Mentre salgono a 107 i positivi, l’Ausl ha deciso di non chiedere sospensione attività. Allora “Bartolini la chiudiamo noi”, promettono i Si Cobas. Scattano i test per tutti gli ospiti dell’Hub di via Mattei, ma istituzioni “responsabili di non aver agito per tempo”, attacca il Coordinamento Migranti, segnalando contagi nelle scorse settimane anche allo Zaccarelli.
Ieri non sono stati registrati nuovi decessi in Emilia-Romagna a causa del coronavirus, ma sono 42 i casi in più rispetto al giorno precedente di cui 34 asintomatici. Di questi nuovi positivi, 19 riguardano la provincia di Bologna. Dall’inizio dell’epidemia in regione si sono registrati 28.435 casi in tutto. Le nuove guarigioni sono 45 per un totale di 23.142 persone uscite dalla malattia, l’81% dei contagiati da inizio crisi. Continuano a calare i casi attivi, che a ieri erano 1.041, cioè tre in meno rispetto a venerdì. Le persone in isolamento a casa, con sintomi lievi o asintomatiche, sono in tutto 924, l’88,4% di quelle malate. I pazienti in terapia intensiva a ieri erano 11, uno in meno rispetto al giorno prima ieri, mentre quelli ricoverati negli altri reparti Covid sono 106 (tre in meno). I decessi restano a quota 4.252 persone.
Per quanto riguarda Bologna, dei 19 nuovi casi conteggiati ieri sono 11 in particolare quelli riferiti al focolaio nel magazzino della Bartolini in zona Roveri. E’ salito così a 107 il conto dei positivi: 79 lavoratori e 28 familiari. Però si allontana l’ipotesi di chiusura del magazzino. Undici nuovi positivi sui 190 tamponi effettuati nei giorni scorsi “è poco piu’ del 5% e questo dimostra che abbiamo raschiato i casi e controllato tutti. L’ipotesi di chiusura c’era, ma ieri abbiamo svolto un sopralluogo insieme ai Carabinieri e abbiamo riscontrato che l’azienda ha ottemperato alle prescrizioni”, ha comunicato l’Ausl, quindi “non ci sono le condizioni per dire che facciano cose sbagliate” ora all’interno del magazzino. Di conseguenza “non andremo a fare una richiesta di sospensione dell’attività- ha aggiunto l’Ausl- perchè non ci sono i motivi e secondo noi l’azienda non è più volano” di ulteriori contagi. La Regione Emilia-Romagna invece ha fatto sapere di aver attivato delle misure ad hoc riferite al mondo della logistica e in particolare all’Interporto: è stato installato un presidio per la misurazione della temperatura corporea agli operatori e si parla di “azioni di sensibilizzazione” alle aziende per tenere più alta la guardia nelle misure di precauzione.
Ma “se l’Ausl non chiude Bartolini, Bartolini la chiudiamo noi”, promettono i Si Cobas. “Basta titubanze: Bartolini va chiusa, sanificata e riorganizzata sentendo lavoratori, rls e sindacato. Senza se e senza ma, da subito”. Sono “130 i lavoratori che al cambio turno condividono gli spogliatoi- racconta il sindacato- e alle 19,30 la mensa. I bagni sono in totale 10, utilizzati anche dal personale driver (corrieri) e dagli oltre 30 lavoratori delle agenzie, che cambiano di giorno in giorno”. La catena dei subappalti “è anche la catena del Covid”, continuano i Si Cobas, non solo a Bologna “ma anche in Germania, nei mattatoi, dove si ammalano a centinaia i lavoratori meno garantiti, i turchi, gli immigrati, come a Mondragone, dove il lavoro costa tre euro l’ora, e gli immigrati sono famiglie bulgare che ogni anno arrivano per guadagnare pochi soldi”.
