I dati dal 1996 raccontano un fenomeno di ancora grande incidenza, anche se si intravede un probabile calo. Nei giorni scorsi tre condanne per omicidio colposo nei confronti di ex dirigenti delle Casaralta di Bologna.
Nel 2016, in Emilia-Romagna, l’elenco dei nuovi casi di mesotelioma maligno (tumore raro ma dalla riconosciuta correlazione con l’esposizione professionale o ambientale all’amianto) registra altre 113 diagnosi, anche se si tratta di un dato ancora parziale. A riferirlo è il Centro operativo regionale del Registro nazionale mesoteliomi, che precisa che il dato si riferisce alle persone residenti nella regione e non comprende quindi coloro che potrebbero avere contratto la malattia lavorando in Emilia-Romagna, per poi essersi successivamente trasferite altrove. Con le 113 nuove diagnosi sale a quota 2.413 l’elenco dei casi censiti in regione a partire dall’1 gennaio 1996: 1.748 uomini e 665 donne. Dall’ente segnalano inoltre che la curva di incidenza del fenomeno pare stia cominciando a scendere, dopo il picco registrato nel triennio 2011-2013 con 154, 156 e di nuovo 154 nuovi casi. In ambito professionale, i casi di mesotelioma con esposizione all’amianto (classificata come certa, probabile o possibile) si concentrano soprattutto nell’edilizia (14,9%), nella costruzione e riparazione di materiali rotabili ferroviari (11,9%), nell’industria metalmeccanica (9,2%) e negli zuccherifici o in altre industrie alimentari (8,1%).
E’ di alcuni giorni fa, intanto, la sentenza di condanna in primo grado per omicidio colposo nei confronti di tre dirigenti delle ex officine Casaralta di Bologna, l’azienda che fabbricava carrozze ferroviarie e i cui lavoratori sono stati a lungo esposti alle polveri del famigerato metallo. L’accusa del pm Roberto Cerroni è stata accolta dal giudice Manuela Melloni, che ha condannato a tre anni Anna Maria Regazzoni, a due anni Carlo Filippo Zucchini e Carlo Regazzoni. I tre ex consiglieri di amministrazione della Casaralta sono stati inoltre assolti da alcuni capi e prosciolti da altri per prescrizione. I fatti loro contestati vanno dagli anni ’60 al 1989, la responsabilità dei tre è stata riconosciuta per una ventina di casi e sono state stabilite provvisionali da 150.000 euro per parte civile.