimentari, lutti, sperazioni, perdita del lavoro, dipendenze”.
Secondo l’operatore è difficile collegare il gesto di Giuseppe alle difficolta’ della struttura. “Francamente penso che c’entri veramente poco”, anche se “il Beltrame e’ una struttura complessa, e’ grande, accoglie persone con diversi tipi di problematiche e in piu’ i tagli si sono sentiti anche qui. In questo contesto anche il lavoro degli operatori ne risente: certamente si potrebbe lavorare meglio”. I tagli, soprattutto negli ultimi due o tre anni, hanno indebolito tutto il sistema dell’accoglienza a Bologna. “Facciamo sempre piu’ fatica”, dice l’operatore, “soprattutto a lavorare sui percorsi di reinserimento, perche’ dare un posto letto e’ giusto, ma da solo non basta”.