Poi c’è il capitolo Hub di via Mattei, perchè due dei casi positivi riscontrati alla Bartolini riguardano due persone che vivevano nel centro di accoglienza. Per questo “stiamo avviando delle indagini epidemiologiche e stiamo ragionando su eventuali interventi nei prossimi giorni”, ha detto l’Ausl. Lo screenig epidemiologico è stato disposto per tutti gli ospiti della struttura. Nel frattempo, è stato trovato un nuovo focolaio in una struttura per anziani a San Pietro in Casale: “Si tratta di otto persone, cinque ospiti e tre operatori- riferisce l’Ausl- individuati grazie ai controlli con tampone che periodicamente facciamo per cercare situazioni di contagio tra i soggetti più fragili. Sono tutte persone asintomatiche e sono già tutte in isolamento”.
Sul focolaio alla Bartolini e sull’Hub interviene il Coordinamento Migranti: “Il contagio verificatosi alla Bartolini dimostra che per i migranti che abitano nel centro di accoglienza di via Mattei non esiste alcun pacifico ritorno alla normalità. Per loro eccezione e normalità coincidono drammaticamente. Non tutti i lavoratori della Bartolini sono del Mattei, ma il contagio esiste anche in altri magazzini. Come durante i giorni più duri della pandemia, centinaia di migranti sono ammassati in camere sovraffollate senza alcun rispetto per le misure di prevenzione del contagio. Alcuni di loro pare fossero risultati positivi al tampone. È invece notizia certa che allo Zaccarelli qualche settimana fa alcuni migranti hanno contratto il coronavirus, e in fretta e furia la cooperativa e le istituzioni si sono mossi per spostare i migranti in isolamento in strutture esterne. Tutto ciò è avvenuto senza lasciar trapelare alcuna notizia, per evitare evidentemente di assumersi la responsabilità di aver chiuso gli occhi su una situazione di emergenza più volte denunciata”.
Durante la pandemia “gli ospiti del centro Mattei, il Coordinamento Migranti, le comunità di richiedenti asilo e altre associazioni bolognesi hanno denunciato con numerosi comunicati le condizioni dei centri di accoglienza, chiedendone la chiusura immediata e il trasferimento degli ospiti in case. Le istituzioni hanno risposto con chiacchiere e vane promesse, rifiutandosi di prendere qualsiasi provvedimento. Anche il Tribunale di Bologna a inizio maggio ha cercato un cavillo per rigettare un esposto dell’Adgi che chiedeva una verifica sulle misure di distanziamento sociale. I risultati di questo razzismo istituzionale si vedono adesso. Decine di migranti dello Zaccarelli sono costretti in isolamento perché non è possibile alcun distanziamento in dormitori dove si è costretti in più di dieci persone in piccole stanze. Il centro Mattei non solo è ancora lì, con stanze sovraffollate e senza alcuna misura di prevenzione, ma ogni giorno continuano ad arrivare nuovi migranti che vanno ad aggiungersi alle camere dove sono già stipate decine di persone. Il ciclo della logistica che si regge quasi interamente sul lavoro migrante sta operando a pieno regime sperando che non si verifichino altri casi come quello della Bartolini. La famosa ‘ripartenza’ delle fabbriche e dei magazzini si sta basando in buona parte sul reclutamento di migranti direttamente dai centri di accoglienza, che tornano a funzionare a pieno regime come bacini di manodopera da sfruttare con contratti a chiamata e salari da fame. La Prefettura, le cooperative, il Comune e la Giunta regionale condividono la responsabilità di non aver preso provvedimenti a tempo debito e di continuare a mettere a rischio la salute e la vita di centinaia di migranti, di operatori, di lavoratori e di tutta la città. Nonostante le minacce di chiusura da parte delle autorità regionali che si sono improvvisamente accorte dell’ovvio, la Bartolini è ancora aperta e la salute dei migranti è affidata al caso, mentre i profitti della logistica bolognese sono al sicuro. Il fatto è che la Bartolini non è un’eccezione, nel centro di accoglienza di via Mattei non è cambiato nulla, lo sfruttamento del lavoro migrante rimane la normalità. Per questo i migranti del Mattei e degli altri centri sono già scesi in piazza due volte nell’ultimo mese per denunciare le loro condizioni di vita e di lavoro e per chiedere che decine di migliaia di altri migranti in Europa un permesso di soggiorno europeo senza condizioni”.