La lunga mano dei "poteri forti" sulla città

Da "massone in sonno" a "magnifico rettore", da "cassiere" ad "espositore": la brillante carriera di Roversi Monaco

All'epoca dei fasti del 9° Centenario dell'Alma Mater Studiorum, il rettore Fabio Roversi Monaco si dichiarava un "massone in sonno". Dopo la trasformazione dell'Università in centro di potere, con una classe docente completamente succube agli interessi delle imprese, il Magnifico passò alla gestione dei soldi della grande cassa della Fondazione Carisbo, condizionando pesantemente il potere politico in città. Adesso, non ancora "pronto" a fare il salto per la poltrona da primo cittadino, va a sostituire Luca Cordero di Montezemolo alla presidenza della Fiera di Bologna.


25 giugno 2008 - Valerio Monteventi

Fabio Roversi Monaco E' quasi imbarazzante il "consenso unanime" che la nomina di Fabio Roversi Monaco a presidente dell'Ente Fiera di Bologna ha fatto sorgere.

Dal PD al PDL, dagli amministratori locali agli industriali, è stato uno ossequioso spellarsi di mani. Perfino Sinistra Democratica, per azzardarsi a dire che " la sua nomina determina una concentrazione di potere nelle mani di una sola persona ed anche una perdita di terzietà da parte della Fondazione Carisbo (di cui è rimasto presidente) che non deve lasciare indifferenti", ha dovuto indorare la pillola con un ruffianesco "l'elezione a Presidente della fiera di Bologna dell'ex rettore dell'Università rappresenta una scelta certamente di alto profilo per le caratteristiche del personaggio".
Verrebbe da dire provocatoriamente: ma se Roversi Monaco è così "Magnifico" perché non lo si propone a Sindaco di Bologna... non ce ne sarebbe per nessuno...
E, invece, ci viene da pensare male subito dopo: ma che bisogno c'è della poltrona di Palazzo d'Accursio quando il cerchio si è ormai chiuso perfettamente? In questa città, le decisioni che contano si prendono lontano da Piazza Maggiore. Esiste da anni un vero e proprio "comitato d'affari", dove un ristretto vertice politico risulta essere connivente

Coi "poteri forti" e con i loro interessi.
Rassegnati al fatto che ormai la politica come arte nobile è una storia passata, cerchiamo almeno di rappresentare una voce indipendente e alternativa a questo sistema di potere e, quindi, raccontiamo la storia di Roversi Monaco con tutti quegli elementi che le sue "biografie ufficiali" hanno dimenticato per strada.
Uomo di incerti principi per quanto riguarda la "forma", è sempre stato (e lo è tuttora) molto severo (e geloso) per quanto riguarda la "sostanza".
La sua filosofia di vita? Comunque nella stanza dei bottoni, non importa con chi, l'importante è che ci sia anch'io.
Tra i tanti curricula che parlano di lui c'è una notizia curiosa: il nostro sarebbe "in possesso dei requisiti contemplati dal Codice di autodisciplina di Telecom Italia Media per essere qualificato come indipendente".
Immediatamente dopo ne diamo un'altra che descrive la "potenza" del personaggio. In Via Azzo Gardino 19, a Bologna, è possibile trovare la prima lapide riferita ad una personalità ancora vivente. Le ragioni di tale impegnativa testimonianza? Ricordare la crescita edilizia dell'università bolognese ai tempi del suo interregno:

AEDES ATHENAEO ADDICTA
ET AD PRISTINUM SPLENDOREM ARTIBUS
DISCIPLINISQUE PROVEHENDIS RESTITUTA
FABIO ROVERSI MONACO RECTORE
A.D. MM

Chi in passato l'ha criticato ha sollevato spesso la questione del suo rapporto con la massoneria; la sua appartenenza alla Loggia Zamboni-De Rolandis gli aveva attirato diverse accuse dopo la sua elezione a Rettore. Forse per questo, alla fine del 1985, annunciò di essere diventato un "massone in sonno". Per quanto riguarda il tema, che per altri sarebbe stato alquanto spinoso, lui invece l'ha sempre affrontato con molta serenità ed autocontrollo. In un'intervista all'Agenzia Stefani, nel febbraio 2005, sosteneva: "Sono entrato in massoneria nel 1973 e ne sono uscito a fine 1985. Non è stata un'esperienza né esaltante, né negativa, però devo dire la verità: non ne vedo più la necessità. Leggo sui giornali che la massoneria si è rinnovata anche sotto il profilo del segreto. Certo un segreto pieno non c'è mai stato, visto che le liste in questura ci sono sempre state. Comunque la massoneria, se non riuscirà a trasformarsi in una sorta di laicismo rispettoso di tutte le idee, perderà il significato profondo che pure un tempo aveva".
Vedendolo nelle foto di questi giorni, nessuno potrebbe immaginare che Roversi Monaco ha quasi settant'anni ed invece è proprio così. Racconta infatti di essere nato il 18 dicembre del 1938 ad Addis Abeba: "Mio padre, uno dei numerosi dirigenti del ministero dell'Africa italiana svolgeva la sua attività come governatore di un territorio dell'Etiopia. Quando andò in Africa era già sposato e là nacqui io, che ero il terzo figlio. Dopo ne vennero altri due".

