Acabnews Bologna

Bartleby, sequestro “atto di inaudita gravità” [+comunicato]

“Metteremo in campo altre iniziative”, annuncia il collettivo, che chiede anche la restituzione immediata del Fondo Roversi.

08 Marzo 2013 - 21:14
Il fondo Roversi in Aula Roveri (repertorio)

“Un atto senza precedenti e quindi di inaudità gravità” a cui Bartleby darà presto risposta: “Metteremo in campo altre iniziative”. Gli attivisti commentano a caldo il sequestro dell’aula Roveri appena operato dalla Digos: “Che l’Università di Bologna si servisse della magistratura e della Polizia per mettere sotto sequestro un’aula non era mai successo e questo segna un salto di qualità nelle modalità scelte dall’Ateneo per relazionarsi con i propri studenti”.

L’Alma Mater, dunque “preferisce che un’aula sia sigillata ed inaccessibile a tutti – accusa Bartleby – cioè non solo a noi ma a chiunque altro piuttosto che lasciata alla libera iniziativa degli studenti”. Riferendosi alla lettera aperta contro le occupazioni firmata da diversi docenti di Lettere, il collettivo si chiede anche “come mai dedicano tante energie ad opporsi alle occupazioni anzichè prendere posizione contro lo smantellamento dell’Università pubblica che è sotto gli occhi di tutti”. Evidentemente “la risposta è arrivata oggi”, con l’Ateneo che “continua a negare ogni forma di dialogo”.

Tra l’altro,  l’Università “si assume la responsabilità di aver sequestrato per la seconda volta il fondo di Roberto Roversi”, aggiungono da Bartleby: “Sia il fondo che il resto del materiale presente in aula ci appartengono e l’Università, ora, non si nasconda dietro il sequestro per non restituirci tutto subito”.

> Il comunicato di Bartleby:

L’arte dell’obbedienza

Apprendiamo dai giornali che l’Aula Roveri è stata sigillata e posta sotto sequestro dalla Digos.
Un atto senza precedenti e di gravità assoluta. Magistratura e polizia chiamate a risolvere una questione interna all’università. La mossa finale di una strategia studiata a tavolino, che ha visto come fondamentale passaggio di legittimazione la pubblicazione della lettera di alcuni docenti della Scuola.Sono tutti d’accordo i firmatari di quella lettera, alcuni dei quali negli anni hanno preso parte a mobilitazioni contro le riforme, o ad altre iniziative da noi promosse, con l’utilizzo della polizia in università? La legalità che invocano, può tradursi nella chiusura e nella criminalizzazione di qualsiasi spazio di dissenso tra gli studenti e l’Università? E cosa pensano questi docenti del presidente Costantino Marmo, che fino a pochi giorni fa dichiarava “rifiuto anche l’idea, che potrebbe farsi largo nella mente di qualcuno, che le aule di via Zamboni debbano essere presidiate dalle forze dell’ordine per garantire il corretto svolgimento delle attività istituzionali della Scuola. L’Università non ne deve aver bisogno”? Domande che riceverebbero una risposta se le aule universitarie fossero considerate una palestra di dignità, luoghi dove si apprende a dire la verità in faccia ai governanti invece di essere ridotte a spazio dell’obbedienza e della fedeltà assoluta.Proprio ieri rispondevamo a quella lettera invitando i firmatari e le firmatarie a spendere tanto tempo ed energie per affrontare i veri problemi di un’università ormai al collasso, distrutta da tagli e riforme che mirano al suo smantellamento.Con coerenza, dopo il muro in via San Petronio Vecchio, le manganellate in via Guerrazzi, ecco arrivare i sigilli per l’aula Roveri. E un nuovo sequestro per il fondo di Roberto Roversi.
Cade ogni minimo dubbio sulla presunta ricerca di un dialogo da parte dell’università. Si preferisce sottrarre uno spazio alla collettività e renderlo inutilizzabile da chiunque per via dei sigilli amministrativi, anzichè lasciarlo alla libera gestione degli studenti. Sta qui la violenza vera e propria, il salto di qualità di una gestione fallimentare dell’università di Bologna, del direttore della Scuola Costantino Marmo e dell’ineguagliabile rettore Dionigi, molto più preoccupato di distruibuire lauree ad honorem che delle riforme universitarie. Ci pensermo noi a ricordargli quali sono i veri problemi dell’università. See you soon.

Bartleby