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Arresto Zaky, l’Alma Mater non interromperà i rapporti con l’Egitto

Lo ha comunicato oggi il rettore Francesco Ubertini, aggiungendo che la prossima settimana sarà organizzato un corteo per le strade della città e che l’Ateneo sta cercando di coinvolgere la comunità internazionale delle Università. Oggi cacerolazo in piazza Nettuno: “Patrick libero!”. Familiari: “Stategli vicino”.

12 Febbraio 2020 - 19:20
Murale di Laika a Roma, vicino all’ambasciante d’Egitto (da Instagram @laika_mcmliv)

Tra le realtà cittadine che in questi giorni hanno preso posizione sull’arresto e le torture in Egitto di Patrick Georg Zaky, le/gli studentesse/i di Saperi Naviganti hanno scritto: “Ciò che esigiamo come studentesse e studenti, compagnx di Patrick è che l’Università in qualità di istituzione prenda una posizione forte e chiara, che spinga affinché si lotti e si pretenda radicalmente l’immediata liberazione e la facoltà di poter tornare in Italia di Patrick. Esigiamo che l’università di Bologna interrompa immediatamente qualsiasi accordo accademico con quella de Il Cairo e, finché ciò non avviene, che venga perlomeno chiamato uno sciopero generale delle lezioni: che le aule rimangano vuote, perché se uno di noi non può esserci che non ci sia nessunx!”. Proprio oggi, però, l‘Alma Mater ha fatto sapere che non interromperà i rapporti in corso con gli Atenei egiziani. Lo ha chiarito il rettore Francesco Ubertini, oggi al termine della riunione di tutti gli organi accademici in seduta congiunta: “Non abbiamo rapporti con il Governo egiziano ma solo con altre Università in Egitto su progetti di ricerca e formazione, che dal nostro punto di vista sono dei ponti e che quindi non devono essere interrotti. Dopo una valutazione attenta, abbiamo scartato l’ipotesi di interrompere i rapporti. In questo momento non bisogna abbattere i ponti che ci sono ma cercare di crearne di nuovi”. Nel frattempo “ci siamo attivati per coinvolgere le Università italiane, attraverso la Crui- dice il rettore- ho scritto personalmente all’associazione europea delle Università, affinchè anche gli atenei europei si mobilitino, portando avanti insieme a noi iniziative perchè l’attenzione dell’opinione pubblica italiana e internazionale rimanga alta su questo tema”. E inoltre “ho chiesto di condividere iniziative anche all’Osservatorio della Magna Charta, che coinvolge circa mille Università in tutto il mondo”.

Ubertini ha comunicato anche che l’Alma Mater organizzeà per la prossima settimana un corteo per le vie della città: la manifestazione, proposta dal Consiglio degli studenti, si terrà comunque prima del 22 febbraio, giorno in cui dovrebbe scadere il fermo per Zaky. L’iniziativa ha ottenuto la condivisione degli organi di Ateneo che oggi si sono riuniti in un’unica seduta.

Nel frattempo è in corso il terzo presidio per Zaky organizzato nel giro di pochi giorni. L’appuntamento, promosso da Amnesty Bologna e dalla pagina Facebook Patrick libero, è stato convocato in piazza del Nettuno sotto forma di “cacerolazo”. L’invito era infatti quello di portare pentole e mestoli per farsi sentire il più possibile e “gridare a gran voce che Patrick Zaki dev’essere liberato subito”.

Ieri erano intervenuti in rete i familiari dello studente: “Non riusciamo ancora a comprendere le accuse mosse a Patrick, nostro figlio non è mai stato fonte di minaccia o di pericolo per nessuno, anzi, è stato una costante fonte di sostegno e di aiuto per molte persone. Patrick è tornato in Egitto per una breve vacanza dai suoi studi in Italia, per venire a trovare noi e i suoi amici e per passare un po’ di tempo insieme prima di tornare alla sua intensa vita accademica. Non avremmo mai immaginato che potesse essere trattato in questo modo, né che avremmo vissuto anche solo per un giorno con una paura e un’ansia senza precedenti per la sicurezza e il benessere di nostro figlio. Non sappiamo nemmeno quando o come finirà questo incubo. Noi, la famiglia di Patrick – chiediamo a tutti di stargli vicino e di sostenerlo in questa situazione di difficoltà e dichiariamo il nostro pieno sostegno alle richieste dei suoi amici e colleghi dentro e fuori dall’Egitto, che insistono sull’immediato e incondizionato rilascio di Patrick e sulla caduta di tutte le accuse, oltre alla garanzia che non ci saranno ulteriori persecuzioni nei confronti di Patrick o dei suoi familiari e che gli sarà permesso di continuare i suoi studi”.