Per la caserma degli orrori trenta assolti, quindici condanne lievi

G8-2001 / Le reazioni del mondo politico alla sentenza per Bolzaneto

Nella giornata di oggi, sono uscite diverse prese di posizione di diversi esponenti politici sulla sentenza per Bolzaneto, le riportiamo in successione (suddividendole per schieramenti) affinché ciascuno possa farsi un’idea sulla distanza del ceto politico dai processi reali. Si va dai commenti esultanti degli esponenti della destra agli equilibrismi degli esponenti del PD, alla condanna dell'ex Sinistra Arcobaleno e del Partito Comunista dei Lavoratori.
15 luglio 2008

genova g8 Cominciamo dagli esultanti esponenti della destra.

Roberto Castelli, della Lega Nord, ex ministro della Giustizia all’epoca del G8 di Genova, attualmente sottosegretario del Governo Berlusconi: “Ero sicuro che si sarebbe accertata la verità dei fatti. La verità non piace a tanti perché il teorema è stato smontato. Ho sempre detto che sostenere che Bolzaneto fosse stato organizzato come un lager era una calunnia nei confronti del ministero della Giustizia e della Polizia penitenziaria. E che eventuali episodi commessi da singoli sarebbero stati appurati dal processo. Queste cose si sono avverate. La sentenza è lì da vedere e d'ora in poi chi continua a sostenere tesi diverse è in malafede. Anzi, se io fossi ancora ministro alla giustizia difenderei l'onorabilità del ministero nelle sedi opportune. Io ero lì in quei giorni e nessuno dei presenti mi ha mai detto niente sulle presunte violenze. Se solo una persona avesse denunciato non mi sarei mosso da lì, sarei rimasto per impedire qualsiasi abuso. E' una montatura assoluta, alla quale non sfuggono anche i media. Le accuse, ripetute ossessivamente, non sono la verità, la verità è data dalla sentenza”.

Maurizio Gasparri
, AN, presidente dei senatori del Pdl: “Le sentenze vanno comunque rispettate. Ho sempre difeso l'azione delle forze dell'ordine e mi pare che in numerosi casi le sentenze siano state più di assoluzione che di condanna. Certamente furono giorni molto particolari, di tensione, di scontro, in cui alcuni hanno messo a ferro e fuoco la città di Genova e la reazione in qualche fase può essere stata anche rapportata alla drammaticità e alla violenza di quei giorni. La giustizia esiste per mettere tutto sui corretti binari. Vedremo nei successivi gradi di giudizio se questa decisione avrà conferma, o se l'operato delle forze dell'ordine sarà giudicato con maggiore equilibrio”.

Fabrizio Cicchitto
, ex socialista, ex iscritto alla loggia massonica P2, attuale presidente dei deputati del Pdl: “La sentenza di Genova ci appare obiettiva ed equilibrata: non ci fu nessuna operazione sistematica di repressione e di tortura, ma ci furono errori da parte di alcuni esponenti delle forze dell'ordine. Non bisogna dimenticare che foto e riprese cinematografiche documentano invece che fu messa in atto, nei due giorni precedenti i fatti avvenuti nella scuola Diaz e nella caserma di Bolzaneto, da parte di circa cinquemila soggetti una preordinata guerriglia urbana, che mise a soqquadro tutta quella parte di Genova collocata nella zona gialla”.

Donato Capece,
segretario generale del Sappe, Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria: “Trovo davvero paradossale che ci sia in giro una bella schiera di ipocriti che dice, in linea di principio, di rispettare la Magistratura ma se i giudici emettono sentenze non gradite allora giù critiche e contestazioni. Le sentenze vanno rispettate tutte, che piacciano o meno. Questo però non ci esenta dall'esprimere la nostra solidarietà ai colleghi condannati, per i quali auspichiamo un giudizio di appello a loro favorevole. Mi sembra del tutto evidente che il Tribunale di Genova ha notevolmente ridimensionato le richieste dei Pm, che avevano chiesto complessivamente per gli imputati 76 anni, 4 mesi e 20 giorni di reclusione. Non vi è stata alcuna tortura o deriva sudamericana in quei giorni del luglio 2001, come invece ipotizzarono in tanti. Certamente furono giornate molto particolari, di tensione e di scontro, ma è palese che a mettere a ferro e fuoco la città di Genova non furono poliziotti. Vedremo nei successivi gradi di giudizio se la decisione del Tribunale di Genova sarà o meno conferma. Noi confidiamo nella serenità di giudizio della Magistratura, fermo restando che la presunzione di innocenza fino a sentenza passata in giudicato deve essere garantita a tutti, a maggior ragione se appartenenti alle Forze dell'Ordine”.

