Polizia assassina!

Processo Aldrovandi / Condannati i poliziotti che uccisero Federico

La mattina le lunghe repliche delle parti, interrotto da un blitz di anarchici che hanno lanciato volantini in aula. Nel tardo pomeriggio, in un'aula gremita, la sentenza viene accolta da un forte applauso liberatorio. Tre anni e sei mesi a tutti i quattro imputati, 270.000 euro di risarcimento.
7 luglio 2009

DAL NOSTRO INVIATO A FERRARA

Alle diciotto e dieci di ieri pomeriggio, al Tribunale di Ferrara, dove tra genitori, parenti e amici di Federico Aldrovandi, nonché una variegata popolazione di avvocati, giornalisti, curiosi, si viene a sapere che il giudice monocratico Francesco Maria Caruso ha concluso la camera di consiglio e avrebbe pronunciato mezz'ora dopo la sentenza di primo grado per l'omicidio del giovane ferrarese, incappato in un controllo di polizia all'alba del 25 settembre 2005 e non uscitone vivo.

L'aula B pochi minuti dopo è gremita, presenti in forze anche gli operatori televisivi, tra mediaset, tv locali e Rai, che prepara anche una puntata di Un giorno in pretura.

Patrizia Moretti, madre di Aldro, è tesa, a tratti ha gli occhi lucidi, inganna l'attesa offrendo caramelle ai giornalisti. Tra i giovani ferraresi presenti tra il pubblico serpeggia pessimismo: «Mi sa che butta male». Finché Caruso non appare, dietro al suo scranno. E dopo pochi secondi il verdetto di quasi due anni di processo, trentadue udienze, è pronunciato, interrotto subito da un fragoroso applauso - Caruso ordina subito ai Carabinieri presenti di sgomberare l'aula.

Tre anni e sei mesi di condanna a tutti i quattro imputati, Enzo Pontani, Monica Segatto, Paolo Forlani, Luca Pollastri, riconosciuti colpevoli di eccesso colposo nell'omicidio colposo di Federico. E' solo due mesi meno di quanto richiesto dal pm Nicola Proto, il cui impianto accusatorio è stato accolto pressoché integralmente: i poliziotti hanno infierito, al punto di spezzare i manganelli, sul corpo di Federico, che chiedeva aiuto, dopo averlo immobilizzato a faccia in giù, provocandogli un'asfissia posturale e il conseguente arresto cardiaco. Come Zic aveva previsto domenica, la tesi difensiva si è rivelata debole, imperniata com'era su una invenzione della criminologia psichiatrica statunitense, usata in molti casi per coprire violenze della polizia, la cosidetta Sindrome da Delirio Eccitato. Federico non delirava in preda alle droghe, che le perizie cliniche hanno peraltro rivelato essere presenti in quantità Alle parti civili riconosciuti ingenti risarcimenti: centomila euro per Patrizia Moretti e Lino Aldrovandi, cinquantamila per il fratello di Federico, ventimila per il nonno.

I due imputati presenti e i quattro avvocati sono usciti, torvi in viso, rifiutandosi di lasciare dichiarazioni. Abbiamo raccolto a caldo le dichiarazioni di Patrizia Moretti: «Io avevo tanta paura che se la cavassero, in questi anni ci siamo resi conto di quanto sia difficile avere a che fare con dei poliziotti. Ma ho sempre creduto in quiesto risultato. Il merito è anche di voi giornalisti, io ho iniziato con il blog, ma se non fosse stato per voi... Certo avrei sperato di vederli uscire fuori dall'aula in manette, invece bisognerà attendere il terzo grado. Ma è giusto così»

La lunga giornata era iniziata, puntalmente, alle nove e trenta, con le repliche degli avvocati di parte civile: Anselmo, Gamberini e Venturi.

La prima parte della replica di Fabio Anselmo è tutta volta a smontare l'ipotesi dell'Excited Delirium Syndrome, nuovamente definita priva di fondamento scientifico. La casistica sulla EDS, aggiunge, si riferisce in grandissima parte a morti in stato di costrizione da parte degli agenti: a leggere la letteratura scientifica, ci vorrebbero diversi giorni per arrivare alla morte di EDS senza intervento violento esterno. Non c'è alcun elemento oggettivo nelle tesi della difesa, ci sono contraddizioni insolubili tra le perizie e le dichiarazioni degli agenti in aula, addirittura alcune perizie presentate si sono poi ritorte contro le stesse tesi difensive. «Una caporetto», sottolinea l'avvocato.

«Io mio rifiuto di vivere in uno stato di diritto in cui non si chieda a un poliziotto di preoccuparsi di un soggetto in tali condizioni di agitazione, e che non aveva commesso nessun reato. Non hanno nemmeno chiamato l'autoambulanza, e Federico non poteva nemmeno scappare, sarebbe stato bloccato dall'altra volante che stava sopraggiungendo in via dell'Ippodromo.» è la conclusione di Fabio Anselmo, interrotto peraltro nella sua arringa, alle 10.20, dal lancio di volantini in aula, da parte di un gruppo di anarchici ferraresi. «Ma dov'è il servizio d'ordine?» urla qualcuno dalle prime file; tra il pubblico molti esprimono disappunto. «Per la legge colpevoli o innocenti di eccesso colposo per avere ecceduto nelle proprie legittime funzioni causando la morte di Federico Aldrovandi. Per noi sempre, solo e comunque assassini''. Il gruppo di anarchici è stato fermato dai Carabinieri del servizio di vigilanza del tribunale. Cinque persone sono state subito identificate.», recitano i flyer. I Carabinieri identificano il gruppetto e poi lo lasciano andare. Il pomeriggio organizzeranno un presidio (autorizzato) in Piazza Trento e Trieste, seguito da blocchi del traffico.

