Attualità

Ventimiglia / Centinaia di migranti sotto il ponte lasciati senz’acqua

Lo denuncia il progetto Stamp di Roma, che nei giorni scorsi era intervenuto anche sulle continue deportazioni dalla frontiera italo-francese all’hotspot di Taranto.

31 Luglio 2017 - 17:15

Ventimiglia – Nell’area delle Gianchette, sotto il ponte del fiume Roja, stazionano centinaia di migranti in attesa di oltrepassare il confine italo-francese. Da martedì scorso, parallelamente ad un intervento spacciato come azione di pulizia dell’area, effettuata con mezzi pesanti e sotto il costante controllo delle forze dell’ordine, due rubinetti di fortuna, unica fonte di approvvigionamento, sono stati chiusi.

Da giorni i migranti vivono in assenza d’acqua potabile, dissetandosi con quella del fiume semiprosciugato. Questa situazione sta compromettendo lo stato di salute di molte persone, esponendole a malattie e a debilitazione fisica.
È chiara la volontà dell amministrazione comunale e del sindaco Enrico Ioculano: evitare in ogni modo assembramenti informali spingendo i migranti all’interno del campo della Croce Rossa, campo militarizzato, in condizioni invivibili e di sovraffollamento, situato in una zona di estrema periferia della città.

Ancora una volta l’urgenza sembra quella di dare un’immagine di Ventimiglia che ricorda quella di una cartolina patinata: solo mare e turismo. La presenza dei migranti viene percepita dall’amministrazione come un elemento di disturbo in questo quadretto idilliaco, da allontanare in tutti I modi. E così, in piena estate, quale metodo migliore per farlo che negare loro la possibilità d’accesso ad un bene basilare per la sopravvivenza come l’acqua?

Stamp – Sostegno ai Transitanti e Accoglienza ai Migranti e ai Profughi – Roma

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Continuano le deportazioni dalla frontiera italo-francese all’hotspot di Taranto. Tra ieri e oggi (tra venerdì e sabato, ndr) sono stati trasferiti una trentina di migranti, caricati su un Autobus della Riviera Trasporti (RT), la compagnia italiana che si occupa dei trasferimenti forzati che ormai sistematicamente coinvolgono i migranti che cercano di varcare il confine. Questi pullman, scortati da una camionetta della polizia, arrivano a costare 5000 euro a tratta di fondi pubblici. Possono partire fino a 6 pullman a settimana, arrivando a toccare i 30.000 euro, investiti in repressione dei movimenti migratori piuttosto che in potenziamento dell’accoglienza o in misure di welfare più inclusive anche nei confronti degli stranieri.

Negli ultimi giorni abbiamo incontrato diversi migranti, tra cui alcuni minori e una donna incinta di 3 mesi costretti dalla polizia di frontiera a tornare a piedi dal confine fino a Ventimiglia, percorrendo 9 km di tragitto, sotto il sole del primo pomeriggio, senza acqua né cibo, in condizioni di sfinimento fisico. Un uomo è stato separato dalla moglie e dalla figlia e portato alla centrale di polizia della frontiera francese. La moglie dopo essere stata condotta con la figlia al binario per tornare a Ventimiglia, si è rifiutata di lasciare il marito e ha chiesto di poterlo aspettare: richiesta negatagli dagli ufficiali di polizia che l’hanno fatta salire sul treno. Questa ulteriore produzione di sofferenza sembra emergere come altra faccia del dispositivo repressivo intorno ad uno spazio di frontiera che si estende per i 1100 km che separano Ventimiglia e Taranto, quadrante di un grottesco “gioco dell’oca”, fatto di fermi, perquisizioni, di “ritorni al via” dove gli arretramenti sono molto più frequenti che gli avanzamenti.
Ventimiglia è infatti popolata da gruppi di migranti reduci da vari tentativi di attraversamento del confine, spesso anche vittime di decreti di espulsione, che desiderano oltrepassare quella barriera verso condizioni di vita migliori, incontrando ulteriori ostacoli.

Stamp – Sostegno ai Transitanti e Accoglienza ai Migranti e ai Profughi – Roma