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Bartleby e le contraddizioni delle istituzioni

Il collettivo, dopo la conferenza stampa di ieri, replica alle dichiarazioni di Università e Comune: “Lo dicevano anche un paio di filosofi qualche migliaio di anni fa. C’è un principio di non contraddizione che va rispettato”.

14 Dicembre 2011 - 19:07

Le istituzioni e il principio di non contraddizione

Non è che al mondo si possa dire tutto e il contrario di tutto. Lo dicevano anche un paio di filosofi qualche migliaio di anni fa. C’è un principio di non contraddizione che va rispettato.

In queste migliaia di anni questo principio è stato tutto sommato rispettato, ci sono dei distinguo, per carità, ma fino ad oggi una cosa è o non è. Non si capisce quindi il perché, dopo cambiamenti climatici, medioevi, scoperte di americhe, guerre mondiali, rivoluzioni sociali, sessuali, copernicane e culturali, ci si deve ritrovare ad una sospensione del principio di contraddizione qui e adesso, Bologna, inverno 2011. Tutto questo, guarda un po’, sul caso Bartleby. Saremo mica così importanti?

Vorremmo mettere in fila un po’ di materiali, per contrastare tutte le accuse che ci vengono fatte e che appaiono quotidianamente sui giornali.

L’amministrazione comunale ci ha accusati di due cose:

1) Voi siete Santa Insolvenza, voi avete occupato il Cinema Arcobaleno.

2) A voi avevamo offerto il cinema, voi l’avete occupato, adesso non ci si fida più di voi.

A queste accuse rispondiamo:

1) Se Bartleby fosse Santa Insolvenza, se avessimo veramente avuto quei numeri, non avremmo occupato il Cinema Arcobaleno, bensì San Marino con tutte le banche, e forse pure la Svizzera, e avremmo regalato al mondo il contenuto dei caveau. Non è successo, ma tranquilli che succederà.

Ci rendiamo conto però che queste cose le abbiamo già dette e in Comune si continua a fare orecchie da mercante. Che fare, ordunque?

Ci facciamo aiutare dalla realtà e mettiamo a disposizione le foto dell’ex Cinema Arcobaleno: link con tutte le foto ingrandite per i miopi. A breve la versione in braille, per gli ipovedenti.

Contate le persone, se credete che quelle persone siano veramente Bartleby allora gettate le armi e consegnateci San Marino: siete circondati!

Non crediamo si possa dire che Bartleby avesse ordito un piano segreto. Questo è ciò che viene fatto a volte nelle stanze del potere, ma non ci siamo mai ritrovati in queste modalità.

Quello che Bartleby e altri spazi sociali hanno fatto nel cinema Arcobaleno è stato partecipare a un movimento. Si dice che questo sia stato un errore all’interno della trattativa. Errore? Veramente qualcuno si stupisce che gli spazi sociali partecipino ai movimenti? Se il comune crede che trattare con uno spazio significhi azzerarne l’attività politica, ecco, questo sì che è un grosso errore: per chiarire meglio questo punto, leggere qui.

L’impressione è che si stia ordendo una trama contro Bartleby. Abbastanza ingenua, tra l’altro, le foto lo dimostrano: chi tesse la trama, quantomeno si premuri di non essere contraddetto.

2) Riguardo ad un’ipotetica offerta del Cinema Arcobaleno, il principio di non contraddizione ci dà un ulteriore aiuto.

Il fatto che quel cinema non ci fosse stato realmente offerto non lo diciamo solo noi, ma lo dicono le stesse persone che costantemente ci accusano di averlo fatto.

A questo link trovate un articolo sul resto del Carlino con un’intervista allo stesso assessore alla Cultura, Alberto Ronchi, dice testualmente: “Noi avevamo intavolato una discussione e avevamo detto che non davamo il cinema Arcobaleno, che peraltro non e’ del Comune”.

Come se ciò non bastasse, alleghiamo un ulteriore link che rimanda alle dichiarazioni dell’assessore in merito ai Centri Sociali, protagonisti della cultura cittadina.

Aggiungiamo un punto striminzito ma necessario: è da giugno che l’università ci parlano di lavori da fare nei nostri spazi.

Lavori che non si è nemmeno capito se coinvolgeranno il lotto di via San Petronio Vecchio 30\a.

Può l’università mostrare a noi e a tutta la città i progetti in modo da spiegare quando inizieranno questi lavori? Perché si parla di tanti lavori e tanti progetti, ma ad oggi, tutto ciò rimane nell’empireo delle idee.

Non vogliamo dichiarazioni, ma progetti precisi, con date e ubicazioni. E’ un nostro diritto: di studenti, di precari e di lavoratori del mondo della cultura.

Altrimenti è aria fritta e fino ad ora questi lavori ci sono, ma non ci sono! Quando sono?

Inoltre: è ora di smettere di dire che ci avete detto di cercarci un posto e che ce l’avreste sostenuto volentieri anche economicamente. Cosa siamo? Il catasto?

Ci risulta che a possedere i posti sia l’Università, non gli studenti e precari che la vivono. Noi paghiamo un affitto e paghiamo le tasse, siamo spremuti e per di più a caso. Gli studenti non scelgono di venire a Bologna perché ci sono i migliori professori di tutta Europa, ma perché a Bologna c’è un fermento culturale che attrae.

Parrebbe proprio che all’Università questo fermento non interessi. Parrebbe che all’università non interessi che al suo interno si organizzino eventi con Michael Hardt, Wu Ming, Erri de Luca, Valerio Mastandrea, Carlo Lucarelli, Ermanno Cavazzoni, ecc. Cosa c’è? Vi vergognate che questi personaggi siano venuti all’Unibo?

Anche perché quando a organizzare gli eventi è l’Università (coi soldarelli nostri) si fanno dei gran convegni pronti a lasciare il tempo che trovano e a sparire nell’empireo delle idee.

Non è una contraddizione anche questa? Non è forse una contraddizione promuovere un’università innovativa per chiudere le porte a chi questa innovazione la produce?

Ci si chiede quasi per quale università gli studenti, anche in Emilia, si indebitino.

Bartleby