Il report del nostro inviato. Il 6 luglio la sentenza

Processo Aldrovandi / Le parti civili smontano le menzogne della difesa dei poliziotti

Trentesima udienza. Le arringhe degli avvocati di parte civile, Anselmo e Venturi, decostruiscono le tesi della difesa, tramite un'analisi accurata delle perizie, delle telefonate e delle testimonianze acquisite in quasi quattro anni di dibattito. Caduta definitivamente l'ipotesi di morte per overdose, in aula l'avvocato Anselmo ripropone la scioccante testimonianza della signora Annemarie Tsagueu, che afferma di aver visto gli agenti accaniti su Federico menare i manganelli. Si riapre anche il caso della testimonianza Silvestri, date le particolari contingenze della ritrattazione della stessa. L'avv. Venturi nella sua arringa accusa la procura, irragionevolmente di parte, che con la complicità di certa stampa in cerca di notizie facili e con “piccoli e blandi depistaggi” avrebbe tentato di insabbiare le indagini nella fase iniziale del processo.
25 giugno 2009

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DAL NOSTRO INVIATO A FERRARA

PERIZIE - MALCOSTUME ED OMISSIONI
Comincia con la contestazione delle perizie prodotte durante il processo l'arringa dell'avvocato Fabio Anselmo,l'ultima delle udienze del processo Aldrovandi dedicata alle arringhe di parte civile.
L'obiettivo dell'avvocato Anselmo è smontare l'impianto difensivo costruito dalla parte processuale avversa.

Pare ormai incontestabile il dato tossicologico: le quantità di chetamina presenti nel corpo di Aldro non avrebbero potuto causarne la morte, sembra anzi che dosi basse di chetamina vengano utilizzate in pazienti in difficoltà respiratorie, per gli effetti vasodilatori ed ausiliari del processo respiratorio della sostanza stessa.
Crolla uno dei castelli costruiti della difesa, che in questi anni ha cercato di disegnare il giovane Aldrovandi come un tossicodipendente, un 'tipo da centri sociali': un attacco al suo stile vitache non regge di fronte alle smentite scientifiche.
A riprova del mancato nesso causale tra l'assunzione di droghe e la morte sono state citate, tra le altri, le ricerche del prof. Schifani, che avrebbero rilevato un bassissimo tasso di mortalità legato all'uso della chetamina - già le precedenti indagini tossicologiche.avevano negato questo specifico nesso, nonostante l'assunzione di droghe restasse uno dei cavalli di battaglia della difesa.
La sera del 25 settembre, inoltre, Federico sarebbe stato in preda alla Excited Delirium Syndrome, -una situazione psicotica la cui definizione sembra decisamente vaga - foriera di forza straordinaria, completa indisponibilità del proprio corpo e della propria volontà. Durante il dibattimento tale ipotesi era stata scartata considerando la capacità di Federico di fornire le proprie generalità (nella fattispecie il proprio nome a domanda di uno degli agenti); oggi in aula sono state mostrate le foto della macchina sulla quale il ragazzo, in preda alla Delirium Syndrome, si sarebbe avventato come un animale: la carrozzeria, ha fatto notare Anselmo, pare fresca di autolavaggio.

Contestato dall'arringa non solo il merito delle perizie, ma anche e soprattutto il metodo con cui sono state portate avanti le stesse: omissioni (mancherebbe una foto dei tessuti del cuore cruciale per determinare le cause della morte di Federico), mancanze e intempestività allarmanti (indagini che avrebbero richiesto due mesi ne hanno richiesto il doppio o il triplo), un vero e proprio "malcostume" nella produzione delle stesse.

LE TELEFONATE E GLI AGENTI SUPEREROI
L'esame delle telefonate inercorse tra agenti di polizia, agenti e centrale, carabinieri e centrale di polizia la notte del 25 settembre congiuntamente alle analisi dei tabulati telefonici, mostrerebbero la falsità delle dichiarazioni degli imputati circa lo svolgimento dei fatti.
Secondo tali ricostruzioni, infatti, la colluttazione tra agenti ed Aldro si sarebbe svolta nell'arco di circa venti secondi durante i quali sarebbe giunta la volante alfa 2, e gli agenti avrebbero avuto il tempo di fermare Aldro.
Le volanti alfa3, prima, ed alfa2 poi, sarebbero state presenti da molto prima in via Ippodromo, zona che è abitualmente sottoposta a sorveglianza di polizia perchè ritenuta 'sensibile'.
L'ipotesi della parte civile sembrerebbe confermata dalle registrazioni delle conversazioni. Una tra le tante quella avvenuta alle 6.12 in cui una dei quattro imputati affermava di aver riempito il ragazzo di botte, e che la 'lotta' era durata una mezz'ora, affermazione incompatibile con quanto sostiene la difesa che colloca l'arrivo in via Ippodromo della volante alf2 non prima delle 6.
Per Anselmo quanto sostiene la difesa è falso, poiché l'esatta ricostruzione delle telefonate (riproposte in aula una per una) mostra con esattezza che la volante alfa2 era presente in via Ippodromo ben prima delle sei.
La tesi della difesa, secondo l'avvocato, regge solo se ammettiamo che i quattro agenti siano dotati di superpoteri così da poter arrivare, avere la colluttazione, e immobilizzare Aldro -intanto affetto dalla delirium sindrome- in venti secondi.
Ed anche in questo caso ci sarebbero stati problemi, poiché contrario a quanto dispone l'art. 385 del codice di procedura penale sull'arresto di persone con evidenti problemi mentali, venendo meno al loro dovere di tutela della salute del soggetto.

