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Atlantide: “Verso lo sgombero, su un altro spazio non trattiamo”

Nulla di fatto nell’incontro tra l’assessore Lepore e i collettivi del Cassero di porta Santo Stefano. Il comunicato di Antagonismogay, Clitoristrix, Nulla osta, Smaschieramenti, Quelle che non ci stanno: “No alla politica dei bandi”.

19 Aprile 2013 - 16:57

No alla trattativa per l’assegnazione di un altro spazio. Rispetto ad uno sgombero, anche le associazioni vincitrici del bando dovranno assumersi le proprie responsabilità

Si è concluso con un nulla di fatto l’incontro di mercoledì 17 aprile tra l’assessore Matteo Lepore e i collettivi di Atlantide. Alla proposta dell’assessore di trovare una soluzione al conflitto tra le Atlantidee, il Comune ed il Quartiere Santo Stefano, attraverso l’assegnazione di uno spazio alternativo al Cassero di Porta Santo Stefano, i collettivi hanno risposto di no.

“Accettare questa proposta significherebbe di fatto avvallare la politica dei bandi promossa dall’attuale amministrazione come tentativo di normalizzazione delle esperienze di occupazione ed autogestione, proprio in un momento in cui molte di queste esperienze sono sotto attacco”.

Oltre alla decisione politica di mettere a bando gli spazi del Cassero attuata da Comune e Quartiere senza alcun processo consultivo con i collettivi che li facevano vivere da 15 anni, anche le minacce di demolizione di una parte dell’XM24, lo sgombero del cinema Arcobaleno, di Bartleby, dell’ex convento di Santa Marta e delle occupazioni abitative che hanno cercato di rispondere alle carenze del piano freddo prima e alla fine del piano per la cosiddetta emergenza Nord Africa poi, rappresentano un insormontabile ostacolo politico per l’avvio di un confronto sereno con questa amministrazione.

Per i collettivi atlantidei non si tratta semplicemente di difendere ad ogni costo la permanenza in quello spazio fisico, ma soprattutto di difendere e riaffermare la propria storia politica. “E’ da quando è cominciata questa vicenda, quasi 4 mesi fa, che chiediamo ad amministrazione e quartiere di assumersi fino in fondo la responsabilità politica di volerci imporre l’abbandono degli spazi che autogestiamo da 15 anni. E sono 4 mesi che ci sentiamo dare risposte che fanno appello solo ad un retorico e genericissimo rispetto delle regole e della legalità. Un piano al quale la nostra esperienza, come quella di tante altre realtà in città, non può affatto essere ridotta. La nostra storia è quella della riappropriazione collettiva di spazi di libertà e autodeterminazione ed è in coerenza con questa storia che rifiutiamo la trattativa per un altro spazio. Atlantide deve rimanere dov’è”.

A questo punto, è probabile che il processo di assegnazione dello spazio alle associazioni vincitrici del bando sul Cassero di Santo Stefano, Xenia ed Evoè, subirà un’accelerazione rendendo sempre più concreta la possibilità di uno sgombero attraverso l’intervento delle forze dell’ordine.

“Di fronte a questa opzione, tutti coloro che sono coinvolti dovranno assumersi la propria responsabilità, dunque anche le associazioni vincitrici del bando. Devono essere consapevoli che firmare la nuova convenzione significherà anche firmare la richiesta di sgombero per i collettivi di Atlantide. Da parte nostra, noi continueremo a svolgere le nostre attività negli spazi del Cassero di Porta Santo Stefano, sviluppando i nostri progetti per la libertà e l’autonomia delle donne, l’autorganizzazione femminista e lgbtiq, l’autoproduzione e la distribuzione culturale indipendente”.

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