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Ateneo, nuovo ultimatum a Bartleby

Se gli spazi non verranno liberati entro il 17 ottobre l’Alma Mater ventila sgombero e requisizione dei beni. Il collettivo: “Vuole il fondo Roversi?”. Comunque, ribadiscono, resteremo finché “non sarà assicurata la continuità delle nostre attività”.

14 Settembre 2012 - 17:39

Ci eravamo lasciati a Luglio con l’ottusa minaccia di sgombero dell’università e una trattativa col Comune saltata a causa delle misere beghe interne al PD.
Nella pausa estiva lo sgombero non è avvenuto, ma abbiamo comunque appurato che in via Zamboni 33 l’idiozia non va mai in vacanza. E’ infatti datato 31 agosto l’ennesimo ultimatum che questa volta arriva per vie legali.
Come prima cosa l’Università chiede agli occupanti di via S. Petronio Vecchio di identificarsi dal momento che l’associazione universitaria alla quale lo spazio era stato formalmente, e sottolineiamo formalmente, assegnato è decaduta.
Nelle righe successive coloro che occupano “anonimamente” lo stabile vengono invitati a uscire dagli spazi di via San Petronio Vecchio entro il 17 ottobre 2012.
Inoltre il rettorato non solo si dice disposto a sgomberare l’edificio, ma minaccia anche di requisire i beni che si trovano al suo interno. I beni saranno infatti sequestrati e messi in un magazzino per 60 giorni, passati i quali, e qui citiamo, “…i beni verranno acquisiti al patrimonio di questo Ateneo, oppure mandati in discarica…”.

Viene quasi da pensare che oltre a voler eliminare il progetto Bartleby, all’Ateneo piaccia anche l’idea di trovarsi tra le mani il  fondo Roversi, presente nella nostra Common Library. Con un po’ di fantasia si può immaginare la conferenza stampa di inaugurazione del fondo in cui il rettore parla dei sacrifici che hanno portato all’acquisizione della collezione di riviste del poeta bolognese e di come gli studenti siano stati fondamentali per il progetto. C’è a chi piace parlare delle cose belle solo quando sono passate perché al contrario, quando si ostinano ad esistere, danno fastidio e vanno messe (scripta manent) in discarica.
Ma non dobbiamo lamentarci perché, a detta loro, noi lo sgombero ce lo stiamo cercando e la nostra permanenza in S. Petronio Vecchio viene definita un’occupazione “sine titulo”. Come se dopo anni di attività culturali e politiche, spesso costruite assieme a soggetti che nell’università non trovano spazio di espressione, non avessimo la legittimità di continuare a far vivere questo progetto.
Per non parlare delle “oggettive criticità di valenza giuridica” che, sempre a detta del rettorato, precluderebbero la nostra richiesta di assegnazione di altri locali: senza associazione niente spazio.

Siamo quindi nuovamente costretti a ribadire che la casa che Bartleby ha abitato negli ultimi due anni è il risultato di una forza che ha sempre ecceduto ogni tentativo di riduzione a mero rapporto fra “soggetti giuridici”.
Se ancora una volta l’Università, così come avevano fatto l’ex-rettore Calzolari insieme alla sua prorettrice Monari, ha bisogno di ricorrere a cavilli tecnici e giuridici per risolvere “il problema Bartleby”, non possiamo che interpretarlo come il segno di  un’estrema debolezza.
Abbiamo sempre sostenuto che l’inizio dei lavori è perfettamente compatibile con le nostre attività, poiché un muro alto più di tre metri ci separa dall’eventuale cantiere garantendo la sicurezza necessaria. Detto ciò non siamo disposti a spostare una discussione politica su un piano meramente tecnico.

Come affermiamo da tempo, non andremo via fino a quando non sarà assicurata la continuità delle nostre attività politiche e culturali, e questo lo chiediamo noi assieme a tutta quella moltitudine di persone che ci ha sostenuto e seguito fin qui.
Abbiamo sin dall’inizio mostrato un’apertura al dialogo con le istituzioni che però, fin’ora, si sono dimostrate buone solo ad autoincensarsi. Probabilmente il tempo degli appelli e degli sforzi per farle sedere a un tavolo che sia risolutivo è finito: ad occupare quel tavolo non ci siamo che noi. E se dovesse esserci il paventato sgombero allo scadere dell’ultimatum, ebbene
di quell’atto di forza e delle sue conseguenze politiche dovranno farsi carico quelle istituzioni che a quel tavolo non si sono mai realmente sedute.

Ci vediamo tutti i mercoledì a partire dal 19 di Settembre a Bartleby in via San Petronio Vecchio 30/a

Bartleby