Un altro aspetto della sua vita che racconta sempre (lo descrive come un carattere identitario) è di non avere mai, tra le sue tante attività e intraprese, sacrificato la sua missione di docente universitario: una carriera tra le cattedre che aveva iniziato nel 1972, a soli trentatré anni, come professore ordinario, prima di Diritto Costituzionale, poi di Diritto Amministrativo nella facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Bologna.

Dal 1973 al 1978 è stato anche membro del Consiglio di Amministrazione dell'Università di Bologna.

Si vanta anche di essere stato, dal 1978, direttore della Scuola di Specializzazione in Studi sull'Amministrazione Pubblica, per la precisione "la più importante in Italia nel suo settore".

Nel frattempo, iscritto all'ordine forense di Bologna come avvocato cassazionista, era diventato socio di un importante studio "Roversi Monaco-Morello-Pittalis" e aveva iniziato ad accumulare diverse cariche in società per azioni e alla Cassa di Risparmio di Bologna.
"Tutto questo",
dice lui "l'ho dovuto abbandonare quando, nel 1985, sono diventato Magnifico Rettore dell'Università di Bologna".

Resterà in carica fino al 31 ottobre 2000 ("il più lungo rettorato della storia di questa Università" ricorda con orgoglio) e, per accomiatarsi dai suoi interminabili quindici anni di comando, il 23 novembre successivo, si fa dono di una festa di colossali proporzioni, con annesse grande abbuffata e invasione di "cittadini importanti" nella ex-Sala Borsa.
Il suo capolavoro Roversi Monaco lo costruì nel 1987: parliamo del IX° Centenario dell'Alma Mater Studiorum, dei suoi fasti e splendori.

Negli anni successivi, vivendo di rendita, avviò un processo di trasformazione dell'Università (e del rapporto tra Università e mondo sociale): maggiore integrazione con l'industria (cioè la subordinazione all'industria sia nella finalizzazione della ricerca, sia nella formazione dei laureati), concepimento dell'Università in termini d'impresa.

Roversi rappresentò il "nuovo", il "moderno", il "razionale" e così sull'Ateneo bolognese arrivarono parecchi soldi, sia quelli pubblici provenienti dai Ministeri, sia quelli delle grandi industrie (gli "asini generosi", a cui erano state distribuite lauree ad honorem in gran quantità furono riconoscenti).

Alla fine di quel 1987 così altisonante, i collettivi studenteschi universitari portarono avanti una solitaria battaglia contro gli sfarzi del IX° Centenario, chiesero all'Autorità Accademica di discutere pubblicamente il contenuto delle manifestazioni culturali previste per le Celebrazioni, la funzione degli investimenti nelle strutture di ricerca e didattica, di comunicazione e di informazione. Chiesero la disponibilità a rendere pubblici i conti, non per insinuare sperperi in illeciti interessi privati, ma per poter discutere i preventivi, i bilanci, le previsioni, gli stanziamenti. Chiesero di non essere esclusi, come studenti, dalla vita dell'università.

Nessuno naturalmente si preoccupò di dare la pur minima risposta e intanto, il 17 novembre 1987, l'apertura delle Celebrazioni del IX° Centenario vide la cacciata violenta dei collettivi studenteschi da parte delle forze di polizia. A rappresentare gli studenti nell'Aula Magna di Santa Lucia solo tre goliardi, nemmeno ai rappresentanti studenteschi istituzionali fu permessa la presenza. Un Roversi Monaco infastidito dichiarò ai giornali dell'epoca: "Ringrazio le forze dell'ordine che hanno permesso l'agibilità. Quegli studenti non rappresentano nessuno... La polizia si è limitata a tutelare gli ospiti del convegno di fronte a una manifestazione di cui mi sfuggono le finalità e che trovo disgustosa... In genere, non voglio militarizzare, ma il giorno dell'apertura c'era il senatore Spadolini, presidente del Senato, la massima carica istituzionale dopo il presidente della Repubblica...". E dopo la dotta lezione di diritto costituzionale, si lasciò andare a un "... e la smettano di dire che non c'è libertà".

