Zero in condotta - Marzo 1997

Celebrazione, celebrazioni


Roberto Roversi

Ormai da anni, e specie sui giornali d'ogni risma e scadenza, siamo esclusivamente intenti a individuare e poi centrare con una scarica di parole, scadenze di avvenimenti passati, centenari di nascite o di morte di illustri personaggi che ritroviamo ormai coperti di polvere, oggetti e mode che danno piccoli brividi di gelo ma consentono di parlare, parlare e di scrivere, scrivere.
Marzo in cui siamo, propone a noi bolognesi la tappa d'obbligo del '77; e già le concioni sono avviate. Vedremo e concluderemo alla fine; ed é scadenza, questa volta, buona; una buona scadenza; che potrebbe darci la sorpresa di qualche utile e ancora interessata discussione. Ripeto: vedremo poi.
Intanto, potrei annotarmi d'avere appena letto in questi giorni, proprio in questi giorni, manifesti affissi con l'avviso di chiamata alla leva per i giovani nati nel 1980; e d'essermi accorto, con riferimento stretto alle date, che i giovani nati nel 1977 oggi hanno vent'anni, e quindi i giovani d'allora, i partecipanti attivi a quelle giornate, a quegli eventi drammatici, oggi hanno quarant'anni, sono professionisti, padri di famiglia, padri dei giovani chiamati alla leva in questi giorni.
C'é allora il pericolo (reale) che, parlando scrivendo contrastando discutendo si faccia, alla fine, solo del memorialismo garibaldino, da reduci irritati, frastornati o solo stanchi? Ripeto ancora per la terza volta: vedremo alla fine. Motivi non per resuscitare gli eventi ma per riprenderli e per riaccendere nuovi utili fuochi al fine di illuminare un poco questa fetta di tempo intrisa in un grigiore senza fondo, sono ben convinto ce ne siano; e che, pertanto, l'occasione "celebrativa" potrebbe servire da necessario stimolo e contributo alla ricostruzione di un canale riflessivo tutto ancora da riempire di buona acqua nuova.
La ripresa della quotidiana "tensione" politica, ad esempio; come bisogno di trasferirsi dentro ai problemi "comuni", della "vita", insieme agli altri; ricostituendo il cumulo degli obblighi (dei doveri) e dei diritti insieme agli altri e riconsegnandoli poi alla società come forza di contrasto attivo verso le istituzioni. Sempre tremende, inesorabili, sostanzialmente indifferenti e solo parolaie.
Ecco perché, per me, il marzo '77 a Bologna, sono solo e soltanto Radio Alice. In quelle stanzette imbucate si è consumato, con un crescendo shakespeariano, uno scontro politico-culturale di prepotente attualità, allora e - se non dispiace - anche oggi. Il piccolo grillo che parla, e poi parla a tutti, e nonostante le parziali aggressioni continua a parlare; fino a quando il potere col suo piede di ferro lo schiaccia nella polvere; ma non potendo impedire che ogni suo passo, ogni suo grido, ogni sua minaccia e l'imprecazione siano fatti ascoltare a tutta la città e restino poi incisi a testimoniare dell'avvenuta violenza. La morte violenta di Radio Alice, la morte violenta di Lorusso studente, sono i due testimoni che stringiamo in mano da consegnare, nella nostra corsa affannosa contro un tempo senza molta speranza, ai giovani uomini di oggi. Ai giovani di leva nati negli anni Ottanta?

Roberto Roversi