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Ateneo, studenti in mobilitazione contro Anvur e Start Up Day

Exarchia, Link, Noi Restiamo e Rethink preparano la contestazione all’agenzia governativa che valuta e “divide Università di serie A e serie B”. Intanto, scritta contro un evento targato Alma Mater: “Start up… cultura dello sfruttamento”.

29 Novembre 2017 - 13:41

A partire da oggi e per tutta la settimana a Bologna arriva l’Anvur (Agenzia Nazionale di Valutazione del sistema Universitario e della Ricerca), per sottoporre a valutazione l’Alma Mater e in particolare il Corso di Laurea magistrale in Direzione aziendale. Collettivo Exarchia, Link, Noi Restiamo e Rethink – Collettivo di Economia stanno preparando una manifestazione per domani, giovedi’ 30 novembre, in piazza Scaravilli davanti alla Facoltà di Economia, per contestare l’agenzia governativa, contro la quale lanciano anche sui social network l’hashtag #stopAnvur.

In un comunicato congiunto i collettivi accusano l’ente di valutazione di aver calato dall’alto “come sua prassi, senza alcuna possibilità di interlocuzione, criteri di valutazione e obiettivi ai quali bisogna omologarsi senza discutere e verrà a valutare se l’Unibo rientra o meno in questi parametri. Vogliamo dire forte e chiaro che non riconosciamo l’Anvur come interlocutore. I componenti dell’Anvur, infatti, non sono eletti ma nominati dal Ministero con procedure alquanto opache, e il cui compito è funzionale alla volontà di un ritorno ad un’Università di classe. I dispositivi Anvur stanno configurando una divisione tra Università di serie A e di serie B. Il tutto con un costo di funzionamento stimabile intorno a decine di milioni di euro annui”.

Infatti l’agenzia del Governo “ripartendo i fondi in maniera premiale tra ogni Atenei, si presenta come un organo che sta instaurando un meccanismo di competizione e di concorrenza, accentuando il crescente processo di definanziamento dell’università pubblica. Vengono rafforzate le disuguaglianze di partenza tra i vari territori: quelli più sviluppati possono elevarsi al rango di Atenei di serie A o ‘poli di eccellenza’, lasciando gli Atenei di serie B relegati ad una condizione di sottofinanziamento. La conseguenza dell’applicazione di queste logiche (meritocrazia, eccellenza, efficienza) è che vengono colpite in modo principale le università del meridione e gli studenti provenienti dalle famiglie meno abbienti: l’università pubblica cessa di essere un vettore di sviluppo uguale per tutta la società. L’esigenza di adattare l’offerta formativa e le modalità di organizzazione dei corsi ai parametri Anvur innesca anche all’interno della componente studentesca dinamiche competitive, di rafforzamento delle disuguaglianze e di espulsione/punizione di coloro che rimangono indietro, nonché effetti a livello dello stress e della pressione e della progressiva tendenza a vivere lo studio e i singoli esami come compartimenti stagni, senza opportunità di approfondimento o di critica. Il risultato è l’esclusione di un sapere non direttamente funzionale alle logiche di mercato, l’espulsione di tutti quei soggetti che rifiutano questo modello, un’università estranea alle dinamiche dei territori”.

Inoltre “a queste problematiche, si aggiungono gli effetti della valutazione della ricerca su dottorandi, ricercatori e docenti che rendono sempre più difficile la produzione e la diffusione dentro l’università di un sapere critico capace di mettere in discussione i problemi esistenti e di trovare delle soluzioni adeguate per risolverli. Un disagio che si aggiunge al blocco del turnover, delle retribuzioni e dei finanziamenti in generale. Tutto questo accentua – concludono gli studenti – l’aumento esponenziale delle disuguaglianze in un Paese in cui la disoccupazione giovanile non mostra segnali di diminuzione, in cui il numero dei laureati è il più basso in Europa, in cui si vive il dramma dell’emigrazione massiccia delle giovani generazioni. Abbiamo quindi deciso di scendere in piazza il 30 novembre per contestare queste politiche ed affermare che non ci faremo valutare dall’Anvur”.

Due notti fa, invece, sui muri dei locali universitari che ieri ospitavano l’iniziativa “StartUp Day meets Humanities”,  è apparsa la scritta “Start up… cultura dello sfruttamento”. A segnalarlo è Noi Restiamo, che definisce l’incontro organizzato dall’Alma Mater “sostanzialmente un tentativo di promozione dello strumento ‘start up’ all’interno degli ambienti umanistici… Tutto ciò la dice lunga sul programma di autoimprenditorialità in cui l’Unibo ha deciso di investire, tra Start Up Day e Career Day si costruisce un futuro di precarietà e introiezione del fallimento nel quale ci voglio imporre che l’unica via di uscita sia diventare tu lo sfruttatore a discapito dei tuoi stessi compagni di corso. Su questo, e molto altro, dobbiamo interrogarci quando ci chiediamo che tipo di università sta diventano l’Alma Mater. Una prima risposta – secondo il collettivo – potrà essere l’esito dell’esame al quale l’Anvur sottoporrà questa settimana il nostro ateneo, valutandone i corsi, decidendone tagli e modifiche, il tutto dentro i sacri vincoli dell’appetibilità di mercato, l’attrattività di investimenti e cosi via…”.

Concludono dal collettivo: “D’altro canto però a conclusione di questa settimana noi proponiamo un’altro appuntamento, il 1 dicembre si terrà la prima ‘Assemblea nazionale – Dove stanno andando i nostri atenei?’, un’iniziativa costruita insieme a diversi collettivi provenienti da altrettante città d’Italia che si ritroveranno qua a Bologna per discutere e confrontarsi sulle tendenze dei propri atenei, un primo momento importante, se non fondamentale, per ri-iniziare ad elaborare una strategia comune per opporsi allo stato di cose presenti”.