Si sa, Roversi è sempre stato un "magnifico" rancoroso, le critiche non le ha mai digerite, in qualche modo è sempre riuscito ad avere gli organi di informazione dalla sua, ha sempre avuto il fronte dei docenti (da destra a sinistra) "graniticamente" ai suoi piedi, solo gli studenti, in alcuni momenti, si sono permessi di "rompergli le uova nel paniere". La sua concezione del potere (pardon del comando) ha poco da invidiare rispetto a quella dei "monarchi assoluti" e, puntualmente, la sua vendetta si è sempre abbattuta sulla testa dei "non allineati": 21 denunce per le manifestazioni studentesche del novembre '87, 127 per le occupazioni delle facoltà universitarie nel 1990 durante il Movimento della Pantera.

Capitolo "Rapporto con la Politica". Di efficiente scuola massonica, anche se ha più volte affermato di essere "in sonno" da quando è stato eletto Rettore, Roversi ha sempre avuto una concezione della Politica (con la "P" maiuscola naturalmente) basata sul concetto di "rapporti tra poteri forti".

Infatti, lui, di area laica/repubblicana, trattò con una certa sufficienza la proposta dell'allora deputato socialista Franco Piro che lo voleva alla testa di una Lista civica laico/socialista con il simbolo del "Gigante" per concorrere alla carica di Sindaco, contrapponendosi al candidato del Pci Renzo Imbeni.

Disse "grazie per la stima e l'attenzione, ma preferisco fare il Rettore", comprendendo che non aveva nessuna chance di vittoria. L'unico a rammaricarsi fu il giovane scrittore emergente Pino Cacucci che, sulle pagine del settimanale "Mongolfiera", scrisse: "Il Gigante? Sono convinto che nessuno più di Roversi Monaco possa raccogliere l'eredità di James Dean. Se gli Stati Uniti sono stati guidati per otto anni da un attore di Hollywood come Ronal Reagan, non vedo perché Bologna non possa essere governata dall'Uomo Mascherato".

Solo diversi anni più tardi, nel 1994, il Magnifico Fabio decise per una scelta di campo più schierata: i vincenti stavano con il Polo delle Libertà.

Si disse che era in "odore" di Ministro per l'Università del governo Berlusconi, lo si vedeva impettito in prima fila a tutte le capatine che Gianfranco Fini faceva a Bologna: se non ci credete andate a chiedere al suo amico Filippo Berselli della "commovente" lettera di felicitazioni che ricevette per l'affermazione di A.N. a Bologna.

Il primo governo Berlusconi, però, sfiorì precocemente e, quindi, non rimanemmo sorpresi nel vedere il sempiterno Rettore essere soddisfatto per la vittoria dell'amico Romano Prodi.

Addirittura, qualche giorno prima di Natale 1996, sul quotidiano "l'Unità", nell'elenco dei "Cento nomi rappresentativi" del Forum Nazionale della Sinistra (quello che aveva il compito di fornire materiali teorici in vista della Cosa 2) spiccava alla lettera "R" il nome di Fabio Roversi Monaco, il Magnifico Rettore dell'Università di Bologna.

Questa poi ... Che il "Monarca di via Zamboni" avesse deciso di far parte della "grande onda" della Sinistra Riformista, chi se lo poteva immaginare? Fino a un paio di mesi prima, notizie di questo tipo avrebbero fatto saltare tutte le quotazioni dei bookmakers londinesi e invece ... potere della "normalità dalemiana": anche quella che poteva essere una "sorpresa di forte impatto mediatico" scivolò via nella più assoluta indifferenza.

Dopo poco tempo, senza troppi pruriti, ecco dunque il Magnifico Rettore mettere da parte il lungo periodo di conflittualità con la Municipalità e con il Pci/Pds: il clima che si poteva respira era di "grande collaborazione".

In quegli anni, i "suoi" miliardi (di vecchie lire) diedero una mano a Bologna "per fare il grande balzo verso l'Europa". I soldi della "sua" Università servirono per un decoroso addio del Pds alla storica sede di via Barberia, l'ex carcere di San Giovanni in Monte divenne "un gioiellino di cui andar fieri" per merito suo. Se i cantieri della ex Sala Borsa furono riattivati, se la grande/ambiziosa biblioteca multimediale un giorno avrebbe visto la luce, è perché il "cassiere di Piazza Verdi" sganciò i suoi dobloni. E il Progetto ex Manifattura Tabacchi potè decollare perché "l'uomo dalla Toga" disse "sì ... ci sto anch'io".

