Acabnews Bologna

Altra caserma, altro cemento: è il turno dell’ex Mazzoni

Cassa Depositi e Prestiti e il Comune vorrebbero realizzare nell’ex area militare in zona Murri sette palazzoni con 195 appartamenti. Ma tra i residenti monta lo scontento: “Basta speculazione!”, è il messaggio del neonato comitato ‘Ex caserma Mazzoni bene comune’, che ha lanciato una petizione (sostenuta anche da Làbas) raccogliendo 300 firme in due giorni.

14 Maggio 2020 - 11:06

Siamo alle solite: ex caserma che vai, speculazione che trovi. Stavolta la lingua dei rendering parla di sette palazzoni con 195 appartamenti (come se in città non ce ne fossero migliaia vuoti) e un’area commerciale: è il nocciolo del progetto che si allunga sull’ex Mazzoni, area un tempo militare che si trova in zona Murri fra via Parisio, via delle Armi  ed un tratto della ferrovia Bologna-Firenze. La proposta sul destino di questo complesso porta la firma della proprietà, cioè Cassa Depositi e Prestiti, che deve presentarla al Comune: si tratta di una proposta preliminare che ancora deve formalmente arrivare sul tavolo della Giunta, eppure da Palazzo D’Accursio già escono dichiarazioni con cui l’amministrazione difende il progetto come se fosse il suo. Ma tra i residenti monta il malumore, come dimostra il materiale inviato a Zic dal comitato Ex caserma Mazzoni Bene comune, che si è costituito alcuni giorni fa con un’assemblea online che ha visto la partecipazione di 60 persone: l’obiettivo è fermare “ogni forma di speculazione immobiliare” e far sì che “non venga versato alcun granello di cemento per tali fini”. Lo stesso comitato ha già lanciato una petizione su Change.org che nel giro di due giorni ha superato le 300 firme, sostenuta anche da Làbas: “Basta cemento e speculazione”, scrive il collettivo, esprimendo il proprio supporto al comitato e invitando ad aderire alla raccolta firme. Dall’altro capo della città, anche il comitato Rigenerazione No Speculazione sostiene chi si oppone al progetto, perchè quella dell’ex Mazzoni è “una storia che ci suona familiare: un’ex caserma dove la rigenerazione rischia di tradursi in una saturazione di appartamenti e cemento”, per questo “seguiamo con attenzione e siamo solidali con questi cittadini”. In più, in campo c’è anche un altro comitato di residenti, che si chiama ‘Per una nuova caserma Mazzoni’ e chiede di ridurre l’impatto della cosiddetta riqualificazione. E, dulcis in fundo, chiede un bel po’ di modifiche al progetto perfino il gruppo Pd del quartiere Santo Stefano, che pure nel panorama del Pd cittadino tende a non distinguersi per posizioni particolarmente illuminate (basti pensare al tema degli spazi autogestiti).  

“Basta speculazione! Vogliamo un Quartiere vivibile e sostenibile!”, è l’incipit della petizione lanciata (insieme all’invito a formulare proposte sull’area) dal comitato Ex caserma Mazzoni bene comune. Che spiega: “Il 17 aprile si è svolta la commissione Assetto del territorio del quartiere Santo Stefano, occasione nella quale come cittadini e cittadine siamo stati informati del progetto relativo all’ex caserma Mazzoni e di cui il Comune di Bologna dovrebbe approvare il Piano Urbanistico Attuativo entro la fine dell’anno. Il progetto prevede la costruzione all’interno dell’ex caserma Mazzoni di ben 195 appartamenti suddivisi in sette grandi palazzoni che occuperanno il 70% della superficie e di un’area per scopi commerciali, compensati (come ‘contentino’) dalla costruzione di 20 alloggi per il social housing, una piccola scuola secondaria con annessa palestra e il recupero dell’ex nido Rizzoli in villa Mazzacurati (abbandonato e in stato di degrado da più di 10 anni e altrove rispetto l’area dell’ex caserma Mazzoni). Ma non solo: il progetto prevede l’abbattimento di ben 101 alberi che anche nel caso in cui venissero compensati a norma di legge, potrebbero acquisire solamente tra 10 o 15 anni la capacità di assorbimento dell’inquinamento della vegetazione esistente! Inoltre, secondo gli studi fatti, l’aumento previsto di 1085 autoveicoli al giorno nella zona farebbe respirare ai noi cittadini una tonnellata di smog in più all’anno”.