I TESTIMONI
Le parole di Annemarie Tsagueu risuonano in aula come pietre.
"Tutti come le formiche che sono già la con i bastoni...", la signora Tsagueu descrive un pestaggio in piena regola: gli agenti sono seduti su di lui, in posizione prona, e lo picchiano con i manganelli e con i piedi. La donna inizialmente era restìa a parlare, poiché in scadenza di permesso di soggiorno, ma il suo confessore l'avrebbe convinta ad andare in aula. La parte civile ha trasmesso in aula l'audio della confessione. Nervosismo tra il banco degli imputati, che si riservano la facoltà di riascoltare l'audio anche durante le loro arringhe.
Quasi contro ogni previsione l'avvocato Anselmo chiama in causa anche la testimonianza di Silvestri, che in una puntata della trasmissione 'Chi l'ha visto?' aveva reso la sua testimonianza oculare, per poi ritrattare tutto una volta chiamato in causa. Ritrattazione che parrebbe giustificata dalle ragioni per cui il signor Silvestri era presente in via Ippodromo, la cui natura preferisce non divulgare.
I testimoni sono stati costretti a muoversi in un clima ostile, perchè a sostegno della tesi della parte avvera a quella da cui erano convocati.
In questa parte dell'arringà l'avvocato Anselmo ha tenuto a sottolineare il clima in cui si sono dovute svolgere le indagini prima, e le testimonianze poi, scaldato dalle prese di posizione della polizia ferrarese e del suo sindacato, in un atteggiamento corporativo e pericoloso.
L'argomento è stato il perno della seconda arringa di parte civile dell'avv. Riccardo Venturi.

L'AVV. VENTURI: "PICCOLI E BLANDI DEPISTAGGI"
Comincia con una rassegna stampa la seconda arringa di parte civile dell'avv. Riccardo Venturi, una rassegna stampa di tutte le prime pagine del processo Aldrovandi. Un processo di cui lui stesso era venuto a sapere dalle 'chiacchiere dei bar' , le stesse 'chiacchiere dei bar' che trovavano assurdo sentire il procuratore generale Severino Messina annunciare l'assenza di qualsiasi nesso tra la morte di Aldro e il fermo di polizia. Un dichiarare, secondo Venturi, la chiusura delle indagini prima di andare realmente a svolgerle, un dichiararsi innocenti per uno spirito di corpo che getta parecchi dubbi sull'attuale stato della polizia in Italia, pari in nessun paese 'normale'.
Ricostruisce le indagini difensive, l'avvocato Venturi, e nota come a dicembre nessuno fosse stato ancora interrogato quando le indagini svolte col dott. Anselmo prendevano il via. Di come il dignitoso silenzio dei genitori di Aldro sia stato loro ritorto contro, per soffocarli in un silenzio coperto dagli schiamazzi della cronoca locale, completamente appiattita sulle dichiarazioni di Messina. Venturi nota come Il Resto del Carlino spesso anticipasse notizie sulle indagini quando ancora le stesse erano ad uno stato molto meno avanzato, come il blog della madre di Federico, Patrizia Moretti, sia servito a smuovere della acque che parevano destinate a rimanere spaventosamente chete.
Articoli che cercavano a tutti i costi di definire Federico come un drogato o uno 'con problemi a scuola (?)', e dichiarazioni concludenti sul nesso delle indagini quando le stesse erano ad uno stadio del tutto embrionale, orientando ed ingannando l'opinione pubblica.

Dall'ultima giornata di arringhe della parte civile emerge una chiara voglia di giustizia, un richiamo alle fondamentali regole dello stato di diritto nel riconoscere la responsabilità personale dei quattro imputati che, in forza della divisa che portavano addosso, hanno usato una violenza spropositata su un ragazzo di diciott'anni che tornava a casa da solo.
E ,ancora più grave, che non hanno mai ammesso le loro colpe portando avanti ed a testa alta un sentimento di appartenenza, spirito di corpo e cameratismo dei più bassi. Un'ostinazione basata su una serie di mezogne e bassezze, dalla scomparsa di elementi probatori alle dichiarazioni di solidarietà che lasciano la parte civile 'indignata'.

 

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