Tutta questa grande generosità, fu ricambiata, negli anni successivi, dal sindaco Vitali con l'accordo sul Politecnico al Lazzaretto (gli oneri di urbanizzazione vennero completamente regalati): si trattò di una specie di ringraziamento postumo perché nessuno gli aveva mai chiesto il conto della "sostanza", nessuno aveva mai preteso la trasparenza della "sua" cassaforte, vero sancta-sanctorum del suo incontrasto, ultradecennale regno accademico.

Solo nel 1990, in un appello di solidarietà che un gruppo di intellettuali rivolgeva agli studenti denunciati da Roversi Monaco per il Movimento della Pantera, vennero sollevate alcune preoccupazioni: "Il costituirsi nell'Università di un potere separato e verticistico, in forza di interessi che rischiano di sfuggire a un pieno controllo democratico, riguarda tutta la città". Ma quelle ansie non coinvolsero nessun altro al di fuori di chi le aveva esternate.

Scaduto il mandato come rettore, nello stesso anno 2000, viene nominato Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna e torna a insegnare come docente universitario di Diritto Amministrativo.

Anche qui, viene rieletto, per la seconda volta, il 26 febbraio 2005, a guidare il "forziere" della grande banca bolognese.

Svolgendo questo ruolo, rafforza i suoi rapporti con il Comune di Bologna: milioni di euri vanno a far parte dei bilanci dell'Amministrazione di Palazzo d'Accursio: significativo il sostegno dato alle attività culturali comunali, ma anche la "boccata di ossigneo" per coprire i debiti del Caab, dal quale la Fondazione ha acquistato un terreno "salvandolo dal dissesto finanziario".

Del resto, qualche tempo dopo, dal Comune, la Fondazione ha ricevuto come riconoscimento una variante al piano regolatore per permettere la realizzazione di edifici residenziali proprio su quelle aree (che un tempo erano non edificabili).

Ci stavamo per scordare: Roversi Monaco è stato anche consigliere di fiducia del Sindaco Guazzaloca, per gli anni del suo mandato (1999/2004).

Così come rischiamo di perderci sulla montagna di titoli che quest'uomo deve sobbarcarsi sulle proprie spalle: è infatti presidente della Fondazione Nomisma Terzo Settore, della Società Museo della Città, del Comitato ministeriale di Esperti per il riconoscimento dei corsi di studi a distanza, dell'Observatory Magna Charta Universitatum (un organismo sovranazionale creato dall'Associazione delle Università Europee per la tutela delle libertà accademiche). Affianca a queste cariche "apicali" quella di Vice Presidente della Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e siede nel consiglio di amministrazione dell'Istituto della Enciclopedia Italiana "G. Treccani" (di cui è stato anche amministratore delegato fino al luglio 2002) e di Alleanza Assicurazioni. È inoltre membro dell'ACRI (Associazione Casse di Risparmio Italiane) e del Comitato dei Garanti dell'Accademia Italiana di Studi Avanzati di New York. Presiede anche il Consorzio Interuniversitario Alma Laurea e il Segretariato Europeo per le Pubblicazioni Scientifiche (SEPS), una organizzazione non governativa avente la funzione di organo consultivo del Parlamento Europeo.

Le Lauree Honoris Causa che aveva distribuito come noccioline durante i festeggiamenti del IX° Centenario gli sono state "restituite" negli anni successivi da diverse università di tutto il mondo, dalla John Hopkins University di Baltimore alla Soka University di Tokio.

Se avesse una divisa da mostrare nelle parate ufficiali, sembrerebbe uno di quei generali sovietici pieni di patacche. Nel "galateo" dei VIP si dice, invece, che ha ricevuto diverse e importanti onorificenze: è Cavaliere di Gran Croce della Repubblica Italiana ed è stato insignito della Lègion d'Honneur dal Presidente della Repubblica Francese, della Gran Croce di Alfonso X il Savio dal Re di Spagna, dell'Ordem de Sant'Iago de Espada della Repubblica del Portogallo. Ha inoltre la Croce di Grand'Ufficiale dell'Ordine al merito Melitense e l'Ordine al Merito Re Abdulaziz di seconda classe, donatogli dal Governo del Regno dell'Arabia Saudita.

Gli mancava solo la presidenza della Fiera di Bologna e, in questa settimana, gli è arrivata.

Siamo pronti a scommettere che il prossimo anno, alle elezioni per il Rettore, verrà eletto un esponente del PD... ne torneremo a parlare in quei giorni...