Attualità

Amburgo / No G20, tempi lunghi per i processi ai 35 detenuti

Tpo e Làbas fanno il punto della situazione: ancora in carcere 13 tedeschi e 22 internazionali, tra cui i sei italiani: “Solidarietà e complicità, nessuno resti solo”.

28 Luglio 2017 - 12:58

Sono passati 18 giorni dalla conclusione del G20 di Amburgo e ad oggi sono ancora detenute nelle carceri tedesche 35 persone. Non c’è alcuna intenzione da parte del tribunale di istruire i processi in tempi brevi, in più la procura ha impedito per loro ogni richiesta di rilascio su cauzione o di altre misure cautelari. Una vera e propria vendetta, agita come tentativo di criminalizzazione delle grandi mobilitazioni che hanno accompagnato le giornate di contestazione al vertice, in cui una coralità di pratiche diverse tra loro ha mandato in tilt l’apparato di polizia ed ha fatto paura ai potenti della terra. Un’operazione repressiva contro la sollevazione di una città intera, per giustificare la fallimentare gestione della polizia in quelle giornate, che nonostante lo smisurato dispositivo messo in campo, non è stata in grado di contenere il dissenso e la rabbia di migliaia di persone.

In particolare c’è stato un accanimento nei confronti degli attivisti internazionali, per provare a delegittimare un’ intera protesta, attribuendo a persone venute da fuori la responsabilità dei disordini, infatti oggi a farne le spese nelle carceri di Amburgo sono soprattutto gli arrestati senza cittadinanza tedesca: su 35 ancora in stato di arresto, sono 22 gli internazionali, dei quali 6 italiani.

Questa permanenza nelle carceri viene motivata, affermano gli avvocati del legal team, dal presunto “pericolo di fuga” che coinvolgerebbe soprattutto chi non è residente nello stato tedesco.

Intanto le iniziative di solidarietà, in Germania e fuori dai confini, si moltiplicano: in Italia oggi ci saranno presidi sotto ambasciate e consolati tedeschi in varie città, per chiedere a gran voce il rilascio di tutti gli arrestati.
Per non far sentire solo chi è costretto alla detenzione è inoltre partita la campagna “Scrivimi”.

Da Bologna esprimiamo la massima solidarietà e complicità a Maria, Fabio, Orazio, Alessandro, Emiliano, Riccardo e a tutti gli arrestati.
Nessuno resta solo, struggles make Europe!

Liberi tutti subito!

Tpo
Làbas