Alle undici e trenta inizia la seconda replica, quella di Alessandro Gamberini, che torna a difendere le conclusioni della perizia del noto dr. Gustavo Thiene, e ad attaccare anch'egli la tesi dell'EDS. Fornisce anche un elemento di certo non trascurabile: «il rischio di uccidere una persona schiacciandola a terra in posizione pronta a seguito di una colluttazione, in cui il soggetto va in debito di ossigeno, è presentato dall'addestramento degli agenti»

Anche Riccardo Venturi interviene sulla ESD, che sarebbe stata cagionata da assunzione di LSD. Ma tra le sostanze di cui è stata trovata traccia nel sangue di Federico dell'acido lisergico non c'è traccia. «E io non ho mai avuto notizia di sequestri di LSD, né è mai stato reperito nelle analisi di nessuno in nessun procedimento. L'attacco finale è riservato alla Polizia:  «In questo processo alcune istituzioni hanno perso credibilità, non avendo fatto da subito ciò che avrebbero dovuto»

Dopo una breve pausa, iniziano le repliche degli avvocati difesa (Vecchi, Trombini, Bordoni e Pellegrini) : inizia Michela Vecchi, con un discorso in tono concitato e linguaggio colorito, ma prettamente tecnica nei contenuti: contraddice le parole degli articoli della difesa, respinge l'accusa rivolta agli imputati di aver concertato false deposizioni, nega che dalla perizia del dr. Thiene si potesse dedurre che Aldro sia morto di asfissia. I traumi subiti da Federico rientrerebbero «nelle normaili procedure di immoblizzazione» Chiede l'assoluzione, il fatto non sussiste. Più tardi, allontanandosi dal tribunale in compagnia del suo assistito, sarà udita gridare: «A quelli gli facciamo il culo!»

Nel mirino dell'avv. Giovanni Trombini, invece, la testimonianza di Annamarie Tsogue: « ;Dice di aver visto gli imputati solo di schiena, il che è incompatibile col fatto che in quel momento fossero seduti o sdraiati sul corpo di Federico, come sostengono le parti civili». Ci sarebbero contraddizioni anche tra questa testimonianza e quella dell'altra teste, Laura Bassi. Insomma: «Le prove oggettive a sostegno dell'ipotesi della pressione toracica non ci sono»

Per Gabriele Bordoni «l'ipotesi di accusa con le quali gli imputati sono stati introdotti in questo processo sono svanite: che senso ha parlare ancora dei manganelli spezzati se il problema sarebbe stato l'asfissia?». Difende l'operato degli agenti, e dipinge ancora Federico come una sorta di energumeno che li avrebbe attaccati. Risponde direttamente alle parole pronunciate poco prima da Anselmo: «Non è la gravità del reato a modulare l'intervento, ma la capacità di resistenza del soggetto. E nessono ci ha detto quale condotta alternativa avrebbero dovuto tenere gli imputati»

Breve infine l'intervento di Alessandro Pellegrini, che se la prende principalmente con il blitz degli anarchici: «Sono indignato che qualcuno abbia avuto il coraggio di lanciare volantini. Non è mai successero che definiti assassini persone mentre vengono giudicate in base alle nostre leggi».

La veemenza e la minuzia degli avvocati dei poliziotti non è però servita a convincere il giudice Caruso della loro innocenza, come non sono servite le numerose querele e denunce per diffamazione che hanno sporto in questi anni, contro Patrizia Moretti e il suo blog (ben sette), contro numerosi reporter indipendenti, documentaristi e videomaker che hanno informato e indagato su tutti i punti oscuri dell'omicidio di Federico.

La giustizia dello stato ha emesso il suo verdetto, contro i suoi stessi poliziotti, come molte altre volte non ha fatto, o come ha fatto con grave reticenza dovendo esprimersi sulle mattanze della scuola Diaz e della caserma Bolzaneto, durante le contestazioni al G8 del 2001. A proposito di G8, uno degli imputati non era presente: è all'Aquila, a gestire l'ordine pubblico nei giorni del summit. Mentre scrivo, inoltre, ricevo con preoccupazione i continui aggiornamenti dalla "Giornata dell'accoglienza ai grandi della terra" di Roma, dove gli agenti della stessa Polzia di Stato sono impegnati in una caccia all'uomo nei confronti dei manifestanti in piazza contro il summit degli otto grandi. Non osiamo immaginare di cosa sarebbero stati capaci, certi delle propria impunità, se i quattro agenti ferraresi fossero stati assoluti. Per quanto riguarda noi di Zero in Condotta, dopo aver tenuto, sin da prima dell'inizio di un processo che abbiamo voluto seguire con quanta più attenzione possibile, una linea prudente, come richiesto in più occasioni dai familiari da Federico, possiamo ora scriverlo a chiare lettere: a Ferrara, come a Genova e ovunque, come sempre, la polizia è assassina.

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