L’equilibrismo del PD è evidente nelle parole dell’ex ministro Giovanna Melandri, veltroniana di ferro: “Attendiamo di leggere la motivazioni della sentenza, tuttavia possiamo affermare che si è cominciato, anche se un po' troppo timidamente, a far luce e a intervenire su quanto è avvenuto a Genova durante il G8 del 2001. Ciononostante ciò che mi preme evidenziare della sentenza è l'aver riconosciuto, attraverso le testimonianze riportate durante il dibattimento dalle vittime, che in quelle giornate vi fu un uso inaccettabile della violenza da parte di alcuni esponenti delle forze dell'ordine e pubblici ufficiali, tra cui alcune figure apicali. Allo stesso tempo, non si può considerare priva di significato la condanna del ministero dell'Interno e di quello della Giustizia al pagamento dei danni morali e materiali delle 209 vittime accertate. Mi auguro, come ha ribadito ancora oggi il sindaco di Genova Marta Vincenzi, che quanto prima possa terminare il cammino, non solo giudiziario ma anche politico, storico e civile, verso la verità sui fatti di Genova, per far in modo che le tante ferite aperte in quei giorni possano finalmente rimarginarsi sul presupposto della chiarezza e della verità”.
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C’è una presa di posizione anche di Amnesty International in cui viene “apprezzato il fatto che la giustizia italiana abbia riconosciuto, in primo grado, le responsabilità di funzionari dello Stato per le brutalità commesse nel luglio 2001 all'interno della caserma di Bolzaneto'”, sottolineando “come, a causa della mancanza di uno specifico reato di tortura nel codice penale italiano, nessuna persona sotto processo abbia potuto essere imputata di tale crimine”.
A giudizio dell'organizzazione umanitaria, ”tale mancanza ha imposto ai procuratori nel processo sui fatti di Bolzaneto di descrivere una realtà di oggettiva vessazione nei confronti di tutti i detenuti e per tutto il periodo della loro permanenza presso il sito avendo a disposizione, per perseguire i colpevoli, unicamente reati ordinari, in quanto tali colpiti da prescrizione”.

Veniamo ora alla sinistra “fuori dal parlamento”.
Alfio Nicotra, segretario regionale della Lombardia di Rifondazione comunista (mozione Ferrero) e, all'epoca della contestazione al G8, portavoce del Prc nel Genoa Socail Forum: “In un carcere di un Paese democratico, quello di Bolzaneto, avvengono cose da Argentina sotto il regime dei militari e il ministro della Giustizia dell'epoca invece di chiedere scusa ai cittadini ed alla comunità internazionale, celebra una sentenza, monca, ingiusta, ma comunque di condanna, come se fosse una vittoria. Roberto Castelli dovrebbe vergognarsi delle sue affermazioni rilasciate oggi a Radio 24 e dovrebbe chiedere scusa. Il Viminale e il ministero a suo tempo guidato da Castelli sono stati condannati a risarcire le vittime di quelle torture per 4 milioni di euro. Castelli ha l'aggravante di essere stato a Bolzaneto in quelle ore e di non aver visto niente. Il cieco è sicuramente lui visto che, anche secondo la sentenza, in quel luogo sono avvenuti diversi reati. Continueremo a batterci per avere verità e giustizia per Genova e saremo per questo alle iniziative promosse nel capoluogo ligure il 19 e 20 Luglio”.

Franco Giordano
, ex segretario del Prc (mozione Vendola): “Con la sentenza di ieri sul g8 di Genova si è decisa l'impunità per i protagonisti di una delle stagioni più buie per la storia della Repubblica Italiana, uno degli episodi più drammatici ed inquietanti, in cui è stata sospesa le democrazia. Potevamo non arrivare a questo esito se il Parlamento italiano avesse deciso nella scorsa legislatura di aprire una commissione di inchiesta, come era stabilito nel programma dell'Unione, ma evidentemente il legalitario a giorni alterni Di Pietro decise che in quella occasione la legalità non andava garantita e votò contro schierandosi insieme alle destre”.

Paolo Cento
ex parlamentare dei Verdi: “La sentenza per i fatti di Bolzaneto ci consegna una verità dimezzata dall'arrivo della prescrizione per le pene, comunque troppo miti e limitate, e lascia del tutto impunite le responsabilità politiche della gestione dei fatti del G8 di Genova. Bolzaneto rappresenta una pagina vergognosa per la storia del nostro Paese e anche per questo era necessario che, al di là dei processi, ci fosse una commissione parlamentare d'inchiesta su tutto quello che è avvenuto nel capoluogo ligure durante il G8. In Italia, serve l'introduzione del reato di tortura, come più volte richiesto da Amnesty International. Se quel reato fosse stato introdotto prima del 2001 i gravissimi fatti di Bolzaneto sarebbero sicuramente stati giudicati in maniera diversa”.

Pino Sgobio
, del Pdci: “Giustizia non è fatta. E' una sentenza assurda e vergognosa, contraria ad ogni evidenza e non degna di un Paese civile. La sentenza nega la terribile evidenza dei fatti, di quelli che i pacifisti hanno vissuto drammaticamente sulla loro pelle e di tutti i cittadini italiani e non solo che hanno visto in tv o letto sui giornali cosa è realmente accaduto a Bolzaneto. Le persone relamente democratiche si faciano sentire”.

Marco Ferrando
del Pcl: “La sentenza di Genova sui fatti consumatisi nel luglio 2001 ha un solo significato: lo Stato assolve lo Stato. Proprio nel momento della massima campagna politica contro la cosiddetta criminalità dei Rom, lo Stato assolve di fatto la propria criminalità contro centinaia di persone indifese. Quella magistratura indicata da Di Pietro come garanzia della legalità, ha garantito la sostanziale impunità dell'uso della tortura, inviando un messaggio di 'pace' ad altri corpi dello Stato. Governo Berlusconi e Partito democratico coprono la sentenza, tanto più nel momento in cui si contendono l'egemonia sulle forze dell''ordine. La lezione di tutto ciò è molto semplice: una sinistra che si affidi alla neutralità di questo Stato predica solo illusioni. La sentenza di Genova dimostra una volta di più la necessità di un altro Stato e di un'altra democrazia: fondata sul potere reale della maggioranza della società, a partire dal mondo del lavoro”.

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