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Bari / “Ci riprenderemo Villa Roth, martelli alla mano!” [video]

Dopo lo sgombero, sabato corteo notturno e taz a Villa Capriati, occupata vent’anni fa: “Uguali i sogni, i bisogni, i desideri, la felicità e la rabbia”. La nuova mobilitazione è fissata per il primo febbraio.

20 Gennaio 2014 - 14:07

Questo è il primo sabato senza i famosi “apericena” di Villa Roth, il 18 Gennaio e ci ricorderemo di questa data, senza quella musica e socialità che latitano nella Bari bene durante i quali hanno visto la Villa attraversata da migliaia di persone in questi 2 anni. Eppure si decide di vedersi lo stesso, mettere la musica lì fuori nel piazzale difronte la Villa sgomberata 5 giorni fa dal presidente della provincia Schittulli.

E così dalle 17 ci si inizia a radunare tutti lì fuori, a ritrovarsi ancora una volta in tanti, con alcuni dei teatranti e dj che hanno caratterizzato le attività della Villa. Perché lo sgombero lo ha insegnato a tutti. Villa Roth non erano 4 mura oggi sigillate, ma è un progetto che come tale non può essere sequestrato, denunciato. Decidiamo di costruire un’assemblea nella quale impera la rabbia: Villa Roth è di chi l’ha vissuta, è un bene comune del quartiere che l’ha difesa, della città che l’ha attraversata, di ogni giovane che ha trovato musica e socialità senza spendere 15 euro di biglietto d’ingresso obbligatorio, di ogni bambino del quartiere che dentro aveva il campo da calcetto, di ogni mamma sicura che i propri figli non giocassero più in strada. Ed allora a decine ci si esprime che “Villa Roth è nostra, non dobbiamo farcela togliere, dobbiamo riprendercela”. La proposta non può che essere il lancio di una mobilitazione per SABATO 1 FEBBRAIO nel nome della riappropriazione: ci riprenderemo Villa Roth, facciamo sul serio, la sfida ai sequestratori è aperta! Martelli alla mano!

Sul continuare della serata musicale ci si conta, siamo quasi 300 e vogliamo dimostrare subito che si fa sul serio, mandare un messaggio chiaro. Allora impianto e furgone decidiamo di andare in giro per le vie della città a bloccare tutto, a riprenderci le strade, ad aprire altri spazi abbandonati. Si parte in corteo selvaggio per tutto il quartiere di San Pasquale fino a dirigersi su via Amendola, una delle arterie principali di Bari, prendendola, bloccandola tutta, fino ad arrivare di fianco una delle sedi della provincia (!) in cui c’è uno stabile abbandonato dal 1999, Villa Capriati, caso della vita sgomberato nello stesso gennaio ma del 1994 perché occupata pochi giorni prima da altri giovani carichi degli stessi desideri di chi ha animato la Villa. Fin quando il cancello si apre ed a centinaia si entra, facendolo proprio per una notte, continuando con la musica, dimostrando alla città, alle amministrazioni pubbliche ed alla polizia con tanto di vicequestore in persona lì fuori incredula che Villa Roth quando vuole apre un nuovo spazio, apre la città, non ha paura di niente.

La sfida è lanciata. Adesso bisognerà ritrovarsi tutti e tutte Sabato 1 Febbraio a fare sul serio, a riprendersi Villa Roth, a rompere i sigilli imposti dalla magistratura perché tutti insieme non abbiamo alcuna paura. Dimostriamo che gli spazi sono di chi li vive! Riprenderci Villa Roth tocca a noi, mettendo i nostri corpi ed i nostri cuori contro quel cancello incatenato e quelle finestre murate. Portate tronchesi e martelli!

Le occupanti e gli occupanti di Villa Roth

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Gennaio 2014. Dopo due anni di occupazione, viene sgomberata Villa Roth Occupata. La misura dell’importanza dello spazio culturale e sociale nella città la si può facilmente comprendere attraverso la solidarietà e la complicità attiva che centinaia di persone hanno dimostrato il giorno dello sgombero e in quelli successivi, nella rabbia e nella determinazione di non lasciare cadere nel silenzio un’azione feroce contro l’intera comunità cittadina. Oggi, le finestre da cui si sono affacciati due anni di sogni, bisogni, desideri ,felicità e rabbia sono murate come una tomba.

Gennaio 1994. A pochi giorni dalla sua occupazione, viene sgomberata Villa Capriati. Erano altri giovani, ma uguali i sogni, i bisogni, i desideri, la felicità e la rabbia. Uguale la mano che ha cercato di violarli, uguali i muri che hanno cercato di chiuderli dentro uno spazio sequestrato alla comunità. Villa Capriati, dicevano, sarebbe diventato il “museo della radio”. Fino a questa sera, gli stessi muri di vent’anni fa tumulavano una meravigliosa struttura di proprietà pubblica.

Gennaio 2014. Le assemblee pubbliche di sostegno a Villa Roth decidono che il consueto appuntamento sociale del sabato non può fermarsi con lo sgombero, e artisti, musicisti, attori, si susseguono in più di 5 ore di esibizioni davanti ai cancelli della Villa. Balliamo, parliamo, firmiamo petizioni, ci abbracciamo guardando le finestre chiuse di quella che era diventata la casa di tutti noi. E allora, succede qualcosa di strano. Il furgoncino su cui c’è musica si sposta, si srotola lo striscione che da anni guardava le assemblee e le attività dal muro della salone della Villa e, spontaneamente, si parte. Succede qualcosa di strano, e nessuno si chiede perché. Siamo tanti, e molti di noi non si conoscono. Non c’è bisogno di chiedere dove stiamo andando, tantomeno perché lo stiamo facendo. Dopo giorni lì davanti senza alcuno scorcio realistico di rientrare abbiamo qualcosa da dire, e vegliare la nostra Villa Roth in quella stradina chiusa non ci basta più. Non è più una questione di collettivo, di identità: è una questione di appartenenza. Che abbiano vissuto dentro Villa Roth o ci siano passati solo un sabato sera, duecento persone, a mezzanotte, sfilavano su via Amendola gridando “Se ci tolgono la villa occupiamo la città”.

Gennaio 1994/Gennaio 2014. Villa Capriati, abbandonata da decenni, si riapre alla città. Oggi, però, l’abbiamo fatto per riprenderci le nostre strade dopo che ci è stata tolta la nostra casa, e per raccontare una storia. La storia di una villa bellissima, un bene pubblico espropriato alla collettività, sequestrato dall’ottusità delle istituzioni. Murato vivo. Ma siamo sempre stati convinti che siano le persone a fare le storie, la Storia: e quella di Villa Roth la stiamo riscrivendo insieme. E stasera, davanti ai muri che appartenevano ad un’altra storia, ci siamo promessi che il nostro finale non sarà lo stesso. Ci rivedremo presto, ancora più forti, ancora più arrabbiati, ancora più belli, fieri del nostro “odio mosso da amore”.

Le occupanti e gli occupanti di Villa Roth