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Ai domiciliari, niente esame: “Accanimento della Procura”

Loris non ha potuto sostenere una prova in programma stamattina, Libertà di dimora: “Per il diritto allo studio nessun passo indietro!”. L’Assemblea di Scienze politiche sui nuovi criteri per l’uso delle aule: “Ci vogliono semplici utenti”.

21 Gennaio 2016 - 17:34

Corteo Parvis e Loris“Continua l’accanimento della Procura sul diritto allo studio”, scrive Libertà di dimora, comunicando che stamattina Loris (studente dell’Alma Mater ai domiciliari) non ha potuto sostenere un esame regolarmente prenotato. Non sono le prime difficoltà incontrate su questo terreno, ma questa volta è andata anche peggio perchè da parte della Procura “nulla è stato comunicato, impedendo a Loris di recarsi a fare l’esame perché privo di un permesso e allo stesso tempo alla Scuola di Lettere di avviare l’iter per far sostenere l’esame in altro modo, eventualmente a casa, nel rispetto di un diritto fondamentale, quale è il diritto allo studio. La Scuola di Lettere, cui Loris appartiene, può infatti avviare l’iter per uno svolgimento alternativo dell’esame solo in presenza di un diniego scritto, necessario a giustificare un esame a domicilio”. Scrive Libertà di dimora: “Uno studente se ai domiciliari non può continuare a studiare e a sostenere esami, continuare la propria formazione? Oltre alla limitazione delle libertà personali è evidente il tentativo della Procura di restringere le possibilità di studio di Loris e di altri studenti e studentesse che come lui si trovano a dover affrontare anche l’impossibilità – di fatto o attraverso becere mosse come quest’ultima – di continuare la propria formazione universitaria e di svolgere i propri esami. Se pensate di avere il nostro silenzio vi sbagliate, continueremo a rendere pubblico il vostro scellerato operato, se pensate di addomesticarci con questi inutili tentativi di limitazione delle nostre libertà, vi sbagliate, continueremo a combattere per fare in modo che non sia mai più negato a nessuno il diritto allo studio e la possibilità di svolgere in piena serenità gli esami del proprio percorso formativo. Per il diritto allo studio nessun passo indietro”.

E a proposito del tentativo di restringere gli spazi di agibilità agli studenti dell’Alma Mater, anche l’Assemblea di Scienze Politiche segnala una situazione che fa riflettere: “Questo anno il ‘Nuovo Regolamento d’Ateneo’ dispone altri e innumerevoli criteri per chi vuole avere la possibilità di farsi riconoscere dall’Alma Mater in modo da poter usufruire di spazi e fondi. Nell’università delle macerie da più di un anno come ‘Assemblea di Scienze Politiche’ costruiamo spazi di socialità e confronto in cui ridare senso a un percorso di studi chiuso e frammentato. Sono stati tanti i temi che si è deciso di discutere e affrontare a partire da un punto di vista altro, tanti quelli che ancora dobbiamo sviscerare e i percorsi da iniziare ma pochi e ormai nulli gli spazi in cui farlo. Secondo i nuovi vincoli burocratici le “vecchie” associazione non vengono più riconosciute e per quelle ‘nuove’ sono necessarie 100 firme con tanto di documento di identità, l’aver conseguito almeno 9 Cfu e non essere fuori-corso da più di un anno. Requisiti che più che a una normale raccolta firme, si addicono a un’approfondita indagine statistica sul piano di studi degli studenti dell’Alma Mater! Essere studenti interessati e desiderosi di approfondire non basta, se vuoi fermarti qualche ora in più in un’aula vuota devi prima compilare uno statuto, depositarlo all’Agenzia delle Entrate, aspettare la convalida di chissà chi e poi, forse, potrai essere libero di sfruttare le aule della tua università. Si dice che l’università sia pubblica e degli studenti, ma queste caratteristiche non si addicono all’Unibo, la prima università d’Italia sì, ma nell’aver applicato qualsivoglia riforma verso la privatizzazione e quella che possiamo chiamare ‘l’Università- Azienda’. E’ assurdo questo tentativo di atomizzarci, di renderci studenti-utenti o meglio pensare di farlo senza ricevere una risposta. Raccoglieremo 100 firme perché ci venga riconosciuto uno spazio in cui continuare a confrontarci e costruire percorsi di autoformazione e autovalorizzazione, perché siamo studenti e studentesse di questa Università e questo deve bastare!”.