Seconda giornata di contestazione a Milano per il tour di Felipe Calderòl

Milano, afuera Calderòn

Cinque attivisti in questura per aver interrotto l' intervento del presidente messicano denunciando le ripetute violazioni dei diritti umani in Messico. Nel frattempo era stato dato vita ad un presidio in piazza.

5 giugno 2007

Alla seconda giornata del tour italiano del presidente del Messico Felipe Calderòn, si è svolta un' altra contestazione dopo quella di ieri a Roma. Oggi infatti Calderòn si trovava a Milano per partecipare al business forum Italy-Messico, dove erano presenti il ministro per il commercio Emma Bonino, il presidente della provincia Filippo Penati e il sindaco di Milano Letizia Moratti.
Durante l’ intervento di Calderòn, cinque attivisti dell’ associazione Ya Basta! hanno interrotto il discorso contestando le ripetute violazioni dei diritti umani in Messico, e le repressioni dei movimenti sociali in Chiapas, Atenco e Oaxaca. Immediate le reazioni delle forze di sicurezza italo-messicane, che hanno portato i cinque attivisti in questura affinché fossero identificati.
Contemporaneamente, in piazza Edison, altri ragazzi hanno dato vita a un presidio. A mezzogiorno si è poi formato un corteo, che aperto dallo striscione “Calderòn assasino” ha attraversato il centro della città esigendo la liberazione immediata dei cinque fermati.
L' iniziativa di oggi si inserisce all' interno del quadro delle mobilitazioni che a livello europeo vanno dal G8 a Rostock, alla manifestazione che si svolgerà il 9 giugno a Roma in occasione della visita di Bush.

L'attuale presidente, Felipe Calderón ha ottenuto la presidenza nel 2006 solo grazie ad un magro e molto contestato mezzo punto di vantaggio sul candidato della sinistra, Andrés Manuel López Obrador. Molto sensibile all'immagine che proietta all'estero, il suo governo diffonde l'idea che nel paese regna un clima di pace, favorevole ai diritti umani e, soprattutto, agli investimenti. Ciò che invece ha realmente caratterizzato lo scenario messicano degli ultimi mesi sono state le repressioni generalizzate contro i movimenti sociali, il trattamento disumano nelle carceri, l' impunità degli apparati di polizia ed esercito.
L'attuale offensiva contro la delinquenza organizzata, principale bandiera del governo Calderón alla ricerca disperata di legittimazione, ha prodotto più di mille morti nei soli primi cinque mesi.