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2009, anno critico per la qualità dell’aria a Bologna e in regione

Secondo i dati diffusi da Legambiente nel 2009 nessun capoluogo emiliano romagnolo ha rispettato i limiti pe rle sostanze inquinanti diffuse nell’atmosfera. Bologna non fa eccezione.

17 Gennaio 2010 - 13:09

di Gabriele Annicchiarico

Il 2009 è stato un anno critico per la qualità dell’aria a Bologna e in tutta l’Emilia Romagna, nessun capoluogo ha rispettato i limiti imposti per legge, che per quanto riguarda la concentrazione di Pm10 consentono di superare il limite di 50 µg/m3 per un massimo di 35 giornate all’anno. Secondo le indicazioni stilate dal pregetto La mia aria, realizzato con la collaborazione di Legambiente, la città di Bologna ha superato, i limiti consentiti, con un esubero di 15 giorni, rispetto ai 35 permessi. Ciò vuol dire che ogni anno, un giorno su sette, ha un  tasso inquinante nell’atmosfera che raggiunge un livello d’allarme.

Sulla relazione la mia aria 2009 si legge “La qualità dell’aria nelle grandi aree urbane sta condizionando sempre di più la salute di chi ci vive. Gli effetti nocivi delle sostanze inquinanti presenti nell’aria sono legati ai livelli raggiunti in atmosfera ed al loro tempo di permanenza in essa. Quindi il rischio per la salute dipende dalla concentrazione (in grammi per m3) e dall’esposizione (tempo di permanenza nell’ambiente). Gli inquinanti atmosferici principali che continuano a presentare concentrazioni elevate e di conseguenza a costituire un rischio per la salute dei cittadini sono principalmente biossido di azoto (NO2), ozono e polveri sottili (PM10)”.

Il presidente di Legambiente dell’Emilia Romagna ha dichiarato che, negli ultimi anni, alcuni miglioramenti ci sono stati, con una lieve riduzione per numero di giornate di superamento dei limiti. Un segnale positivo, che nonostante tutto non rende ancora la situazione accettabile. Proprio in questi giorni il tasso di PM10 presente nell’aria di Bologna ha superato i limiti consentiti (dati consultabili giornalmente qui). Questi  inquietanti dati, rendono sempre più necessaria una politica a favore di una mobilità sostenibile, alternativa all’automobile; una politica alla quale l’amministrazione locale sembra essere sorda.