L’ex caserma Mazzoni, è un altro passaggio della petizione, “è tristemente vuota da decenni, come del resto le altre grandi ex caserme cittadine di proprietà di Cassa Depositi e Prestiti: sono luoghi costruiti con danaro pubblico che invece di essere accessibili alla cittadinanza in quanto beni comuni (in un contesto dove avremo sempre più bisogno di spazi aperti), vengono lasciati vuoti in attesa di riuscire a privatizzarli perseguendo le vecchie logiche del mattone. Questo progetto è calato dall’alto, senza che ci sia stato un confronto reale e un percorso di partecipazione con noi chi vive nel territorio: noi vogliamo dire la nostra e immaginarci il futuro di quest’area, ma la condizione per fare questo è blocco immediato di questo progetto e l’avvio dell’iter modificativo del Poc, per darci la possibilità di affermare un altro modello di città, più vivibile e sostenibile!”.

Nel comunicato diffuso dopo l’assemblea, poi, il comitato racconta che in quell’occasione “abbiamo ascoltato urbanisti, chimici e forestali che hanno confermato quello che abbiamo pensato sin da subito: l’impatto della colata di cemento che Cassa Depositi e Prestiti e il Comune di Bologna vorrebbero realizzare sull’area sarebbe devastante per il territorio. Chi ha acquistato casa da poco (magari con i risparmi di una vita) la vedrà deprezzata. Il cantiere rovinerà il sonno, la vivibilità e l’agibilità di chi ci abita. Il progetto, se realizzato, metterà a rischio la nostra salute”. In un momento in cui “gli scienziati stanno provando i legami tra la diffusione del Coronavirus e l’inquinamento dell’aria, stanno per sganciare una bomba ambientale sulle nostre teste! Queste valutazioni ci portano a confermare la posizione dalla quale siamo partiti: noi non intendiamo trattare sul numero degli appartamenti e dei palazzoni da costruire, non ci accontentiamo di vederne costruiti 140, ma chiediamo invece la rinuncia ad ogni forma di speculazione immobiliare e che non venga versato alcun granello di cemento per tali fini. La condizione necessaria per poter discutere della destinazione d’uso dell’area, ovvero di elaborare collettivamente delle proposte capaci di cogliere le reali necessità del territorio in termini di aree verdi, esigenze scolastiche, spazi sportivi e servizi recuperando eventualmente gli edifici esistenti è quella di cominciare immediatamente l’iter per modificare il Poc del 2016. Per farlo occorrono due cose: 1) La volontà politica 2) I voti a maggioranza del Consiglio comunale. Ogni altra giustificazione, come quella per cui c’è troppa fretta o l’iter sarebbe troppo avanzato (quando la stessa assessora Orioli in commissione ha parlato di marzo 2021…) appaiono meramente funzionali a disinnescare la volontà di centinaia di cittadini che ci stanno contattando per ostacolare il progetto. Proprio a proposito delle dichiarazioni dell’assessora Valentina Orioli apparse sull’edizione del Resto del Carlino di domenica 10 maggio vogliamo replicare che ci auguriamo che la sua sia semplicemente una svista dovuta alla pressione che sta ricevendo… dato che è ben chiaro che il progetto prevede il 70% di edificabilità residenziale. L’ex caserma Mazzoni non sarà affatto verde (tantomeno la scuola che vorrebbero costruire..), ma sarà un luogo dove svetteranno otto palazzoni circondati da smog e da una ciclabile che sarà meglio non percorrere se i livelli di inquinamento raggiungeranno i picchi descritti prima”.

Foto di Gianluca Rizzello