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Banchetto degli studenti? Il Sant’Orsola chiama la polizia

Medicina in movimento resiste all’intervento degli agenti: “Fatto molto grave, dirigenza si assuma responsabilità”. Il Cua sugli universitari sospesi accusati delle contestazioni a Panebianco: “Ubertini si è fatto piccolo piccolo”.

25 Maggio 2016 - 10:35

Grave tentativo di sgombero dello sportello Corsie solidali
La dirigenza chiama la polizia all’interno del Sant’Orsola

Medicina in movimento (foto Zic)Oggi (ieri, ndr) come Medicina in Movimento ci siamo trovati davanti alla negazione, da parte della dirigenza, della possibilità di allestire nel viale centrale del Sant’Orsola lo sportello “Corsie Solidali”, dal quale si distribuiscono volantini di comunicazione riguardo all‘inchiesta da noi svolta sulla situazione dei soggetti che attraversano le corsie dell’ospedale. Poco dopo il nostro posizionamento, si sono presentati i vigilanti, ponendosi immediatamente in tono intimidatorio, a cui è seguito l’arrivo di quattro volanti e della digos all’interno dell’ospedale. É anche sopraggiunto il responsabile della sicurezza, il quale non ha fatto altro che ribadire quello che sentiamo da più di un mese a questa parte, ovvero che nell’ospedale universitario migliore d’Italia, titolo di cui al Sant’Orsola piace fregiarsi, non è possibile la libertà di espressione per chi distribuisce materiale che metta nero su bianco problemi e criticità che invece in questo ospedale proliferano. Nonostante le minacce di denunce e identificazioni abbiamo resistito, rifiutandoci di dare i documenti e l’attività dello sportello si è protratta fino alle 16, quindi 2 ore in più rispetto all’orario solito.

Ci sembra importante a questo punto porre l’accento su quanto sia problematica la trasformazione dell’ospedale da ente di salute pubblica ad azienda privata e come questo episodio sia l’espressione di una tendenza alla sottrazione di spazi di agibilità e democrazia nel mondo della sanità. Polizia al Sant'Orsola (foto Zic)Oggi (ieri, ndr) è successo un fatto molto grave: la dirigenza ha chiamato in forze la polizia all’interno dell’ospedale, con l’intenzione di far sgomberare il banchetto e far denunciare e portare in questura i presenti. La dirigenza del Sant’Orsola si deve assumere la responsabilità di ciò che è successo e non nascondere quello che è un problema politico dietro una questione di regolamento e ordine pubblico. Ribadiamo che siamo determinati a riprenderci tutti gli spazi che riteniamo siano necessari a studenti, lavoratori e pazienti per attraversare il nostro ospedale nel modo che riteniamo più degno.

Invitiamo tutti e tutte alla conferenza stampa sui gravi fatti di oggi (ieri, ndr) domani (oggi, ndr) mercoledì 25 maggio alle h 12.00 davanti al bar della Camst sul viale centrale del Sant’Orsola.

Medicina in movimento

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Sanzioni disciplinari agli studenti che contestarono Panebianco: chi ha perso e chi ha vinto?

E alla fine hanno “vinto” loro. È di oggi (ieri, ndr) la decisione del Senato Accademico di sospendere per due mesi dall’università 4 studenti del Collettivo Universitario Autonomo per la contestazione al Professor Panebianco dello scorso 22 febbraio.

Hanno vinto i difensori della “libertà di espressione”, che pochi minuti dopo la contestazione avevano già emesso il loro verdetto, foraggiati dai media mainstream, inventandosi di sana pianta lezioni interrotte e azioni squadristiche volte a silenziare la libera docenza, ergendosi a giudici, giuria e giustizieri e domandando pene esemplari per i contestatori, rei di aver sottratto qualche minuto al monologo del barone Panebianco. Hanno vinto le lobby della guerra italiane che nel professore avevano individuato un prezioso sponsor dei bombardamenti e dell’intervento militare in Libia, che ricordiamo essere ancora oggi tutt’altro che scongiurato (alla faccia di chi nei giorni successivi ai fatti di Scienze Politiche tacciava la nostra azione di pretestuosità!). Hanno vinto la candidata sindaco leghista Lucia Borgonzoni e Matteo Salvini, l’Almirante dei giorni nostri, che in visita a Bologna qualche settimana fa aveva ordinato al Rettore Ubertini, tra una stretta di mano e l’altra, di comminare sanzioni importanti agli studenti “dei collettivi”: d’altronde c’è sempre stata forte sintonia tra il prof. che invoca la selezione etnica ai confini e il leader della destra xenofoba e razzista italiana responsabile di migliaia di morti nel Mar Mediterraneo. Ha vinto, insomma, l’intero blocco di potere che in maniera bipartisan sosteneva e sostiene tutt’ora l’intervento militare in Libia, colluso fino al midollo con le lobby belliche nostrane.

Tuttavia, pensiamo che in questa partita, diretta da arbitri parziali e giocata a tavolino, ci sia chi ha subito una sonora sconfitta. È stata sconfitta l’autonomia dell’università, schiacciata tra l’incudine dei poteri forti e il martello della massa mediatica, capace di costruire un castello di accuse e criminalizzazione attorno a una semplice contestazione, che, ci teniamo a sottolinearlo, ha avuto tale risonanza proprio perché andava a toccare il nervo scoperto di una guerra in Libia ormai prossima. È stata sconfitta la libertà di critica che dovrebbe essere il sale di una vita universitaria ma che evidentemente piace solo quando non mette in discussione i reali assetti di potere. È stato sconfitto il Rettore Ubertini, che in questa faccenda si è fatto piccolo piccolo, preferendo assecondare interessi più grandi di lui, anche a patto di svendere la decisionalità autonoma dell’ateneo sulle proprie questioni interne. Tutto ciò con il beneplacito, nuovamente, di Lucia Borgonzoni che a mezzo stampa benedice l’”indirizzo diverso” preso dall’università di Ubertini.

E a questo punto ci chiediamo chi davvero ha vinto e chi davvero ha perso!

Per quanto ci riguarda i provvedimenti di oggi (ieri, ndr) li consideriamo completamente illegittimi, così come l’organo che si è premurato di dispensarlo, e oltre questa vittoria di Pirro non possiamo che scrutare le lotte dell’immediato futuro contro l’università della crisi e i saperi bellici continuando a lavorare ostinatamente per massificare e rendere sempre più ampio tra gli studenti e le studentesse dell’UniBo il dissenso e i comportamenti ribelli alla nuova governance del rettore, il nuovo Re Travicello dell’AlmaMater. Non abbiamo mai inteso chiedere assoluzioni a chissà chi o stracciarci le vesti davanti ad un senato accademico che nel 2016 si fa tribunale. Chi lo fa è l’inutile giocattolo in mano al potere baronale. Oggi (ieri, ndr) era l’occasione per puntare ancora una volta il dito contro chi era chiaro che si schierasse dalla parte delle lobby di guerra italiane con il proprio voto punitivo.

Ma d’altronde due mesi passano in fretta tra cortei, manifestazioni e nuove contestazione, mentre le contraddizioni emerse dalla contestazione di Panebianco e non solo, restano tutte sul terreno, quello concreto e reale dell’iniziativa politica e sociale che, lo annotiamo senza pedanteria, è ben più concreta di una sentenza accademica.

Chi ha vinto e chi ha perso oggi (ieri, ndr)?

Alla prossima contestazione! Al prossimo corteo! Alla prossima lotta!

Collettivo Universitario Autonomo